Qualcosa sembra accomunare l’Euro con il Bitcoin, ossia l’emissione limitata.
A differenza della Fed la Bce non può stampare moneta per sovvenzionare l’acquisto di Titoli di Stato e qualora fosse chiamata a farlo dovrebbe “sterilizzare” la liquidità, andandola a reperire da altre parti.
Nemmeno la riduzione dei tassi allo 0,25, le intenzioni di rendimenti sotto lo zero sui Deposit Facily e né tanto meno le prospettive di tapering americano, sono riusciti a scalfire la robustezza della nostra valuta.
Insomma, sembra che la Bce non abbia sufficienti armi per partecipare alla guerra delle valute dove tutti svalutano per raggiungere maggiore competitività, qualora fosse quella la ricetta vincente. Su questo sono curioso di vedere come finirà il Giappone fra qualche mese, quando tutti e dico proprio tutti, avranno perduto ogni spernza di vedere un cambio stabile, con fuggi fuggi generale.
L’unica moneta che sembra tenere il passo è la Sterlina, visto che l’economia inglese, basata gran parte sulla finanza, se ne infischia quasi del tutto della competitività….almeno fino al momento.
In questo caso, finito l’effetto QE, la Sterlina ha intrapreso una fase di recupero, costituendo un rifugio migliore del Dollaro, anche se la Boe ha gli stessi poteri di una Banca Centrale comune.
Il frutto della rivalutazione dell’Euro pertanto è da ricercare in due cause interconnesse tra loro:
1) Perdita di credibilità delle valute oggetto di politiche quantitative eccessive, che fanno affluire liquidità su bond europei.
2) Impossibilità della Bce di pilotare l’ondata di liquidità riveniente, attraverso contromisure adeguate.
Per interrompere questo processo i 10 mld di tapering previsto tra dicembre e febbraio negli Stati Uniti, rappresenterebbero una goccia nel mare.
Solo l’interruzione del QE Usa e qualche dubbio sul proseguimento di quello della Boj, potrebbero spezzare la corrente di liquidità in fuga dalle monete meno credibili (chiamamole meno rare = + inflazionate = vedi Bitcoin).
L’Euro quindi potrebbe diventare nei prossimi mesi un problema, se non ci saranno interventi radicali sui trattati. Il rischio di vedere molti paesi alzare bandiera bianca e chiederne un’uscita pilotata sarebbe elevato. Caso alternativo sarà una deflazione mai vista con conseguente ristrutturazione di debiti insostenibili da parte di paesi che non presentano già da ora un tessuto adeguato all’esigenze del Mondo moderno.
Insomma, ancora una volta tutto sembra in mano alla Germania, la quale si fa forte dei trattati vigenti, che, dopo quello di Lisbona, consentono ad un Paese di chimarsi fuori, ma non di essere espulso dall’Unione.
Mai e poi mai, la Germania chiederà di uscire dall’Euro. Piuttosto dovranno essere gli altri paesi a trovare buoni motivi comuni per far sentire la propria voce, prima che sia il popolo sovrano a pronunciarsi, già dalle prossime elezioni europee, magari disertandole completamente, visto che poi in Parlmanento ci vanno i De Mita, i Borghezio o le Iva Zanicchi di turno………un bel vitalizio per non fare un xxxxx, che dire?
Secondo i sondaggi, fra le altre cose, semba che in Italia il partito anti Euro sia già al 35%………….impennata verticale…………e non sembra finita.
Aforisma della settimana
“Simply put, a financial crisis doesn’t happen accidentally, but follows after a prolonged period of excesses.” M. Faber
Al di là dei numeri e dei grafici che fotografano una realtà incontrovertibile quello che hanno messo in moto porterà la storia a ripetersi (negativamente) ancora una volta.<br />Sono sicuro che i paesi latini (questa volta in Europa……) si rifugeranno nel già visto il secolo scorso………………………certo in forma rivista e corretta. Balconi e stivali neri se ne vedono sempre e prima