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S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il giorno 24.07.2013 sono stato al Senato per la sedura postmeridiana.
Nel seguente post non parlerò in dettaglio dei contenuti della seduta, ma delle mie impressioni.
Per i contenuti si può andare qui.

Non si entra dall’entrata principale ma dall’entrata riservata al pubblico in piazza San Luigi dei francesi al numero nove. L’entrata è presidiata a turno da rappresentanti dei vari corpi delle forze armate e da due carabinieri. A me è capitato di vedere dei soldati del battaglione San Marco e due soldati dell’esercito, in aggiunta ai carabinieri.

La seduta inizia alle 16:30, io mi sono presentato alle 16 perché devono prestarmi giacca e cravatta per poter entrare perché agli uomini sono richieste in aggiunta la camicia chiaramente, mentre alle donne è richiesto un vestito consono ovvero niente minigonne e niente sbracciature eccessive.

Ci sono andato con mia moglie: a dire il vero lei non è molto interessata alla politica visto che li considera tutti dei fanfaroni e dei furbacchioni. Era però curiosa di vedere come funziona la seduta.

Ci siamo presentati all’ingresso dove un marcantonio di 1 m e 90, capelli grigi, simpatia romana e sorriso a 32 denti molto gentilmente ci ha accolto e ci ha indicato la strada.

Prima di tutto siamo passati tramite un metal-detector come negli aeroporti. Superato il check, abbiamo preso l’ascensore e siamo arrivati al secondo piano dal quale mediante un corridoio abbiamo acceduto al palco.

Prima di farlo però abbiamo dovuto lasciare qualsiasi cosa, ovvero cellulari, portafogli, borse, acqua. Come dicevo siamo passati per un corridoio di moquette con pareti in legno ornate in maniera piuttosto elegante. In una parete poi si è aperta una porta che da solo non avrei mai trovato e un “controllore del pubblico” ci ha fatto entrare.

Ci è stato detto che non si potevano fare gesti (cosa di cui dopo mi sarei dispiaciuto), non si poteva parlare, non ci si poteva alzare. Ho chiesto se si potevano fare foto per immortalare l’evento ma ovviamente mi è stato vietato dicendo che essendo molto vicini ai senatori, cosa peraltro vera, si dava loro fastidio nell’esplicitare le loro funzioni.

Una volta entrati nell’area riservata al pubblico ci siamo seduti in prima fila su sedie abbastanza comode, rosse e imbottite.

L’impatto dal punto di vista artistico è notevole: è una versione ridotta dell’emiciclo della camera, ma è veramente fantastico vedere questa specie di arena tutta in legno terminante in cima in una vetrata. Tutto è lavorato e tutto trasudate arte. Al centro dell’arena ci sono i pianisti seduti, ovvero coloro che grazie a delle specie di pianole e dei computer registrano stenografando ogni singola parola che viene detta. Questi sono sempre due con una specie di controllore che fa da terzo e sono seduti al tavolino proprio al centro della base dell’arena. Si cambiano ogni circa 10 minuti in maniera piuttosto frenetica e lanciandosi degli sguardi  mano a mano che si sostituiscono in modo da sincronizzarsi e non perdere neanche una sillaba.

Dietro a loro c’è l’enorme scrivania del presidente del Senato con una serie di posti ai lati sia a destra che a sinistra e due specie di torrioni che fanno da piccole scrivanie agli estremi con due posti ciascuna. I ruoli degli occupati delle torri non li ho capiti. Alla presidenza c’era la vicepresidente Lanzilotta e la seduta era già iniziata. Dietro la scrivania del presidente del Senato ci sono altre due scrivanie piccole sempre agli estremi con altre persone, probabilmente di servizio, che digitano su computer.

Tutt’intorno, uomini in divisa, alcuni fermi immobili ma sempre attenti a scrutare i senatori, altri in movimento con bicchieri di acqua e fogli, attivi al servizio dei politici: sono gli inservienti, variano in numero tra 8 e 10.

Sono quelli che si muovono più freneticamente andando a destra e sinistra, ma c’è una figura che si muove più veloce di loro ed è la prima che mi coglie lo sguardo quando entro: un uomo piccolo, dal viso rotondo, ben vestito e più magro di quello che mi aspettavo ( questa è una cosa che si ripeterà, visto che quasi tutti sono molto più magri di quello che si vede in televisione) che si muove da una postazione ad un’altra muovendo carte, scambiando sguardi d’intesa, sorridendo a destra sinistra: Scilipoti.

Santo cielo: ma proprio lui devo vedere come primo senatore? Ma il peggio deve ancora venire visto che mentre lo seguo con lo sguardo visto che mi ha  quasi ipnotizzato con il suo schizzare a destra e sinistra, Scilipoti si ferma davanti un altro senatore intento a leggere il proprio giornale con tutta la calma del caso: Razzi.

