MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Da qualche giorno i mercati stanno muovendo all’insegna della divergenza. Nella scorsa settimana infatti le principali borse, come Francoforte, Wall Street e Tokyo hanno accusato perdite più o meno importanti, mentre quelle periferiche non hanno esitato a mettere a segno nuovi rialzi.

Viene pertanto da farsi 2 domande:

1) Le aree periferiche hanno intrapreso un circolo virtuoso e stanno convergendo economicamente verso i paesi più affidabili?

oppure

2) I mercati più affidabili hanno raggiunto ormai quotazioni improponibili e la mancanza di opportunità spinge gli investitori ad uscire per azzardare parzialmente su quei mercati che da tempo prezzavano un rischio elevato?

Cari miei lettori, non voglio questa volta peccare di presunzione o di senso di sicurezza, ma la sensazione mi dice che si tratta della seconda ipotesi.

Le banche centrali hanno scoperto in questi anni di essere più influenti di quanto pensassero, dopo aver sperimentato le politiche quantitative non convenzionali.

Ebbene, ad oggi possiamo dire che sono riuscite nel loro intento, o meglio quello di appiattire il rischio.

Capita pertanto da molte settimane che gli addetti ai lavori hanno un grosso problema: quello di portare ai propri clienti un rendimento, il che è possibile farlo solo attraverso un aumento inconsueto dei rischi.
Quello che una volta era tabù adesso sembra diventare una normalità agli occhi degli investitori, che come hanno dimostrato in passato, guardano più al dito che alla Luna. Lo dimostrano i casi Argentina, Parmalat, Enron, Cirio, Grecia e per finire il caso Madoff. Ovviamente dopo tutti questi casini, le autorità preposte alla tutela dei risparmiatori hanno scaricato le loro responsabilità raddoppiando le incombenze burocratiche e di conseguenza, accentrando sempre più il potere finanziario su meno soggetti attivi.
Tanto per fare un esempio, un operatore finanziario di piccole dimensioni, anche se con ottime capacità, nella migliore delle ipotesi era costretto ad unire le forze con altri soggetti, se non voleva essere schiacciato dalle incombenze burocratiche.
Vi siete mai chiesti del perchè quando andate in banca, anche per una semplice operazione, vi sequestrano per almeno 1 ora al fine di farvi firmare una Treccani?

Detto questo non occorrerebbe spiegare altro per descrivere la situazione attuale dei mercati.

Questa è una chiara bolla anomala, la cui durata non è data a sapersi, ma che la sola presenza dovrebbe tenere sveglio l’investitore anche la notte, al fine di non farsi mangiare improvvisamente. Sempre qualora l’investitore dovesse azzardare sotto l’invito (minaccia) delle banche centrali.

Queste, e non è un caso, corrono ai ripari con fiumi di discorsi, non appena il mercato fa uno starnuto. Ne è una dimostrazione su quanto è accaduto nel giugno scorso.
I fondi comuni più affidabili, anche obbligazionari, in quel mese persero circa il 5%, rivelando quali fossero stati tutti i loro segreti per conseguire rendimenti oltre la media. Titoli ad alto rischio, volatilità valutaria e aree di investimento non proprio da tripla A.

Gli interventi assillanti e i giochi di parole di Bernanke sembrano aver salvato la baracca almeno per adesso.

Ma fino a quando i mercati si faranno incantare dai discorsi di un individuo? Quando si accorgeranno che sui mercati azionari o sugli obbligazionari poco affidabili si è riversata liquidità non di loro competenza che potrebbe essere solo sostituita da nuove forme di quantitative easing?

In questi giorni abbiamo la dimostrazione di come la Fed sia il principale artefice della liquidità affluita nei paesi del Sud Europa. A furia di pompare liquidità sul sistema gli investitori domestici non sembrano più vedere grandi opportunità sul mercato interno e per questo, (spinti anche dalla necessità di dare rendimenti) sono costretti ad attraversare l’Oceano per azzardare qualche goccia in favore di Spagna, Italia o addirittura Portogallo.

Ma è una cosa naturale questa? Non proprio.

Continuando così il prezzo per gli Usa potrebbe essere troppo alto, soprattutto se guardiamo al Dollaro. Nel momento in cui questo si rivelasse poco affidabile sul mercato, la Fed sarebbe nuovamente costretta a prendere le dovute precauzioni. Gli Stati Uniti non potrebbero mai permettersi la perdita del predominio internazionale del Dollaro.
Ci riusciranno? Questo per dire che Bernanke, oltre ad essere un bravo tipografo dovrà essere un perfetto equilibrista al quale non saranno concessi errori.

Visto che la prossima settimana sarà fra le meno liquide dell’anno mi limiterò solo ad analizzare l’indice FTSEMIB.

Grazie a Bernanke e non certo al Governo del fare (ridere), la borsa italiana nel mese di giugno ha reagito per l’ennesima volta dal supporto di 14850, per portarsi adesso sulla parte alta della formazione triangolare qui sopra descritta. 
Se sarà superata la resistenza di 17400 avremo motivi per pensare in favore di un’accelerazione rialzista sul lungo, magari uscendo da quella fase laterale che dura da due anni precisi. 
Inutile fare diagnosi politiche, fondamentali etc etc.  Se le facessimo il risultato sarebbe anche troppo scontato. 
Quello che conta è la benzina che passa l’America. Al momento questa sembra affluire senza grandi problemi, ma l’ingranaggio è più delicato di quanto si possa pensare.
Alla prossima.

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Per avere successo dobbiamo essere preparati a fallire. Stefano Calamita

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