Cosa sia l’ High Frequency Trading è noto: si tratta di algoritmi eseguiti su computer, ad alta potenza e con prodigiose connettività Interne,t che permettono ai grandi broker di eseguire numerose operazioni finanziarie in frazioni di secondo permettendo guadagni “millimetrici” che iterati per migliaia di operazioni diventano lauti oppure di anticipare grazie alla tecnologia degli ordini buy o sell di altri sistemi simili o di esseri umani.
Pochi pensano al High Human Frequency Trading, ovvero l’eccesso di operatività degli investitori comuni e umani.
Questo ha diverse cause:
1. eccesso di perdite che portano a continuare ad investire per voler recuperare
2. eccesso di entusiasmo appena entrati in borsa
3. eccesso di voglia di prendere posizione con i proprio capitali per non lasciarli sul conto
4. eccesso di overconfidence dopo alcuni trade positivi
Come avrai notato, qualsiasi causa comporta un eccesso, visto che lo HHFT è un fenomeno comunque sbagliato fatto da investitori comuni, mentre potrebbe essere anche corretto se fatto da investitori professionali.
Questo perchè spesso ci tiene in balia dell’emotività del giorno, dei media, dei dati macro della settimana facendoci perdere il filo. Tipicamente può anche essere la causa di buona parte delle perdite di un investitore neofita, ma non solo.
Fior di studi mostrano come i grandi milionari americani tengano i loro investimenti azionari (e non) per un tempo di almeno 6 anni, in modo da dare loro il tempo di dare risultati, come può essere una piccola pianta di frutta. Inoltre riducono al minimo l’operatività (secondo uno studio di Stanley e Danko del 1996 apparso sul libro Millionaire Next Door) tanto è vero che nell’analisi pochi avevano eseguito operazioni nell’anno precedente l’analisi stessa.
Un altro studio dell’università di San Diego ormai datato ma sempre attuale (2000), concentrato sui rendimenti ottenuti dai risparmiatori e sulle loro strategie di compravendita, sfruttando una serie di dati contenenti informazioni su 66.000 famiglie studiate dal 1991 al 1996 e che hanno mantenuto un conto presso un broker di grande dimensione, hanno mostrato che il rendimento lordo al cambiamento del turnover (frequenza di cambio del prodotto di investimento, tipicamente azionario) non subisce forti modificazioni, mentre il risultato netto cresce fortemente all’aumentare dell’operatività.
Il 20% delle famiglie con turnover più alto ( 150% di turno per controvalore medio del 75%), secondo lo studio, ha un rendimento netto inferiore a quello lordo di quasi sette punti percentuali. Oltretutto i dati mostrano che le caratteristiche medie dei portafogli delle varie famiglie sono omogenee dal punto di vista ad esempio del rischio. I cercatori vogliono dire ai lettori, concludendo, e che l’eccessivo trading può essere molto dannoso per la propria ricchezza finanziaria a parità di indicatori (risk management, money management etc).
Un’altra interessante analisi del 1999 di Barber e Odean, relativa al comportamento di circa 2000 investitori nel passaggio dal trading al telefono al trading on-line ha dato altri risultati interessanti. Questi investitori, aumentando il numero delle transazioni, cercando di speculare di più rispetto ai limiti imposti dal telefono, hanno perso circa il 5% di rendimento.
La conclusione è quindi semplice.Cercare di ottenere dall’investimento azionario più di quanto questo possa dare nella media di lungo periodo si rivela molto spesso fatale. È meglio accontentarsi e cercare di arricchirsi nel lungo periodo piuttosto che bruciare le tappe eccedendo nello Human High Frequency Trading e rischiando di lasciarci parte del proprio patrimonio. O perlomeno iniziare lentamente e accorgersi in caso ci si faccia prendere la mano con checkup periodici della propria frequenza di operatività.
Aforisma della settimana
Oggi la nostra teologia è l’Economia. (J. Hillman, Il potere)
Articolo molto interessante.La tua conclusione è perfetta.<br />Questo conferma che la mia "filosofia" di fare pochissime operazioni solo nei crolli dei mercati su "prede" predefinite alla lunga premia.<br />E di non lasciarsi condizionare dal dover investire la liquidità ad ogni costo. E' un vantaggio non solo sul fronte economico ma anche sul fattore tempo da dedicare e
Come al solito una analisi ineccepibile. Ed il comportamento (l'HHFT) che nel mio piccolo cerco sempre di evitare.
A ulteriore conferma dell'estrema difficoltà a capire come muoversi nel mercato in certi frangenti vi invito a leggervi il "ping-pong" di articoli comparsi sul FT il mese scorso relativamente al CAPE (indicatore globale di P/E)che vi può dare l'idea di come sia "chiaro" il futuro………..<br />I mercati sono cari o a buon mercato? Conviene entrare o restare fuori?<br
Statisticamente non fa una piega.
Ma soprattutto bisognerebbe trovare il paracadute necessario qualora l'espansione dei prezzi dovesse cessare e si invertisse la tendenza. Aspetto, anche questo, tutt'altro che improbabile.
Gli short e i liquidi stanno avendo vita dura. Mantenere le proprie convinzioni in un mondo come quello finanziario non è facile 🙂 E' per quello che molti (io compreso) prima di entrare in finanza pensano che sia una sorta di "gioco" e una volta entrati capiscono che invece è un percorso da marines per arrivare nel profondo del proprio io, visto il numero elevato di aspetti della
Verissimo.<br />Credo che sia un esame continuo "para-universitario" dove però ci sono troppi esperti e troppi giocatori sul campo.Meglio giocare la liberi e anche da terzini molte volte………….<br />Bisogna sviluppare una freddezza micidiale e altrettanta pazienza.<br />Non si improvvisano dall'oggi al domani.Anche perchè ognuno deve farsi l'esperienza sulla propria pelle.
Concordo, più del nuoto. E oltretutto ognuno deve trovare il suo stile perchè come diceva il mio allenatore di pallavolo di quando ero "ciovane", "La differenza tra te e un campione è che il campione fa il gesto tecnico correttamente il 99% delle volte, tu lo fai l'1%". Bisogna imparare non tanto il far bene tutto, quanto il far bene quello che si sa far bene e che è