Il mio cervello lo sapeva che erano stati candidati e votati nelle file del PDL, ma per la mia sanità mentale questa informazione era stata relegata nelle più profonde segrete, nella cella più buia possibile della quale è stata buttata la chiave.

Sono praticamente entrato in furia politica a vedere l’accoppiata, quando mi risveglia la voce di mia moglie che mi chiede: ma qui nessuno ascolta chi parla?

In effetti è così, ma ne parleremo tra pochissimo. Torniamo un secondo alla descrizione dell’arena.

L’arena è costellata di sedie rosse come quelle su cui siamo seduti noi, raggruppati in file che variano da tre a 5o 6, con delle scalinate abbastanza morbide non lunghe che permettono l’accesso a tutti i livelli.

Circa metà delle sedie sono vuote, forse qualcuna di più nelle file del PD e PDL. La vicepresidenza dà ogni circa 10 minuti permesso di parlare un senatore visto che si stanno facendo gli ultimi interventi prima di votare l’ennesimo decreto svuota carceri e depenalizza reati. A turno quindi i senatori che hanno chiesto la parola si alzano in piedi e dicono la propria: trovo molto interessanti gli interventi della LEGA, del M5S e qualche considerazione del PDL. Il problema è che gli unici che ascolta chi parla siamo noi del pubblico, ormai diventati 7 o 8 ( si sono aggiunti dei ragazzi nel frattempo ), i pianisti che devono farlo per forza, la vicepresidente, 2-3 persone della scrivania della vicepresidenza e guardandomi in giro direi una decina di senatori ( sono sempre stato un ottimista ). Per il resto è tutto un brusio, vocio e a volte casino che richiede alla vicepresidenza più volte di richiamare i senatori, o chi parla di interrompere per chiedere un po’ di attenzione. Al brusio si aggiunge il silenzio di chi sta usando lo smartphone o il tablet o sta leggendo il giornale. Diciamo riassumendo che un 50% non c’è, e del rimanente 50% l’80% come direbbe il buon Razzi si fa i azzi sua, così a impressione. Non mancano inoltre un buon numero che sono al cellulare, sicuramente per motivi di Stato.

Io comunque continuo ad ascoltare con attenzione mentre mi guardo in giro. Ogni senatore ha una sua postazione, un piccolo banchetto dove sopra tiene documenti di vario tipo e/o tecnologie di vario tipo. Si sprecano iphone e ipad, oltreché portatili. Mi colpisce nei ranghi del M5S la presenza sui tavoli di libri di testo: solo di uno riesco a leggere il titolo ” contabilità dello Stato e degli enti locali “. Per ogni postazione è presente una specie di piccolo monitor blu con una fessura per una tessera: la tessera viene consegnata a richiesta dei singoli senatori e serve a individuarne la presenza ( quindi i politici pianisti hanno perso il lavoro ) e a votare.

Inizio quindi la caccia al famoso: io mi trovo circa in fondo in centro all’arena, quindi sotto di me a distanza di un paio di metri ho la LEGA e M5S, alla mia sinistra il PDL e alla mia destra il PD.

Inizia da sinistra (che poi è la destra). Spiccano ovviamente le donne, per i colori più variopinti degli abiti: vedo la Bernini in abito bianco, la Mussolini in abito viola, Bondi con un completo ocra, Minzolini con un bel vestito blu scuro su cui spicca la testa pelata che digita al cellulare, quindi man mano che gli interventi si susseguono, appaiono Giovanardi e Formigoni, quest’ultimo che si ferma a salutare tutti con grandi sorrisi.

Mentre prosegue nel giro entra la Cancellieri (questo visto che il ddl la riguardano non poco) e il suo sottosegretario che probabilmente ha curato il ddl di cui non so il nome.

Nella lega si nota Calderoli ( nettamente più magro di come sembra in tv ) ma con gli occhi furbi e attenti a qualsiasi movimento. Che diavolo ci fa ancora lì uno che dà dell’orango a un ministro? Mah …

I Cinque stelle sono i più originali: Crimi é in prima fila nelle file dedicate al suo gruppo. Gli altri sono alcuni in jeans e giacca, un paio di ragazze hanno su delle scarpe ginnastica.

Nel PD troneggia la Puppato al centro in alto. Anche qui si riempie man mano che gli interventi che si susseguono: questo mi porta a pensare che la votazione si avvicina.

Compaiono anche Casini (una vita al cellulare) e del Turco e poi molti altri. Alla fine quando l’aula è piena al 90% viene fatta la votazione. In due minuti il DDL viene approvato e anche questa è fatta.

