MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

I dati usciti ieri negli Stati Uniti relativi al mercato del lavoro sono risultati in linea con le previsioni. Tuttavia i mercati hanno preso lo spunto necessario per avviare una reazione sostenuta dai livelli di supporto di breve. Soprattutto il timido rialzo del tasso di disoccupazione dal 7,5% del mese precedente al 7,6%, ha incoraggiato gli investitori su un possibile allungamento del QE. Se andiamo ad analizzare altri dati relativi al mercato del lavoro ci possiamo rendere conto come i salari siano risultati invariati rispetto alle previsioni che vedevano un rialzo di 0,2%. Ciò conferma che il prezzo di un miglioramento del trend dei nuovi assunti, è la diminuzione dei salari reali, destinati a convergere sempre più con quelli delle aree geografiche più competitive, data l’assenza, benvoluta dalle multinazionali, di politiche economiche che vadano a salvaguardare il tenore di vita della classe media, destinata ad impoverirsi sempre più.

Nel corso della precedente settimana la Cina sembra mostrare un tasso di produttività inferiore alle attese. Infatti, l’indice manifatturiero è sceso sotto la soglia dei 50 punti, evidenziando un rallentamento della crescita. Stesse dinamiche si sono riscontrate anche in India, con il medesimo indice attestatosi a 50,10 punti.
Per quanto riguarda, invece l’Europa, l’indice manifatturiero registra una timida risalita dai minimi precedenti. Tuttavia in questo caso rimaniamo ben al di sotto dallo spartiacque che separa una fase recessiva da un’espansiva.
Il Pil europeo ha registrato comunque un tasso negativo di 0,2%, mentre sono precipitate le vendite al dettaglio ad un tasso di -0,5% contro il -0,1% delle attese. Pesante il tasso recessivo del Portogallo attestatosi al -4,0%.

Situazione senza dubbio migliore negli Stati Uniti anche se i tassi di crescita relativi alla produttività e agli ordinativi alle fabbriche sono risultati poco sotto le attese.
Il Giappone migliora l’indice predittivo salito a 99,3 contro i 98,8 delle attese. Questo ovviamente, grazie alle politiche espansionistiche dettate  dal primo ministro Abe.
A prescindere dai dati economici, il dibattito più acceso sui mercati finanziari, è quello che si svolge sui tempi entro i quali la banca centrale americana rallenterà le immissioni di nuova liquidità. Secondo Alan Greenspan, la Fed dovrebbe anticipare il rallentamento del QE, che attualmente è pari a 85 miliardi mensili, al fine di evitare la perdita del controllo monetario. Gli operatori tuttavia si aspettano dichiarazioni in merito a partire dal prossimo settembre e non prima. Il mercato dei Bond tuttavia, sembra da tempo prepararsi ad un tale evento.

Personalmente sono più che convinto che ai mercati, è piaciuto più il peggioramento del tasso di disoccupazione, piuttosto che i nuovi occupati, in quanto apparentemente sembra allontanare un rientro della politica espansiva di Bernanke.

Per quanto riguarda l’Italia, è su tutte le prime pagine dei quotidiani, la problematica relativa al credit crunch , mentre nel frattempo il primo ministro Letta (da buon democristiano), cerca di smorzare i toni forti di Silvio Berlusconi in merito all’atteggiamento da tenere nei confronti della Germania.
Pertanto la posizione ufficiale dell’Italia sarà quella di dialogare in modo costruttivo, in attesa dell’esito elettorale tedesco che si avrà a settembre. Quindi nel frattempo ancora tre mesi di sofferenze, salvo imprevisti, derivanti dai venti antieuropeisti, che potrebbero soffiare già dalla sentenza della corte costituzionale tedesca prevista entro il prossimo martedì, in merito alla legittimità dell’Omt, ossia il bazooka in possesso della Banca centrale europea.

Credo proprio che quest’ultima problematica sia stata l’elemento principale, che ha impedito a Mario Draghi di attuare nell’ultima riunione della Bce, misure rivolte a migliorare il credito in favore della piccola e media impresa, attraverso acquisti di titoli con garanzie minori. Dalla sua conferenza stampa il governatore ha lasciato intendere che la banca centrale sta studiando l’introduzione dei tassi negativi sui deposit facility, ma da qui a metterla in pratica gli ostacoli non sembrano di poco conto.

Primo ostacolo fra tutti quindi la Bundesbank.

In ogni caso, ritornando all’Italia, tra le forze politiche che compongono il governo, stanno emergendo pericolose tensioni, che potrebbero amplificarsi mano a mano che la situazione finanziaria del paese andasse peggiorando. Già nella precedente settimana gli investitori internazionali non hanno mostrato particolare interesse per i nostri titoli di Stato, se andiamo a guardare l’andamento dello spread. È chiaro che le promesse fatte da questo governo, allo scopo di accontentare tutte le parti politiche che lo compongono, rappresenta un elemento avverso alla quadratura dei conti pubblici, ma per questo occorrerà attendere pazientemente la fine di agosto, termine entro il quale dovrà essere abolita ufficialmente la tassa sulla prima casa e evitato l’aumento dell’Iva.

