La volta scorsa avevamo visto come gli indici avessero formato delle figure d’inversione piuttosto evidenti, ma come per incanto è bastato un colpo di reni delle borse/spazzatura per rimettere tutto in discussione.
All’interno dell’area Euro, sono proprio i mercati periferici ad evidenziare un aumento della forza rispetto a quelli core, con il Dax in particolare che sembra soffrire anche contro l’indice Eurostoxx.
Insomma, la mole di liquidità presente sembra voler rovesciare la logica delle cose.
Con questo non è che ci troviamo in una situazione fluida e idilliaca, tale da ritenere iniziata una nuova fase rialzista, anzi.
L’indice Dow Jones, ad esempio, che raggruppa le multinazionali più importanti del globo, si trova in una situazione estremamente delicata che invita alla massima prudenza.
Il Dax non è certo un mercato secondario, e da qualche tempo accusa qualche sintomo di cedimento.
I mercati emergenti, hanno vissuto sì una settimana positiva, ma la stessa rientra in un contesto di rimbalzo tecnico all’interno di un ciclo ancora ribassista in ottica di lungo periodo.
Chi sembrano meglio intenzionati sono proprio quei mercati che per molto tempo avevano vissuto una situazione di sottopeso all’interno dei portafogli istituzionali. Questo può significare due cose:
1) La situazione sta migliorando sulle aree periferiche in termini di liquidità e di economia e pertanto gli investitori si stanno spostando su questi, visto che quotano a buon mercato rispetto ai paesi core.
2) Il ciclo economico non dà particolari segni di accelerazione e pertanto, non offrendo opportunità su quei mercati che quotano già a livelli elevati, spinge gli investitori a cercare fortuna su borse più manipolabili. Ovviamente non con l’intenzione di pianificare investimenti di lungo periodo, bensì di speculare entro tempi ragionevolmente brevi.
Che qualcosa si stia muovendo in Italia, in termini di ripresa è palpabile, ma ciò rischia di essere confuso da fattori puramente stagionali.
Il turismo ad esempio, sta dando una boccata di ossigeno in molte aree del Paese, in quanto sembra aver raggiunto livelli che non si vedevano da anni. Una conferma sembra arrivare dal silenzio della popolazione. Siamo passati dal quasi caos sociale di tre mesi fa, alla quiete assoluta. Forse è bastato il provvedimento sull’Imu a quietare la gente? Oppure, molti hanno trovato un impiego stagionale o si sono arrangiati come è tipico degli italiani? Francamente noto molte contraddizioni tra la situazione dei numeri ufficiali e il clima che si respira in questi giorni. Forse verrebbe da pensare che siamo davvero un popolo di grandi evasori e soprattutto del chiagni e fotti.
Sono proprio curioso di vedere gli sviluppi a breve del nostro Paese.
Se guardo ai mercati potrei pensare davvero che siamo un popolo del chiagni e fotti, sul quale grava un debito pubblico insostenibile che prima o dopo busserà alla porta più forte di prima.
Sul fronte internazionale non possiamo certo dire di trovarci in una situazione fluida.
La vicenda siriana è sempre più preoccupante e il totale fallimento del vertice G20 di Strasburgo ne è una riprova.
Addirittura la Russia, in caso di azione militare Usa, appoggerà la Siria. Eventi come questi non trovano precedenti nemmeno ai tempi della guerra fredda, ma i mercati, sembrano infischiarsene altamente.
Con molta probabilità questi, stanno scommettendo sul buon senso del popolo americano, la cui voce verrà espressa attraverso i membri del Congresso, che nel suo insieme sembra volgere le spalle alle richieste di Obama.
Pertanto, la prossima settimana potrebbero arrivare anche sorprese positive dal fronte politico americano e in quel caso i mercati festeggerebbero giustamente. A quel punto troveremmo però un Obama sempre più isolato la cui posizione sarebbe alquanto imbarazzante in previsione di metà ottobre, quando cioè l’amministrazione chiederà al Congresso l’innalzamento del tetto del debito Usa.
I dati economici che nel frattempo stanno uscendo danno spazio a mille interpretazioni. In particolare quelli sul lavoro. Da un lato il tasso di disoccupazione si avvicina al livello richiesto dalla Fed, dall’altro si tira fuori un dato che fa comodo solo adesso per frenare il tapering e cioè la forza lavoro impiegata che si attesta (sono già anni che è così) al 63% contro una media storica del 66%, senza però tener conto dei cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli ultimi dieci anni.
Nel complesso i mercati si trovano in una posizione di attesa. Qualcuno predisposto in modo più costruttivo, altri, quelli che pesano maggiormente, più propensi a preoccuparsi delle cose serie, quelle geopolitiche per intenderci.
Credo che la prossima settimana rivelerà il vero volto della situazione. Non ci resta che attendere.
Aforisma della settimana
Sono giunto alla conclusione che è necessario saper interpretare se stessi, almeno quanto è necessario saper leggere il mercato. Jesse Livermore