Settimana piuttosto anemica sul fronte dei dati economici, con qualche spiraglio di luce, se guardiamo all’indice Philly Fed salito ben oltre le attese e qualche ombra, in riferimento al mercato delle costruzioni e alle vendite al dettaglio in Usa.
Orgasmo puro invece per l’Italia, dopo che gli ordinativi all’industria sono saliti di oltre il 3% rispetto al mese precedente, forse più per l’incomprimibilità alla quale erano arrivati piuttosto che ad un cambiamento strutturale.
In ogni caso non sono stati i dati economici a tener banco. Come al solito, a guidare i rialzi sono state le banche centrali che sembrano ormai dettare a loro piacimento i tempi da dare ai mercati, attraverso dichiarazioni e provvedimenti vari.
La Bce ha allargato infatti la quantità di Mbs da prendere come garanzia per consentire alle banche di concedere più credito alle piccole e medie aziende. Ciò dovrebbe consentire un’immissione sul sistema di circa 20 mld. Parallelamente le banche più sane, continuano a restituire anticipatamente i prestiti LTRO, il cui importo (siccome era rivolto alle banche e agli stati falliti) fu di 70 volte più grande.
La Fed continua a giocare a nascondino, con Bernanke che lascia fare il lavoro sporco a qualche collega del comitato, per poi dichiarare apertamente che la Banca Centrale continuerà una politica fortemente accomodante. Ciò rende il mercato ancora speranzoso sul fatto che il QE continuerà ancora per molti mesi.
La Cina, invece, liberalizza il mercato del credito rivolto alle imprese e ai consumatori, eliminando il minimo sui tassi applicabili. Questa misura, da un punto di vista quantitativo non è rilevante, ma rappresenta un segnale di svolta in ottica di lungo termine. Quando infatti la liberalizzazione si allargherà anche ai prestiti relativi ai mutui, il Dragone potrebbe riprendere quei ritmi di crescita alla quale ci aveva abituato.
Tutto ciò ha rianimato negli ultimi giorni anche il settore bancario italiano, che da settimane stazionava su livelli non proprio tranquilli.
Le tre misure precedentemente citate, in particolare la terza, ha alimentato i prezzi del petrolio, che sul finire di settimana ha sfiorato il livello dei 109 dollari.
Ai lettori più attenti del nostro blog non sarà certo sfuggito la traduzione che è stata pubblicata mercoledì sul petrolio.
Non mi soffermo ulteriormente quindi, se non per dire che mentre parliamo di deflazione, qualche farfalla inflattiva sta già battendo le ali da tempo.
Il problema è che il petrolio non può essere stampato, mentre certi paesi presentano una vulnerabilità totale, difronte all’aumento dei prezzi energetici. Italia e Giappone fra tutte.
Per quanto riguarda i mercati azionari, con molta probabilità stiamo assistendo a qualche rotazione settoriale, visto che si intravedono segnali di forza sul settore oil.
Tutto ciò non mi impedisce comunque di constatare una forte sopravvalutazione generale delle quotazioni.
L’altro giorno mi sono soffermato sui costi del debito delle principali aziende americane.
Pensiamo, tanto per fare un esempio, che una GE, paga un tasso di circa l’1% su un finanziamento a 3-4 anni. Se confrontiamo tale costo con quello sostenuto circa 5 o 6 anni fa possiamo comprendere chiaramente da dove arrivi tanta redditività.
Ci sono tanti ancora che sostengono come l’immissione di liquidità della Fed sia rimasta circoscritta al sistema finanziario e che non sia entrata in circolazione, scongiurando pericoli inflattivi.
La realtà è ben diversa.
Tale liquidità è fuoriuscita da un pezzo, dal sistema, andando in buona parte ad aumentare i margini aziendali sotto forma di minor costo del debito.
In questi giorni mi sono anche documentato circa le teorie liberiste, delle quali la scuola austriaca è la principale sostenitrice.
Ecco un passaggio che mi ha molto colpito, che si sposa con quanto detto sopra.
L’aumento arbitrario dell’offerta, l’inflazione, diminuendo l’utilità marginale dell’unità monetaria, altera nel mercato le valutazioni soggettive e quindi i rapporti di scambio tra moneta e beni, i prezzi relativi. L’emissione di nuova moneta, infatti, non si distribuisce uniformemente, ma entra prima nelle tasche di alcuni che, spendendola, fanno aumentare i prezzi a danno di coloro che la ricevono a prezzi già inflazionati. Ne consegue una redistribuzione del potere d’acquisto, una diversa composizione della spesa e un cambiamento della produzione dei beni. Infine, la diminuzione del valore di scambio oggettivo favorisce i debitori a danno dei creditori. La moneta quindi non è mai neutrale e un suo aumento non provoca cambiamenti uniformi nell’economia, ma la perturba a tutti i livelli.
Dal sito Istituto Bruno Leoni
Detto questo, credo che ci siano tutte le evidenze per credere in uno scenario fortemente inflattivo nei prossimi anni, visto l’atteggiamento che stanno tenendo da tempo le banche centrali e la volontà degli stati di svalutare il proprio debito. Magari nel mezzo, ci metteranno qualche ritocco salariale per addolcire le masse e il gioco è fatto. In Italia addirittura ci stanno già dicendo che si intravedono segnali di ripresa, visto che ormai qua, per scongiurare la rivoluzione, ci accontentiamo di arginare l’aumento della disoccupazione e non certo di rivendicare un salario più alto.
Dopo questa parte introduttiva, visto che mi rifiuto di parlare di Italia (alla quale auguro un reset che tolga definitivamente il marcio), e soprattutto della questione politica se non per invitare Renzi a formare un nuovo partito, visto che il PD, dopo l’ennesima figura, sarà destinato a scomparire dalla compagine elettorale alla stregua del PSI, passiamo all’analisi dei mercati.
La borsa tedesca ritorna prepotentemente sopra il livello di resistenza di lungo situato a 8150. La tendenza di lungo periodo pertanto sta riprendendo il pieno delle sue forza, anche se gli indicatori settimanali si trovano in posizione divergente.
Guardando alla forza comparativa rimane sempre la preferita all’interno del contesto europeo.
Data la pericolosa divergenza degli indicatori di lungo periodo è necessario considerare il livello di 8150 come il supporto più importante.
Per il momento vi saluto dandovi appuntamento al più presto
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Aforisma della settimana
“L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto” Maurice Allais