MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il fatto più clamoroso della scorsa settimana va ricercato sicuramente nella vistosa correzione dell’indice Nikkei, che in un sol giorno ha ceduto il 7%. Era ormai da molto tempo che il viaggio della borsa di Tokyo era accompagnato da un eccesso degli indicatori, i quali prima o poi avrebbero accennato al rientro. 
Sono bastati infatti, piccoli scricchiolii per scatenare la corsa ai realizzi, da identificare in particolare nell’intervento di Bernanke al Congresso, secondo il quale non è da escludere un rallentamento della politica quantitativa nei prossimi mesi.  
La cosa più preoccupante, tuttavia, è arrivata dal mercato dei Japan Bond, per i quali non sembra bastare la forte immissione di liquidità. Le aste sul decennale infatti, nonostante un intervento supplementare di liquidità della Boj hanno visto tassi pressoché doppi rispetto allo scorso aprile. Qualcosa pertanto sembra essersi inceppato nel così tanto semplice meccanismo di creare moneta dal nulla. 

Da un punto di vista tecnico, pertanto, se la scorsa settimana eravamo in una fase di iper-trend bullish, adesso l’etichetta più adatta per la fase attuale è “rientro da iper-trend bullish”.
Stabilire la violenza, in termini di volatilità, della fase di rientro non è particolarmente facile. Diciamo che tutto sommato è meglio non esserne partecipi. 
Non deve sorprendere se le dichiarazioni di Bernanke, siano arrivate esattamente nel periodo di massima esagerazione espansionistica del Giappone. Era da giorni che gli Usa avevano manifestato una certa avversione nella continua svalutazione dello Yen. Sarà bastato un battito di ali per richiamare Mr Abe all’ordine? Personalmente non credo, visto che il cavallo di battaglia del Primo Ministro giapponese è stato proprio la svalutazione selvaggia, al fine di rinvigorire un’economia ormai morta da tempo. Per capire, quanto fosse grave l’economia del Giappone basti pensare alla perdita di competitività (tecnologica e manifatturiera) subita negli ultimi venti anni, a vantaggio di Cina e Corea del Nord.
Come ho sempre sostenuto, l’Abenomics era una sorta di ultima spiaggia per un paese ormai al collasso sotto il profilo dei numeri di bilancio. E’ evidente che il mercato dei bond non regge più se la Boj non sottoscrive, mentre interessante sarà valutare l’entrata in vigore degli aumenti delle imposte indirette previste nei prossimi mesi. 
Ma andiamo adesso a commentare il grafico su scala settimanale riportato sotto.
Ho voluto evidenziare prima di tutto la figura di “bearish engulfing”, rimanendo proprio in tema di Giappone. Secondo il metodo candlestick, infatti, questa è una delle figure più chiare di inversione ribassista. 
Il tutto sta avvenendo dopo il raggiungimento di un obiettivo estremamente importante, situato a 15300, seguito da una rottura della rsi settimanale della rispettiva media, che sancisce l’arresto della fase di iper-trend bullish. 
Nonostante ciò vedremo nei prossimi giorni, i soliti interventismi giapponesi, volenterosi di stravolgere le leggi della fisica, come del resto accadde nell’89, quando cercavano con ogni mezzo di frenare la discesa dai 40000 punti, attraverso la restrizione delle vendite. Vatti a fidare di un paese, che ha un debito quasi come gli Stati Uniti, ma con un pil pari ad un terzo. Personalmente mi accodo agli auguri formulati dal governatore della Bundesbank. 
Anche la borsa americana, dà qualche segnale di pesantezza, se guardiamo al grafico di lungo, ma siamo ben lontani dalla fase anomala del Nikkei. L’indice SP500 è stato respinto in modo evidente dalla parte alta, di due canali rialzisti, uno secondario e l’altro primario, situata in prossimità della soglia dei 1700 punti. Il quadro delle medie si muove in un contesto bullish ovviamente, ma qualche segnale di debolezza è già presente se guardiamo alla rsi e al macd giornaliero. In ogni caso, i problemi non sembrano certo partire da questa borsa. Fra le altre cose, se guardiamo agli indicatori settimanali ci troviamo ancora in assenza di segnali di cedimento. Quota 1625 è comunque un supporto da considerare con la massima attenzione, in quanto al di sotto di tale livello si potrebbe materializzare una correzione di più lungo raggio, con target a 1570/1580. 

