Chi avrà letto la nostra trimestrale non si meraviglierà di fronte alle considerazione attuali di molti addetti ai lavori, secondo le quali la Fed starebbe facendo marcia indietro riguardo al programma di tapering.
Del resto lo schema Ponzi del debito, cesserebbe di esistere senza i soldi della Fed.
La sorpresa di settembre e il teatrino del debt-ceiling sono bastati per consentire ai tassi decennali di scendere di mezzo punto.
Le aspettative quindi sono totalmente rivolte per una prosecuzione del QE così come lo abbiamo visto negli ultimi dodici mesi.
I mercati pertanto sembrano aver dimenticato il fatto rilevante di Settembre, ossia la mancanza di comunicabilità e credibilità della Fed.
Questi due fattori, costituiscono variabili da mettere in cantiere fin dalla prossima riunione, in paricolar modo nel momento in cui la banca centrale ha riportato i tassi di mercato su livelli desiderati.
La politica fortemente espansiva di Bernanke, infatti sembra provocare qualche effetto collaterale di non poco conto, se guardiamo al Dollaro. Chissà che non esca qualche dichiarazione virgolettata, nei prossimi giorni, necessaria a frenare l’emorragia che sta caratterizzando il biglietto verde?
Tra Settembre ed Ottobre la perdita del Dollaro è stata significativa, in particolar modo contro l’Euro che si avvicina alla soglia di 1,39/1,40. Una rottura di questo livello darebbe pericolose accelerazioni di deflussi dall’area Usa. Lo Yuan in questi giorni ha segnato nuovi record storici contro Dollaro, confermando la volontà della Cina di diversificare maggiormente le proprie riserve, che fino ad oggi andavano a finanziare il debito americano.
In questo contesto non deve meravigliare un certo miglioramento del Gold-Future, risalito timidamente sopra la soglia di 1350. Proprio nel mese di ottobre gli acquisti di oro sembrano aver prevalso sull’ondata speculativa che aveva cercato di affossarlo sotto il livello di 1300/1290. Il trend ribassista di lungo sembra aver arrestato la forza, mentre la predisposizione a salire migliorata.
La certezza che la Fed difficilmente inizierà la fase di tapering, almeno fino a Febbraio e la conseguente ridiscesa dei tassi, ha alimentato ancor più la bolla dei mercati azionari:
Amazon (p/e tendenziale 126) oppure FB (p/e tendenziale 52) sono alcune delle società che dimostrano quanto il mercato stia ricalcando le orme del 2000, in un contesto tuttavia diverso sotto il profilo monetario.
A differenza di allora, la Fed può spegnere a comando la formazione della bolla in corso, in quanto ne ha la totale paternità. Nel 2000 la bolla Internet fu anche e soprattutto il frutto di mille fantasie psicologiche e promesse solo in parte mantenute, che per certi versi fece rivivere la febbre dei tulipani.
Fare pertanto previsioni su quanto e fino a che punto possano spingersi le quotazioni al rialzo è semplicemente inutile.
Diciamo solo che qualora il tutto proseguisse, l’indice Sp500 troverebbe in area 2000/2080 un livello su quale sarebbe lecito guardare altrove.
E’ anche altrettanto vero, che proprio in queste fasi si verificano i movimenti più violenti e imprevisti, ragione per la quale diventa prioritario calibrare al massimo i rischi, al fine di non trovarsi impreparati.
Come detto, basterebbe un virgolettato di Bernanke, per sgonfiare il tutto, e viste le critiche ricevute a Settembre, non mi meraviglierei di un tentativo di rivalsa del governatore, che vorrà passare il timone del comando alla Yellen, dando l’impressione di avere tutto sotto controllo.
Insomma, la Fed ha più di una gatta da pelare. Da un lato deve impedire una risalita dei tassi, dall’altro convincere i mercati che il Dollaro potrà continuare ad essere la moneta degli scambi internazionali.
Nel grafico sopra possiamo osservare la tendenza strutturale della forza negativa del T-Bond contro il Bund, nonostante la massiccia dose di liquidità immessa sul sistema, contrariamente alla Bce, giustamente frenata dalla Germania.
Chi sembra invece giocare di anticipo è la borsa di Tokyo
I dati di un’inflazione oltre le più ottimistiche aspettative lascia presupporre che la Boj abbia forzato un pò la mano in termini di immissione di nuova moneta.