Ma adesso passiamo all’analisi tecnica dei mercati, partendo proprio dall’Italia.
Indice Ftsemib (carta giornaliera)
Rispetto alla scorsa settimana l’indice Ftsemib ha ceduto circa il 3%, riuscendo comunque a chiudere al di sopra della media mobile a 21 settimane situata a 16.530, livello questo che coincideva con un supporto intermedio di vitale importanza. La tendenza di medio periodo rimane sempre rialzista, ben confermata dal quadro delle medie mobili che indicano tra quota 16.500 e 16.100 una zona di supporto non trascurabile. Oltretutto a 15.800 è situata la linea inferiore del canale rialzista di lungo. Ma il dato più preoccupante di questa settimana, non deriva tanto dalla configurazione, quanto dalla perdita di forza comparativa nei confronti dell’indice tedesco, come evidenziato nel grafico sottostante.
Forza comparativa indice Ftsemib

Per quanto riguarda gli oscillatori, non si registrano particolari variazioni rispetto alla situazione riflessiva della settimana scorsa, fatta eccezione per l’entrata in territorio negativo dell’indice di momentum. Questa caratteristica viene riscontrata sui principali mercati mondiali, fatta eccezione per quelli americani.
Indice Nikkei (grafico settimanale)

L’indice Nikkei, sotto il profilo grafico è sicuramente da manuale, soprattutto se lo analizziamo in base alla teoria di Elliott. Osservando il grafico di lungo periodo infatti, possiamo constatare la violenza della correzione partita tre settimane fa, esattamente dal livello della terza onda indicato a 15.280, superato solo durante la settimana di massima euforia, ma rispettato con precisione invidiabile se guardiamo ai livelli di apertura o chiusura. A rafforzare l’attendibilità sotto l’aspetto tecnico dell’indice giapponese, è la reazione, seppur al momento tutta da confermare, a ridosso del livello di supporto indicato per 12.500 e 12.600, che la scorsa settimana vi avevo indicato come un probabile target di entrata, ovviamente riservato agli amanti del rischio massimo. È chiaro che in questo caso ci troviamo di fronte ad un mercato che vede da tempo livelli di volatilità mai visti negli ultimi sei anni a livello mondiale. La perdita dai massimi di maggio,del l’indice Nikkei aveva raggiunto nella giornata di giovedì il 20%. Quota 15.942 sembra quindi destinata a rimanere un top ancora per molte settimane, tuttavia, data la forte volatilità del momento, l’indice potrebbe essere destinato a rivedere livelli compresi tra 13.850 e 14.250. A parer mio il livello di 13.600, per coloro che avessero azzardato qualche acquisto sui livelli di supporto indicati la scorsa settimana, potrebbe essere già un motivo per astenersi da questa bisca.

Del resto il canarino giapponese è tuttora dentro la miniera senza aver fatto ritorno, mentre negli Stati Uniti stiamo già facendo scommesse su quelli che saranno i tempi e i modi di attuazione della exit strategy. Non deve sfuggire agli occhi dei lettori, ad esempio, la violenza con cui l’indice Nikkei sia passato da un trend fortemente rialzista, ad una altrettanto repentina correzione, in grado addirittura di perforare la media 55 giorni, senza la minima esitazione.

Un mercato sano” benché in fase di iper trend, avrebbe almeno dovuto trovare una schiera di compratori sui supporti più immediati. Ciò non è accaduto, a conferma che ci troviamo in un mercato condizionato dalle numerose incognite, sugli effetti della politica intrapresa dal primo ministro giapponese. 

Ancora infatti, gli unici elementi che abbiamo a disposizione sono di natura finanziaria piuttosto che economica. Notizia di questi giorni è che i fondi pensione giapponesi, hanno ufficializzato l’abbassamento delle loro quote destinate ai titoli di Stato, al fine di aumentare la componente azionaria. Può essere stato questo l’elemento, che nelle settimane scorse aveva provocato un rialzo dei tassi sui titoli decennali, al momento arginato dagli acquisti della Banca centrale, che aveva alzato il tetto prestabilito della nuova emissione di moneta. Nei prossimi giorni quindi saranno proprio le notizie derivanti dalla Banca centrale e dalle autorità politiche, a determinare brusche oscillazioni dell’indice. Le probabilità di un forte recupero, data la presenza di numerosa speculazione a livello mondiale, rimangono elevate. È chiaro comunque che la rottura di 12.500 punti innescherebbe una situazione a dir poco ansiosa.