Nel frattempo arrivano Giovannini e Fassina, visto che l’ordine del giorno prevede dopo il ddl svuota carceri gli interventi relativi a ddl che parla di occupazione giovanile e di IVA, argomenti assolutamente di poco rilievo alla luce di quanto succede: se all’inizio i senatori presenti erano circa il 50%, dopo il voto ne rimarrà circa un 30%. Considerato che un 5% interviene e un 5% serve per applaudire interventi di quelli che parlano, ne rimane un 20% più o meno per volontà, forse meno. Clamorosa l’assenza nelle file della maggioranza: nel PD ci sono 3-4 senatori, nel PDL altrettanti. Fanno massa i gruppi minori che rimangono più o meno nello stesso numero prima delle votazioni, e i M5S che sono una 15ina, praticamente come all’inizio della seduta.

Man mano che gli interventi si susseguono diversi senatori se ne vanno, fino a che la parola non viene data al senatore della lega che sbotta clamorosamente (a ragione) con il vicepresidente Gasparri per la mancanza di rispetto dei colleghi nei suoi confronti e nei confronti del tema trattato essendo in buona parte assenti. Gasparri risponde dicendo che prende atto e consiglia al senatore di proseguire.

Gasparri ha sostituito come vicepresidente del Senato la Lanzilotta subito dopo la votazione, a memoria.
Subito fa una giocata da professionista e uomo navigato quale è: dopo aver dato la parola a un senatore inizia una telefonata fiume che dura più del tempo assegnato al senatore per parlare tanto è vero che questi finisce e Gasparri non se ne accorge. Momento di ilarità e imbarazzo generale finché una delle persone seduto alla scrivania della vicepresidenza non glielo fa notare: allora con la goffaggine del caso lancia il cellulare e cede la parola al senatore successivo che gli viene suggerito. Quindi, in segno di pentimento, riprende il cellulare e prosegue la telefonata interrompendola secondo me solo per fortuna prima che il secondo senatore finisce di parlare ( ricordo per la cronaca che i senatori quando parlano, ovviamente parlano a tutta l’assemblea, ma formalmente parlano al vicepresidente o al presidente che deve anche stare attento a cosa dicono perché eventualmente deve chiedere loro di contenersi o deve richiamare chi interviene a sproposito). Ma non finisce qui: ad un certo punto Gasparri decide di mangiarsi una bella gomma e quindi rumina mentre cede la parola ai vari senatori.

Davanti a cotanto rispetto delle istituzioni, decido di tornarmene a casa, visto che mancano circa 20 minuti alla fine della seduta e gli interventi sono scaduti a un livello infimo visto che tutti dicono più o meno quanto segue: ” la disoccupazione è molto alta, l’Italia è in crisi, le aziende chiudono, i giovani non trovano lavoro e tutti dimostrano di aver letto gli ultimi dati istat, eurostat e banca d’italia citandoli ripetutamente e a perdifiato”. Le varianti dipendono dal colore: per l’opposizione “il governo sta facendo un bel niente e questo ddl lo dimostra”, per i partiti di maggioranza ” il governo si sta dando da fare e questo ddl lo dimostra”. Gli unici che si tolgono dal gruppo sono: la Lega che fa un intervento in cui critica l’invio di due terzi dei soldi stanziati al sud; i M5S che fanno un’analisi matematica dei soldi stanziati piuttosto concreta e interessante, mostrando come quanto stanziato può aiutare solo circa lo 0,3 % dei giovani disoccupati, infine un senatore di SEL (ex operaio) che fa un appello accorato perché il governo cerchi di rapportarsi alla realtà e non solo alla ragioneria.

Mi alzo quindi e me ne vado lanciando uno sguardo all’arena, ormai praticamente vuota in cui sono rimasti solo i pochi gladiatori che davvero hanno a cuore il futuro di ROMA e dei suoi cittadini, e un urlo mi viene dal profondo del cuore, come quello del Gladiatore per antonomasia, che mi porta a pensare “che diavolo avete di meglio da fare che stare qui a decidere il destino della vostra nazione, il destino della vostra gente e delle vostre famiglie, che aspirazioni maggiori ci possono essere nella vita che migliorare il proprio stato e il futuro della propria gente?

Esco, fuori il caldo di Roma mi avvolge, respiro profondamente la storia di questa città.
Mia moglie riappare dal torpore che ci ha preso in queste tre ore e mi dice:
io non credevo fosse così.

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Aforisma della settimana
“Quando la borsa scende non preoccuparti, stai facendo solo risparmio forzato.” Anonimo

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3 Responses so far.

  1. VincenzoSava ha detto:

    la bestemmia sarebbe d'obbligo

  2. Anonymous ha detto:

    Gli stessi luoghi da lei descritti, in altre nazioni come nel nord-europa ad esempio, sono di una semplicità incredibile.<br />Sembrano aule di scuola ma di una scuola povera dove però tutto si svolge in teutonico silenzio e semplicità.<br />Allora penso che il parlamento italiano dovrebbe trasferirsi, che so magari in periferia, sulla tangenziale in uno stabile moderno e semlice.<br />Le attuali

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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