Come mai il petrolio costa 100$ al barile nonostante il boom di produzione in America?
Quando si tratta di olio (OSU), ci sono probabilmente due grafici che sono da considerare.
Il primo è il grafico che mostra il prezzo del petrolio negli ultimi tre anni.
Nonostante i media abbiano alternato titoli che sono andati dal crollo totale al picco di crescita, la realtà è che dal 2010 il prezzo del petrolio WTI è stato in un range abbastanza costante tra $ 80 e $ 100.
L’altro grafico relativo al petrolio che è familiare alla maggior parte degli investitori è il grafico relativo alla forte espansione della produzione petrolifera americana, che è il risultato del fracking.
Dopo decenni di quello che tutti pensavano fosse un costante declino della produzione petrolifera americana, il fracking ha cambiato tutto.
Nel 2012 la produzione di petrolio americano era a un livello scioccante di un solo milione di barili al giorno. Da lì grazie al fracking la produzione è esplosa.
I due grafici di cui sopra però ci portano una domanda. Come può l’oil muoversi in un intervallo definito, mentre l’estrazione è lievitata negli Stati Uniti?
Perché il prezzo del petrolio non è in calo
Per capire perché il prezzo del petrolio non è in calo, nonostante il boom di produzione americana abbiamo bisogno di guardare a tutto il resto del mondo. Dopo tutto, gli Stati Uniti hanno solo 320 milioni di cittadini, rispetto ai 7,2 miliardi di persone che abitano questo pianeta.
Ci sono cose che accadono al di fuori degli Stati Uniti e che hanno un impatto sull’oil.
Ecco i motivi globali che permettono il movimento dei prezzi del petrolio descritto.
1. Emergenti con domanda in crescita
Il grafico è abbastanza sorprendente per una persona che non l’ha mai visto. Questa è la popolazione mondiale e la sua crescita è diventata esponenziale dal secolo scorso.
Non so come si possa guardare a questo grafico e non pensare subito alla tensione che questa crescita incredibile può generare in tutte le risorse della terra, dall’oil al grano.
Mentre la popolazione mondiale continua a crescere di minuto in minuto così cresce anche la domanda di petrolio. E secondo il Census Bureau degli Stati Uniti la popolazione mondiale è destinata a continuare a crescere di almeno mezzo miliardo di persone ogni decennio fino al 2050.
Ma non è solo la crescita costante della popolazione che guida la crescita della domanda di petrolio. Un altro aspetto è che la stragrande maggioranza del mondo sta aumentando il suo consumo pro capite di petrolio ogni anno.
Sì, quelli del mondo sviluppato (quindi anche noi) stanno in realtà diminuendo il proprio consumo di petrolio. Ma noi rappresentiamo solo una piccola percentuale dei 7,2 miliardi di persone nel mondo. E i miliardi di persone in Cina, India, Brasile e Africa, che ogni giorno lottano per avere uno standard di vita più elevato stanno aumentando il consumo di oil in modo molto significativo.
Secondo il CIA World Factbook, per ogni 1.000 persone negli Stati Uniti si consumano 61 barili di petrolio. In Cina, quel numero è di 7 barili di petrolio. In India è di 3 barili di petrolio. Questi due paesi hanno insieme 2,5 miliardi di persone e potrebbero raddoppiare, triplicare, perfino quadruplicare il loro consumo di petrolio pro capite e ancora non avvicinarsi a ciò che ogni persona negli Stati Uniti consuma.
Il punto chiave di questa crescita della domanda è che ogni anno il mondo ha bisogno di aggiungere quasi un milione di barili al giorno di produzione di petrolio solo per tenere il passo con la crescita della domanda di questi paesi emergenti.
L’anno scorso negli Stati Uniti la produzione di petrolio ha fatto un miracolo ed è aumentata di un milione di barili al giorno. Questo incredibile risultato è stato letteralmente spazzato via da una crescita della domanda nel resto del mondo.
2. Diminuzione della produzione dell’Arabia Saudita
Nel 2013, mentre negli Stati Uniti la produzione di petrolio era in piena espansione, l’Arabia Saudita stava facendo qualcosa di molto diverso.
Alla fine del 2012 nell’Arabia Saudita è scesa la quantità di oil prodotta di quasi 1 milione di barili al giorno da 10 milioni di barili a 9 milioni di barili. Questo ha ovviamente contribuito a mantenere ben stabili i prezzi del petrolio a livello mondiale.
L’Arabia Saudita è stata ed è a lungo l’unico paese che ha la forza di cambiare la sua produzione in modo da influenzare il prezzo del petrolio. E l’ha dimostrato ancora nel 2012: i sauditi hanno sia i mezzi che la volontà di fare ciò che è necessario per sostenere il prezzo del petrolio.
3. Riduzione delle esportazioni di petrolio dall’Iran
Nel tentativo di fermare il programma nucleare iraniano, l’Occidente ha imposto sanzioni contro il paese. Una di queste sanzioni vieta l’acquisto di petrolio dall’Iran.
Il mese scorso l’Iran ha esportato 700.000 barili di petrolio, che è solo un terzo dei 2,2 milioni di barili al giorno che esportava prima delle sanzioni.
Come il taglio della produzione dell’Arabia Saudita, queste sanzioni hanno tolto una buona parte della produzione di petrolio presente sul mercato.
Quand’è che la produzione iraniana tornerà sul mercato? Chi lo sa.
Per ora possiamo dire che questa non c’è e questo favorisce una non riduzione del prezzo del petrolio.
Sarà più dura da oggi
Così, mentre il boom della produzione americana è stato incredibile, gli emergenti aumentano la domanda, l’Arabia Saudita taglia la produzione e le sanzioni contro l’Iran hanno più che compensato i progressi compiuti negli Stati Uniti.
È per questo che il prezzo del petrolio non è sceso nonostante la crescita della produzione americana.
Ciò che mi preoccupa è che sono sicuro che la domanda emergente continuerà a crescere, anno dopo anno. Nel frattempo, la crescita della produzione degli Stati Uniti non riuscirà a tenere i livelli del 2012. Quindi la produzione americana potrà anche crescere, ma non ai ritmi della domanda degli emergenti e questo dovrebbe nel futuro far aumentare il prezzo del petrolio.
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Aforisma della settimana
“Le oscillazioni dei prezzi rispetto al valore fondamentale dell’azienda sono una misura delle oscillazioni dei sentimenti.” De Bond
E quello che è ancora più preoccupante è il fatto che non si riesca a sviluppare tecnologie abbastanza efficienti da affrancarsi in modo significativo dal petrolio. rimane sempre la tecnologia più performante ed anche i paesi emergenti (per i quali implementare questa o quella ofnte energetica di base non dovrebbe essere particolarmente differente, dato che non hanno una "dipendenza"
Caro Antonio, le tecnologie ci sono eccome.<br />Ti faccio 2 esempi che ricordo ancora visti i miei trascorsi da tecnico negli anni 80 prima di quello attuale di controller.<br />Nel settore meccanico nel 1982/3 la Renault aveva sviluppato su base R5 un'auto che faceva 100km con 3 litri di benzina. Parliamo di 30 anni fa e non di ieri. Fu bloccata per pressioni della ELF (azienda anch'