Grafico dax (carta giornaliera)
Benché le autorità politiche italiane e francesi abbiano interesse affinché l’economia tedesca accusi una battuta d’arresto, per addolcire la Merkel, l’indice Dax presenta un quadro tecnico tutt’altro che preoccupante, la cui forza rispetto agli altri indici europei è ancora devastante. Nella scorsa settimana la correzione non è andata al di là degli 8000 punti per poi dover assistere ad una repentina ripresa che ha permesso di chiudere la settimana con un calo dell’1% rispetto al 3% dell’Italia. Il quadro degli indicatori è molto simile agli altri indici anche se è evidente come la Germania rappresenti, al momento, il rifugio per eccellenza dell’area europea. I segnali di maggior forza comparativa rispetto agli altri indici, non costituiscono certamente un elemento che lascia intravedere una qualche distensione sotto l’aspetto politico europeo. Del resto in questi giorni la divergenza fra i paesi del Mediterraneo e la Germania stessa appare sempre più marcata. Da un punto di vista tecnico la ripresa di venerdì, sembra quindi avere arrestato la fase correttiva. Tuttavia quota 8350 rappresenta un livello di resistenza non trascurabile, indicato dalla media a 21 giorni la quale ha iniziato una parabola discendente. Oltre questo livello sarebbe lecito attendersi un nuovo attacco al livello di resistenza più importante situato a 8560.
Indice SP500 (grafico giornaliero)
Ancora in una situazione forte, l’indice americano, che nella settimana precedente ha trovato in quota 1600 punti (a dir poco maniacale la tenuta della trendline più repentina indicata con la linea nera) il livello sul quale reagire. Del resto una rottura dello stesso avrebbe innescato una serie di vendite poco controllabile almeno nel breve periodo, con pericolo di situazioni psicologiche poco piacevoli. Il rialzo di venerdì ha permesso un avvicinamento alla media a 21 giorni attualmente situata a 1646 punti. Il quadro degli oscillatori anche se molto simile agli indici europei, al momento rimane tipico di un mercato ancora in salute. E’ ovvio comunque che la correlazione con le altre borse è pressoché identica. L’indicatore di volatilità benché abbia visto un risveglio, non si trovano al momento in una situazione preoccupante. Le resistenze più importanti nel breve periodo sono da indicare in quota 1650, 1675 e il 1690. Di contro un livello di supporto non trascurabile è situato a 1625. Sotto questo livello prenderebbe maggior forza la fase correttiva del momento. Ovviamente  le probabilità di risalita sembrano maggiori.
Mercati emergenti (etf IEEM giornaliero)

Da moltissime settimane lo scenario dei mercati emergenti presenta una maggiore debolezza rispetto agli altri. E come se non bastasse il mercato che più aveva performato, cioè la Turchia, ha subito un calo del 27% in soli 15 giorni grazie agli eventi della ormai battezzata “primavera turca”.

Insomma un periodo proprio storto per coloro, e vi assicuro che non erano una minoranza, che avevano puntato su quei paesi che presentavano il maggior tasso di crescita economica, demografica e finanziaria. A peggiorare ancora le cose, le valute emergenti, che fino al 2012, avevano beneficiato della simpatia degli investitori, oltre che dei fondamentali economici che tuttora rimangono comunque i migliori del contesto globale.

Del resto da qualche mese a questa parte ci troviamo in presenza di mercati che poco hanno da condividere con il ciclo della crescita, in quanto attenti soprattutto alle politiche monetarie delle banche centrali, vedi Giappone. 

Proprio quest’ultimo, con la sua svalutazione, rappresenta più di un disturbo, proprio per quei paesi che con l’industria manifatturiera hanno fatto la loro fortuna. Analizzando il grafico dei mercati emergenti, è ben evidente come l’etf di riferimento abbia perforato violentemente la media a 200 giorni. Questo rappresenta l’unica area di mercato con una tendenza ribassista nel medio periodo. Doveroso sottolineare il fatto che proprio questi mercati anticiparono la fase toro che iniziò nel 2009. Pertanto non dobbiamo assolutamente trascurare questo scenario. Del resto le multinazionali americane ed europee presentano mediamente nel loro conto economico una fetta ormai rilevante (tra il 20 e il 30 percento) del proprio fatturato. Pensare quindi ad un rallentamento dell’economie che fino ad oggi hanno avuto il maggior tasso di crescita, significa attendersi risultati societari poco entusiasmanti, alla luce anche delle svalutazioni monetarie, che incideranno sui loro margini. Ma questo come  detto è economia e non guerra valutaria nella quale le bombe di liquidità possono piovere dal cielo mediante una semplice dichiarazione di un qualsiasi governatore sparso per il mondo.

Alla prossima e “mi consenta” caro lettore, faccia una donazione diretta “le manderemo insieme ad un set di pentole (ovviamente è uno scherzo) anche la previsione per i prossimi 3 mesi (questo non è uno scherzo)”. Altrimenti qua dovremo emigrare in Cambogia per scrivere……………almeno lì con 50 o 60 euro ti danno insieme al mangiare e all’alloggio pure l’Adsl. 

Inserite i vostri commenti! Ci fa piacere sentire anche le vostre esperienze e posizioni in merito. Ogni spunto può essere utile per dare un’informazione migliore e più completa!




Aforisma della settimana
“Quando i prezzi non stanno andando da nessuna parte, ma semplicemente muovendosi in un intervallo limitato, non ha senso cercare di prevedere se il prossimo rilevante movimento sarà al rialzo o al ribasso. Ció che occorre fare è seguire il mercato, cercare di determinare l’ampiezza dell’intervallo, e semplicemente non fare nulla fino a che tale intervallo non viene rotto in un senso o nell’altro.” Jesse Livermore

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