MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il passato si ripete, non necessariamente allo stesso modo. Vediamo cosa successe quel giorno e cosa fecero finanzieri e politici.

Finanzieri che parlano di vendite di necessità e politici che promettono una rapida ripresa. Il dramma di un’azione disperata, sino al punto di negare l’evidenza.

Tutti devono diventare ricchi

Gli anni 20 sono ricordati negli Stati Uniti come anni di prosperità economica crescente diffusa. La crescita dei consumi di massa alimenta la speranza di uno sviluppo inarrestabile di cui tutta la popolazione potrà prima o poi godere. Questo fenomeno è particolarmente evidente nell’euforia finanziaria che sembra cogliere gran parte degli statunitensi. Il giornalista F.L. Allen ricorda di aver assistito nel ’29 ad una scena molto significativa: si è imbattuto nell’autista personale di un grande imprenditore che guidava con l’orecchio teso a quanto si diceva sul sedile posteriore circa un imminente movimento nelle azioni Betlehem Steel., perché anche lui aveva un pacchetto di 50 azioni. Nello stesso anno, sulla rivista per casalinghe “Ladies home journal”, J. Raskob, agente nel settore azionario, pubblica un articolo contenente una serie di consigli per chi voglia giocare in borsa: il titolo assai eloquente è ” tutti devono diventare ricchi”.

Il giovedì nero

Per questo motivo, fin dal suo inizio, il grande crollo coinvolge una folla di piccoli risparmiatori, gettandoli sul lastrico. Mercoledì 23 ottobre, verso sera, 2,5 milioni di azioni sono state scambiate. Già da qualche giorno l’indice dei prezzi delle azioni da segni di instabilità, ma dagli operatori economici continuano a provenire inviti alla calma e proclami ottimistici. Ancora mercoledì notte i giornali vanno in stampa con una formidabile parata pubblicitaria, che offre una nuova serie di azioni ad un prezzo che si promette vantaggioso.
Il giorno seguente il crollo giunge in sordina. All’inizio della mattinata i prezzi restano fermi. Verso le 11 però si è ormai scatenata la corsa a vendere le proprie azioni. Verso le 11.30 il mercato va in preda ad un panico indescrivibile. Fuori dalla borsa di Wall Street si radunano le persone in massa. Inizialmente la folla è incredula, poi inquieta, poi sempre più spaventata dei segnali che provengono dall’interno.

Un po’ di vendita di necessità

Durante i primi giorni i finanzieri spendono tutto il proprio credito per assicurare la nazione ed evitare il peggio. Il pomeriggio di giovedì 24 ottobre si svolge una riunione di importantissimi banchieri e uomini d’affari, che decidono misure eccezionali per scongiurare il tracollo. All’uscita della riunione T. Lamont, alto dirigente di una banca d’affari, incontra i giornalisti. Con quella che è stata definita una delle più straordinarie minimizzazioni di tutti i tempi egli dichiara: “Ci sono state un pò di vendite forzate in Borsa”, giurando che le cose sono “suscettibili di miglioramento”.  La domenica, nei sermoni, s’interpreta il tracollo come una punizione divina non del tutto immeritata per una nazione che ha vissuto per un decennio al di sopra delle proprie possibilità. Si ritiene comunque che la collera celeste sia passata. La settimana seguente tuttavia, la crisi si aggrava ancora, e martedì 29 per Wall Street è la peggiore giornata di sempre.

L’impotenza di Hoover

Come gli interventi dei banchieri, anche quelli dei politici risultano fallimentari. Il sindaco di New York, martedì 29, non sa far di meglio che invitare i distributori cinematografici a presentare film capaci di ristabilire il coraggio e la speranza nel cuore degli uomini.
Lo stesso Presidente Hoover dà una tragico comica dimostrazione di impotenza con una serie di dichiarazioni ottimistiche che vengono puntualmente smentite dei fatti. Nel dicembre del 1929, parlando al Congresso, dice che i provvedimenti presi dal governo hanno ristabilito la fiducia. Nel marzo del 1930 assicura che peggiori effetti della crisi finiranno entro una sessantina di giorni. In maggio garantisce che gli affari torneranno alla normalità entro l’autunno. In realtà tra il 1929 e il 1932 la produzione industriale, i redditi dei lavoratori operai e agricoli si dimezzano e alle periferie delle città migliaia di disperati che hanno perso tutto si accalcano in baraccopoli di fortuna.

Commento di Borsadocchiaperti:
La semplice tattica di negare l’evidenza e di dire che è tutto ok, o di dire che tra 6 mesi la crisi sarà finita scommetto che l’hai già sentita diverse volte in questi anni…
La storia spesso insegna.

Inserite i vostri commenti! Ci fa piacere sentire anche le vostre esperienze e posizioni in merito. Ogni spunto può essere utile per dare un’informazione migliore e più completa!



 


Aforisma della settimana
“Non cercare di centrare i massimi e i minimi, solo i bugiardi ci riescono.” Victor Sperandeo

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2 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    La storia si ripete cambiando solo i nomi come diceva il Guicciardini.<br />Quello che avviene nel mondo della finanza e nell&#39;economia reale di rimando e semplicemente l&#39;eterna sete di ricchezza che ha l&#39;uomo.<br />Nessuno escluso, attenti bene. Ognuno di noi aspira al di più….<br />Poi ci sono i furbacchioni che manovrano i &quot;polli&quot; , i pifferai che suonano e i topi che

  2. Anonymous ha detto:

    sono short…….ma ammetto che iniziano a tremarmi un po&#39; le gambe. Sta salita sembra infinita

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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