Per gli amanti dell’analisi tecnica è impressionante come il Nikkei si sia stampato nei mesi scorsi, sulla trendline di lungo periodo che unisce i massimi relativi del 2000 e 2007. In termini di forza la borsa giapponese sembra vivere una fase di deflussi, che indirettamente è andata a vantaggio delle aree rimaste più indietro, tipo l’Europa. Inoltre lo Yen, sembra destinato a perdere sempre più la sua credibilità.
Guardando proprio all’Europa, la situazione sembra piuttosto fluida, nonostante che negli ultimi giorni non siano mancate timide tensioni sui Titoli di Stato italiani, il cui spread stenta a portarsi al di sotto dei 220 punti.
Il Btp future ha corretto in modo piuttosto marcato dalla resistenza dei 115 punti, ma nonostante ciò la tendenza rimane sempre favorevole.
Il Bund al contrario ha colto l’occasione per superare la resistenza di 140,50/90, confermata dalla media a 200 giorni, esprimendo tassi intorno all’1,80/1,75.
Ma il confronto di questi giorni è fra i nostri btp e i bonos spagnoli. Quest’ultimi sono ritornati ad esprimere uno spread migliore anche se di pochi punti, segno che il mercato sta apprezzando i miglioramenti del paese iberico.
Personalmente ritengo che lo spread tra Spagna e Italia sia destinato a peggiorare nei prossimi mesi. Forse ci converrà gareggiare con altri paesi, magari caratterizzati da instabilità politica e bassa competitività salariale, se vorremo prenderci qualche inutile consolazione.
In questo grafico, possiamo osservare la forza della borsa spagnola rispetto a quella italiana dal 1996 in poi. E’ evidente quanto la nostra economia abbia perso terreno. Differenze strutturali così definite nel lungo, ci dicono che il nostro Paese non può solo accontentarsi della “stabilità”. Occorrono sterzate radicali, in grado di stravolgere da capo a piedi lo stato sociale, per troppo tempo fossilizzato su privilegi e culture parassitarie. Tanto per dirne una siamo ancora in attesa di quella legge elettorale in grado di darci una governabilità stabile ed efficace.
Da un punto di vista tecnico il nostro Ftsemib non è andato oltre l’obiettivo programmato già da mesi e ben definito a quota 19200/300. Al momento la tendenza è ben definita all’interno di un canale rialzista il cui supporto da mantenere è situato a 18100.
L’Ibex al contrario ha superato il proprio obiettivo situato a 9800 concedendosi una pausa una volta oltrepassata la soglia psicologica dei 10000. Basta tuttavia una lettura dei due grafici per descrivere chiaramente cosa predilige maggiormente la liquidità.
E’ anche vero che se guardiamo alla forza tra Ibex e Dax non abbiamo assistito ancora ad un cambiamento di atteggiamento degli investitori in ottica di lungo periodo. Lo spread fra i due mercati continua a rimanere all’interno di un ampio range nel quale la speculazione la fa da padrona, ruotando i portafogli con la puntualità di un orologio svizzero. Pare che in questi giorni siano infatti scattati realizzi sui mercati ad alto beta (periferici) per posizionarsi nuovamente su quelli core.
Sullo stesso orizzonte temporale possiamo osservare la forza dell’indice italiano con il Dax.
Direi che tra Spagna e Italia possiamo notare una differenza evidente e stabilire quale sia il mercato meno attraente, qualora si aprisse la fase del risk-off.
e adesso la tabella tecnica:
INDICE | PREZZO | SISTEMA DAILY | SISTEMA WEEKLY |
BUND FUTURE | 141,12 | EXIT | EXIT |
BTP-FUTURE | 113,92 | EXIT | LONG (moderato |
DAX INDEX | 8985 | LONG | LONG |
FTSEMIB | 18875 | LONG | LONG |
IBEX | 8915 | LONG | LONG (moderato) |
DOW JONES | 15570 | LONG (moderato) | EXIT |
SP500 INDEX | 1759 | LONG | EXIT |
NASDAQ-100 | 3383 | LONG | LONG |
NIKKEI | 14088 | LONG (moderato | EXIT |
EURUSD | 1,3807 | EXIT | LONG |
EURAUD | 1,4401 | SHORT | EXIT |
EURCAD | 1,4423 | LONG | LONG |
USDJPY | 97,42 | LONG (moderato | SHORT (moderato) |
DOLLAR INDEX | 79,24 | EXIT | SHORT |
GOLD-FUTURE | 1352 | LONG (moderato | EXIT |
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“All through time, people have basically acted and reacted the same way in the market as a result of: greed, fear, ignorance, and hope. That is why the numerical formations and patterns recur on a constant basis.” J. Livermore