Situazione più debole invece per l’indice Eurostoxx. Nel grafico sotto possiamo vedere come la resistenza di 2820, rappresentata dalla parte alta del blando canale rialzista di lungo, abbia respinto i tentativi di accelerazione. Le borse europee, ad eccezione del Dax, non erano entrate nella fase di iper-trend bullish confermando una situazione zavorrata da un quadro economico e finanziario di grande incertezza. I contrasti all’interno dei vari paesi è evidente, soprattutto quando si affrontano i temi di politica monetaria. Proprio questa mattina abbiamo pubblicato in questo blog un post dal titolo: Pronti al default? Nel breve periodo il supporto più importante per lo Stoxx50 è situato a 2690. Sotto questo livello avremmo un deterioramento del quadro tecnico poco rassicurante nel medio periodo.

Uno sguardo particolare invece lo darei questa volta al nostro Btp decennale, che zitto zitto dall’inizio di maggio ha lasciato sul terreno quasi 4 figure. La rottura del punto 2, indicato nel grafico sotto non rappresenta certo un segnale di forza. Chissà se anche a questa mandata la Bce ci sorprenderà con qualche effetto speciale? Del resto Mario Draghi sembra ormai essere l’unica figura in grado di arginare un quadro sempre più angosciante, se guardiamo alla complessità di un Governo assolutamente inadeguato alle esigenze concrete del Paese. Sconcertante il quadro descritto questa settimana dalla Confindustria, la quale sembra ormai certificare uno scenario destinato ad essere inghiottito dal vortice della depressione che attraversa l’Italia. E’ altrettanto curiosa ormai la netta spaccatura europea in termini di azione tra la Germania e i paesi del Mediterraneo. Quest’ultimi sembrano sempre più decisi ad affidarsi ai miracoli della Bce, mentre i tedeschi, alle prese con le elezioni, potrebbero addirittura vedere una rivalutazione della loro politica monetarista, qualora il canarino giapponese ritornasse mezzo ammaccato dal viaggio in miniera.

Con questo vi do appuntamento alla prossima settimana, per “l’analisi settimanale”, ma vi invito:
1) A cliccare sui video per contribuire al blog.
2) Ad aderire alle previsioni per il terzo trimestre attraverso un contributo diretto, cliccando sul banner. 
Grazie

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Aforisma della settimana
“Non cercare di centrare i massimi e i minimi, solo i bugiardi ci riescono.” Victor Sperandeo

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3 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    Analisi che non fa una piega, ma ancora una volta conferma quello che penso da 5 anni almeno (in realtà dal 2000 in epoca di bolle tecno).<br />Siamo in una fase storica che ci sta mostrando le prima crepe nella diga del capitalismo. Una diga che sembra a tutti impossibile da demolire. Io invece penso che la diga si resisterà, ma che si staccheranno i massi dalla montagna, via via sempre più

    • Andrea Facchini ha detto:

      Non sono d&#39;accordo sul passato, serve eccome, soprattutto per correggere ed evitare gli errori. Questo in un contesto razionale. Purtroppo l&#39;uomo, preso dall&#39;avidità, non riesce più a ragionare e si lascia prendere dagli interessi di parte finendo col ripetere gli stessi errori. E&#39; proprio questo che lo rende stupido difronte agli occhi delle persone che ragionano con lucidità. <

  2. Anonymous ha detto:

    La sostanza è la stessa quando dici &quot; Purtroppo l&#39;uomo, preso dall&#39;avidità, non riesce più a ragionare e si lascia prendere dagli interessi di parte finendo col ripetere gli stessi errori.&quot; Gli errori sono anche le guerre che per le menti malate hanno il vantaggio di portare sviluppo e ricostruzione. Se proprio vogliamo vederci un lato positivo(cinico) è che fanno calare il

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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