MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!


Cosa è la CDP? È una banca, ma non è una banca, è pubblica ma non è pubblica: come funziona, a cosa serve, perché se ne parla spesso?

In questi giorni sono in corso contatti per il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nell’operazione per lo scorporo della rete telefonica da Telecom, che porterà alla nascita di una nuova società nella quale la CDP potrebbe arrivare a detenere una partecipazione del 30 per cento, per un valore di circa 4 miliardi di euro. Questa è solo l’ultima di numerose operazioni nelle quali la Cassa viene indicata come partecipante o potenziale partecipante.

Politici e giornalisti spesso la indicano come quell’ente che può intervenire a risolvere parecchi problemi, tramutandosi in uno strumento di intervento diretto dello Stato nell’economia. La CDP in realtà è una creatura strana: allo stesso tempo pubblica e privata, ha partecipazioni in alcune delle più importanti aziende del paese, fa utile, presta soldi agli Enti Locali e raccoglie soldi dagli uffici postali.

Che cos’è la CDP

Come dicono alcuni, la CDP è “un centauro”: una creatura mezza pubblica e mezza privata. Ha la forma giuridica di una Società per Azioni, ma queste sono detenute per il 70% dal ministero del Tesoro e per il restante dalle Fondazioni Bancarie (che a loro volta sono istituti misti pubblici e privati) come segue (fonte wikipedia):

Fondazione Numero di azioni Quota del capitale
Fondazione Monte dei Paschi di Siena 8 984 000 2,57 %
Compagnia di San Paolo 8 984 000 2,57 %
Fondazione CRT 8 984 000 2,57 %
Fondazione CR Provincie Lombarde 8 984 000 2,57 %
Fondazione CR Verona Vicenza Belluno e Ancona 8 984 000 2,57 %
Ente CR Firenze 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Padova e Rovigo 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Perugia 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Lucca 3 600 000 1,03 %
Fondazione Banco di Sardegna 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Bologna 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Cuneo 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Genova e Imperia 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto 3 600 000 1,03 %
Fondazione CR Venezia 2 500 000 0,71 %
Fondazione CR Alessandria 2 500 000 0,71 %
Fondazione Banca del Monte di Lombardia 2 500 000 0,71 %
Fondazione CR Forli 2 500 000 0,71 %
Fondazione CR Savona 1 650 000 0,47 %
Fondazione CR Trieste 1 500 000 0,43 %
Fondazione di Piacenza e Vigevano 1 500 000 0,43 %
Fondazione CR Ravenna 1 000 000 0,29 %
Fondazione CR Udine e Pordenone 800 000 0,23 %
Fondazione CR Provincia di Macerata 600 000 0,17 %
Fondazione CR Imola 500 000 0,14 %
Istituto Banco di Napoli Fondazione 500 000 0,14 %
Fondazione CR Carpi 500 000 0,14 %
Fondazione CR Biella 500 000 0,14 %
Fondazione CR Gorizia 500 000 0,14 %
Fondazione CR Modena 500 000 0,14 %
Fondazione CR Pistoia e Pescia 500 000 0,14 %
Fondazione CR Reggio Emilia Pietro Manodori 500 000 0,14 %
Fondazione CR Provincia dell’Aquila 500 000 0,14 %
Fondazione CR Terni e Narni 500 000 0,14 %
Fondazione CR Asti 500 000 0,14 %
Fondazione CR della Provincia di Teramo 500 000 0,14 %
Fondazione CR Bolzano 500 000 0,14 %
Fondazione CR Livorno 500 000 0,14 %
Fondazione CR Pesaro 400 000 0,11 %
Fondazione CR Mirandola 200 000 0,06 %
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna 200 000 0,06 %
Fondazione CR Vercelli 200 000 0,06 %
Fondazione CR della Spezia 200 000 0,06 %
Fondazione CR Provincia di Viterbo 200 000 0,06 %
Fondazione Banca del Monte di Lucca 200 000 0,06 %
Fondazione CR Jesi 150 000 0,04 %
Fondazione Banca del Monte Domenico Siniscalco Ceci 150 000 0,04 %
Fondazione CR Calabria e Lucania 150 000 0,04 %
Fondazione CR Tortona 100 000 0,03 %
Fondazione CR Fabriano e Cupramontana 100 000 0,03 %
Fondazione CR Orvieto 100 000 0,03 %
Fondazione CR Saluzzo 100 000 0,03 %
Fondazione CR Savigliano 100 000 0,03 %
Fondazione CR Spoleto 100 000 0,03 %
Fondazione CR Fossano 100 000 0,03 %
Fondazione CR Carrara 100 000 0,03 %
Fondazione CR Fano 100 000 0,03 %
Fondazione CR Fermo 100 000 0,03 %
Fondazione CR Ferrara 100 000 0,03 %
Fondazione CR Pescara e Loreto Aprutino 100 000 0,03 %
Fondazione CR e Banca del Monte di Lugo 100 000 0,03 %
Fondazione CR Rimini 100 000 0,03 %
Fondazione CR Cesena 100 000 0,03 %
Fondazione Banca del Monte e CR Faenza 50 000 0,01 %
Fondazione CR Bra 30 000 0,01 %

Il presidente, Franco Bassanini, e l’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini, sono nominati dal ministro dell’Economia, e gestiscono una “banca che non è una banca” con una raccolta di 230 miliardi di euro.
Partiamo dall’inizio: lo scopo principale della CDP, come dice il suo sito, è gestire il risparmio postale. Si tratta di circa 230 miliardi (nel 2012), soldi investiti dai cittadini italiani in buoni fruttiferi o libretti postali garantiti dallo Stato. Sempre dal sito apprendiamo che la CDP usa queste risorse per «aiutare la crescita del paese». Il “come” è diviso in due rami diversi. Il primo si chiama gestione separata ed ha a che fare con la storia secolare della CDP.

