E’ mesi che sento dire che le aziende italiane stanno fallendo in massa. Girare per le strade spesso è triste: vedere aziende e/o negozi che erano lì fin da quando eri piccolo chiusi non è un bello spettacolo senza contare i vendesi, offrensi, cedensi etc etc che sono sparsi ovunque.
Ho quindi deciso di analizzare il fenomeno meglio per capire davvero l’entità del problema.
Ecco i risultati.
Le azienda italiane all’ultimo censimento preciso Istat (2010) erano:
1. 442.000 industria
2. 608.000 costruzioni
3. 4.372.000 commercio
4. 1.600.000 agricolatura
Per un totale di: 5.972.000 aziende.
Le aziende che nel 2012 hanno chiuso i battenti sono state:
1. fallite 12.000 (+2,1% rispetto al 2011)
2. procedure non fallimentari 2.000 (+4,2 rispetti% al 2011)
3. liquidate 90.000 (+2,2% sul 2012)
Per un totale di: 104.000 aziende ovvero l’1,7% delle aziende italiane.
Tralasciando le procedure non fallimentari, che rappresentano la parte minore (anche se importante come le altre), proseguiamo con i seguenti grafici che mostrano i fallimenti:
ma soprattutto le preoccupanti liquidazioni:
ovvero imprenditori che volontariamente chiudono le loro aziende perchè non più in grado di sostenere il business. L’obiezione che probabilmente a molti viene ovvia è che si sarà trattato di aziende individuali, ma il grafico seguente mostra che non è proprio così:
Abbiamo così dato una veloce panoramica della situazione delle aziende italiane che hanno chiuso dal 2009 al 2012. Fare l’imprenditore non è mai stato facile e non lo sarà nel futuro, sicuramente è difficile in questo periodo più che in altri, per le tasse, per i consumi ridotti, per la situazione macroeconomica, per una serie di Status Quo noti, per il nero. Ed è ancora peggio se uno fallisce, ma proprio perchè per cultura noi italiani non vediamo colui che fallisce come uno che ci ha provato ma non gli è andata bene, ma come uno “sfigato” incapace che si è rovinato con le sue mani.
I più grandi formatori mondiali sostengono che i fallimenti, nel lavoro come nella vita, siano i momenti in cui le persone danno il meglio di sè, in cui si vede chi ha veramente gli attributi e che sia un momento in cui chi si rialza diventa molto, molto più forte. Chiaro che non è facile, altrimenti saremmo tutti fortissimi, ma in fondo Rocky Balboa non era forte perchè non cadeva mai (ricordate Ivan Drago?) ma perchè si alzava sempre.
Forza imprenditori italiani, non mollate e se cadete, mettetecela tutta per rialzarvi anche se l’ingiustizia e tutti gli elementi sopra indicati vi ha tolto le energie e azzerato gli sforzi di una vita.
Fonte CervedGroup
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Aforisma della settimana
“Osservare tutto il giorno lo schermo e seguire ogni piccolo movimento del mercato causa una forma ipnotica di confusione mentale.” Anonimo
Le crisi hanno un lato positivo, cancellano aziende, settori e addetti "bolliti" che sono obsoleti. In Italia poi le aziende sono mediamente sottocapitalizzate, perchè quando era più facile fare utili, invece di reinvestirli l'imprenditore li metteva nel mattone o cercava di fare il Buffett della penisola.<br />Il vero dramma, che rende questa recessione distruttiva e che a
Inutile continuare a sperare di cambuiare questo paese.<br />Sappiamo benissimo i problemi che sento dibattere da quando andavo alle elementari. Ora dovrei andare in pensione fra 6 anni in teoria e sinceramente ne ho le palle piene non di questo paese che è bellissimo.<br />Non sopporto più gli italiani ed è gravissimo.<br />Lamentoni e opportunisti, evasori e qualunquisti.<br />Commissari di
Concordo al 1000% ma firmati
Ma neppure la sabbia si sa più zappare …. ormai le mani si sono allisciate e non c'è più voglia di sacrificare …. quoto tutto e ottimo l'articolo!!
Hai ragione. <br />Ho sbagliato indirizzo……………non a zappare la sabbia in Africa ma a raccogliere i secchielli di acqua al mare con le mamme che guardano. Un paese più infantile di questo credo non ci sia sul pianeta. Ma un motivo ci sarà, come sempre. Forse storico.<br />Stavolta mi firmo…….sai sono troppo concentrato nelle frasi da scrivere che mi sento quasi uno "spirito"
L'altra volta Oliviero Toscani (un genio) sosteneva che i giovani, anziché lamentarsi dovrebbero scendere in piazza….ma così non è. Sotto tanti aspetti la Turchia e il Brasile ci stanno dando davvero delle lezioni sul significato della dignità umana.
Spiacente ma facendo l’imprenditore non condivido questa commiserazione. Colui che gestisce un impresa pensa ancora di poter trattare alla pari con lo stato,di essere una pedina importante nel sistema economico , di apportare lavoro e utilità. Questo poteva essere 15 o 20 anni fa ,ora le cose sono cambiate. Lo Stato è il tuo nemico ti sfrutta per sopravvivere per mantenere un carrozzone
Interessanti tutti e due i commenti, io aggiungo che in Italia manca una informazione tecnica e finanziaria per chi avvia un'impresa. Si imparano troppe cose sbagliando e questo poi mette in difficoltà tutti in questo momento in cui i margini sono diventati troppo esigui. Tempo fà potevi permetterti il lusso di sbagliare e ripartire, oggi con le nuove regole al primo sbaglio sei fuori e se
e questa è una cosa che ho sempre pensato anch'io, da professionista che assiste (tenta di assistere) l'imprenditore. Io ho sempre pensato che per poter iniziare una attività qualunque un minimo di formazione specifica sa strettamente necessaria (proprio un prerequisito per l'iscrizione anche solo come piccolo imprenditore). Tempo fa venivano finanziati dei corsi per disoccupati che
Faustino e Antonio credo abbiate aperto una questione molto interessante: imprenditori non ci si improvvisa, soprattutto in periodi di crisi. Purtroppo la buona volontà, le buone idee e l'impegno non sempre bastano, serve anche una formazione adeguata e un essere pronti a quello che accadrà. Un po' come in finanza, investitori non ci si improvvisa.