Nella precedente settimana, il fatto più eclatante, come ormai già sappiamo, è da ricercare nelle mezze frasi di Bernanke, che anche se hanno ribadito a grandi linee i discorsi precedenti, sono state un buon pretesto per far sfogare nuovamente al rialzo gli indici americani.
Come ho accennato in un precedente post, a mio parere, il controllo della politica monetaria della Fed è sempre più incerto.
I motivi di questo mio pensiero nascono dal fatto che gli Stati Uniti si sono messi in una situazione nella quale non è sopportabile un rialzo dei tassi di mercato oltre soglie molto vicine a quelle attuali.
Basti pensare che uno starnuto come quello visto tra maggio e giugno sui mercati, è bastato ad allarmare la Fed.
Tuttavia questa non è padrona di niente. I catalizzatori di mercato, infatti saranno ben altri a partire dalla dinamica dell’inflazione nei prossimi mesi.
Osservando i mercati, balza all’occhio, la diversa reazione tra bond ed equity alle parole del governatore, ma soprattutto il differenziale tra i Titoli di Stato americani e quelli tedeschi.
Quest’ultimo è salito a favore del Bund, raggiungendo nuovi massimi dal 2009.
Forse il T-Bond non rassicura più cosi tanto? QE o non QE il mercato in America sta chiedendo tassi ben superiori a quanto fino ad oggi ci aveva abituato.
Guardiamo ad esempio le diverse configurazioni:
Il Bund ha superato la media a 200 gg in modo netto, completando perfino una figura di inversione del trend che secondo Ross riveste elevata affidabilità.
Il T-Bond al contrario permane sotto tale media la quale si sta inclinando verso il basso. La reazione addirittura non è stata sufficiente nemmeno a superare la media a 21 gg. Anzi, sembra che sulla stessa si stia formando un pull-back ribassista non proprio rassicurante.
FORZA BUND/T-BOND
T-BOND
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Aforisma della settimana
“L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto” Maurice Allais