La storia

Quando si parla di CDP in genere si associa il termine “veneranda istituzione”. La CDP, infatti, è più vecchia dell’Italia: è nata a Torino nel 1850. Il suo scopo, per quasi un secolo e mezzo, è stato quello di fare prestiti a medio termine agli enti locali per costruire infrastrutture, e questo resta lo scopo della “gestione separata”.
In pratica, raccogliendo il risparmio dei cittadini, CDP fa prestiti, ad esempio, a un’amministrazione comunale per rifare il lungomare o restaurare un asilo. La tenuta finanziaria del Comune, alla fine, è garantita dallo Stato, tanto quanto il risparmio dei cittadini, che così resta al sicuro.

Cosa fa la CDP

La parte veramente interessante della CDP, però, è l’altra: la cosiddetta gestione ordinaria. In questo ramo di attività non entrano i risparmi postali. Le operazioni e gli investimenti vengono finanziati con risorse proprie – non garantite dallo Stato, insomma – come ad esempio l’emissione di obbligazioni della CDP sul mercato.

Cosa fa questa divisione della CDP?

In realtà un po’ di tutto: la sua missione – molto vaga – è investire in “società di interesse nazionale in equilibrio economico e finanziario e con prospettive reddituali e di sviluppo” – una modifica nello statuto voluta da Tremonti tra il 2005 e il 2006. In altre parole la CDP può acquisire partecipazioni e azioni in quasi qualunque azienda i suoi vertici ritengano interessante. Bisogna ricordare che la CDP è di fatto pubblica e che i suoi vertici vengono nominati dal ministero del Tesoro.

Anche in passato esisteva qualcosa di simile: si chiamava IRI ed era, appunto, una cassaforte di partecipazioni statali in imprese ritenute “strategiche” o, più spesso, in mano ad amici dei politici. La CDP non è proprio come l’IRI, perché per statuto può acquisire solo partecipazioni di minoranza nelle aziende, ma secondo alcuni – anche in alcune operazioni recenti – nelle scelte della CDP ha avuto qualche peso l’opportunità politica oltre che la convenienza economica. A questo proposito, è utile sottolineare che, se l’attività ordinaria non gode delle garanzie dello Stato, può usufruire di contributi versati dallo Stato «a qualsiasi titolo». Volendo, quindi, il governo è autorizzato a finanziare direttamente l’intervento di CDP in un’azienda ritenuta “strategica”.

Le partecipazioni

Oltre a investire in imprese strategiche, o ritenute tali, la CDP è utile anche per un altro tipo di manovre. La CDP è formalmente privata dal 2003, uno status che condivide con istituti simili in Europa, come la KFW in Germania e la CDC francese. E questo permette al governo di “spingere” debiti dello Stato nella CDP e così farli uscire dal “perimetro” del debito pubblico.

Ad esempio, l’anno scorso, due società partecipate dallo Stato, Fintecna e Sace, vennero trasferite alla CDP per 10 miliardi di euro, soldi che vennero utilizzati per ridurre il debito pubblico. In realtà si è trattato di una specie di trucco contabile: lo Stato prendeva dei soldi con una mano e li restituiva con l’altra. Il trucco è tollerato dalla Commissione Europea e largamente praticato. KFW in Germania e CDC in Francia fanno operazioni in tutto e per tutto simili.

La politica di vendere imprese alla CDP per fare cassa e l’ampia libertà di investimento concessa ai suoi vertici hanno fatto sì che la cassa sia diventata una vera e propria cassaforte di partecipazioni varie. Oltre a quelle citate, la CDP possiede il 27 per cento di ENI, il 30 per cento di SNAM (che si occupa della distribuzione del gas) e il 30 per cento di Terna (rete elettrica). Controlla quasi completamente aziende come SIMEST, che offre finanziamenti e assistenza alle aziende italiane impegnate nell’internazionalizzazione, e molti altri fondi e società. Per il momento la CDP resta una società solida, che nel 2012 ha prodotto 2,8 miliardi di euro di utile.

fonte: ilpost.it
fonte: www.cassaddpp.it

Aforisma della settimana
Se non puoi battere il mercato alleati ad esso. Anonimo

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One Response so far.

  1. Roberto Torre ha detto:

    Dal prossimo anno cambieranno nome e diventerà La Nuova IRI …………………………..<br />e possiamo immaginare dove finiranno i soldi dei poveri pensionati (e non solo) fra una decina d&#39;anni. D&#39;altronde hanno un fondo enorme in casa e lo stanno ampiamente usando. Come alla pompa di benzina. Cash puro e quotidiano. Allegria.<br />O le machinette del caffè. Anche là pronta cassa

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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