E’ di qualche giorno fa la notizia che Fiat abbia dovuto fermare diversi impianti (ad esempio la Maserati di Grugliasco e lo stabilimento in Serbia), ma abbia rischiato anche di fermarne altri causa, mancanza di forniture da parte della Selmat, che consegna a Fiat parti in plastica per l’assemblaggio della automobili.
La cosa sembra essersi risolta ieri, ma è indice di un processo molto profondo che sta interessando le multinazionali.
Come detto nel post “Il rischio non è percepito ed è morto! W il rischio!” le multinazionali (non solo Fiat) stanno navigando nella crisi riuscendo a migliorare in linea di massima il loro profilo di debito grazie alle emissioni in bond a basso rendimento e a più lunga scadenza. Hanno quindi discreta liquidità o comunque migliorato l’aspetto debitorio e questo permette loro di trovarsi in acque non così gravi in cui invece avrebbe potuto metterle la crisi. Sto parlando ovviamente in generale, non solo di Fiat.
Le multinazionali vivono però non solo di debito, ma tipicamente di processi produttivi e in questi processi produttivi per assemblare i loro prodotti devono appoggiarsi a dei fornitori.
Nei periodi di “grassa” l’unico problema che si ha con i fornitori è di pura trattativa commerciale: io tiro sul prezzo perchè sono enorme e tu tiri sul prezzo perchè sei specializzato.
Durante la crisi gli approcci delle multinazionali possono essere 2:
1. siccome io devo ridurre i margini allora fornitore li riduci anche tu, cavoli tuoi poi stare in piedi
2. visto che io devo ridurre i margini allora fornitore li riduci anche tu, ma stiamo bene attenti a stare in piedi tutti e due
All’inizio della crisi il primo approccio è andato per la maggiore, anche perchè si pensava fosse una crisi passeggera.
Adesso però (e non da molto) le multinazionali più lungimiranti stanno iniziando nei loro business plan a valutare anche lo stato dei fornitori e i possibili impatti che avrebbe la perdita di un o l’altro fornitore sul business nel complesso, in modo da evitare letteralmente di “tirargli il collo” o evitare casi Fiat-Selmat.
Facciamo degli esempi:
La multinazionale M dipende dal fornitore F per il pezzo P. Il fornitore F fallisce. La multinazione oltre a perdere i pezzi e quindi dover bloccare la produzione (il processo produttivo è peggio di un orologio svizzero per il modo in cui tutto deve arrivare nel posto giusto al momento giusto altrimenti il pezzo finale non si compone … avete mai visto una fabbrica produrre macchine senza ruote o senza freni?) rischia anche peggio, ovvero ad esempio il non poter recuperare il suo patrimonio produttivo come ad esempio gli stampi che ha in giacenza dal fornitore per i suoi pezzi.
Altro caso, il fornitore viene picchettato dai dipendenti per problemi associati alla cassa integrazione o simili. Anche qui niente produzione e niente stampi, visto che il fornitore si guarda bene da forzare i blocchi dei dipendenti per prendere gli stampi della multinazione M mentre è in trattativa sindacale.
Sembrano cose di secondaria importanza, ma non lo sono. Come si è visto nel caso Fiat, basta che 1 fornitore negli N necessari e fondamentali al processo produttivo si fermi, che il processo produttivo si ferma con danni elevati.
Ecco perchè le multinazionali lungimiranti, dopo aver in questi anni ottimizzato i processi interni in modo da “reggere” la crisi, stanno andando a ottimizzare anche i processi di input/output verso i fornitori, praticamente facendo dei veri e propri piani di “Disaster Recovery” (tipico termine usato nell’IT e da esso preso in prestito) dei “Fornitori chiave” in modo da essere preparate ad ogni evenienza anche nella catena suppliers.
Questo perchè il rischio di perdere un fornitore (oltre che di non trovarne un altro che lo sostituisca) non è più trascurabile e davanti a una perdita del genere la multinazionale non può più permettersi di reagire come la seguente famosissima vignetta di Scott Adams (presente in numerosi ced e sale server), ma deve avere un piano già pronto, perchè il tempo è denaro in crisi più che mai e ormai avere un piano fa la differenza tra sopravvivere e fallire.
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Aforisma della settimana
“Quando si fa questo mestiere non ci si puó permettere il lusso di avere opinioni rigide. Occorre avere una mente aperta e tanta flessibilità.” Jesse Livermore