MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Un fenomeno che nonostante la crisi ha proseguito a manifestarsi in tutta la sua potenza inarrestabile e che sicuramente non si ridurrà nei prossimi anni, è la crescita delle economie emergenti.

Parliamo di crescita economica ma anche di crescita demografica.

Ma facciamo un passo indietro.

Per centinaia di anni le popolazioni mondiali non hanno visto crescere molto quello che potremmo chiamare pil pro capite. Le persone che vissero nei primi anni del 1800 non avevano una capacità di spesa (aggiustata per il periodo storico e l’eventuale concetto di inflazione se applicabile) molto diversa da quella dei romani. I cicli economici che erano tipicamente agricoli venivano bloccati e devastati periodicamente da guerre ed epidemie e quindi la popolazione mondiale viveva in una sorta di onda di pil pro capite che la faceva oscillare attorno ad una media che nei secoli variava di ben poco.

Ma nel 1800 a cambiare questo meccanismo è arrivata la rivoluzione industriale. Da lì al 1950 alcune nazioni (Europa, USA, Russia, Giappone) si erano sviluppate industrialmente a tal punto che costituivano più del 50% del pil mondiale da sole essendo il pil ormai una funzione dell’industrializzazione e non solo del numero di abitanti e del tempo. Negli anni successivi a questo gruppo si sono aggiunti altri stati sia orientali che occidentali come ad esempio la Corea e Taiwan. A fine 1900 e inizio anni 2000 sono poi arrivati i colossi: Cina, India, Brasile ed altri ancora.

Ma cosa guida questo processo di progressiva crescita di importanza di queste nazioni nel calcolo del pil mondiale e non solo, ma anche nel panorama mondiale? Due aspetti principalmente: la demografia e la convergenza.

Vediamo cosa sono e come influiscono su quanto detto.

La demografia

La demografia è la scienza che studia lo sviluppo della popolazione umana. E’ strabiliante a mio avviso ad esempio sapere che nel 1950 eravamo sulla Terra circa 2,5 miliardi mentre ora abbiamo superato i 7, e questo in poco meno di 60 anni. Considerato che la popolazione della terra ce ne ha messi 123 per passare da 1 a 2 miliardi e che in 84 siamo passati da 2 a 7, ci si può immaginare di come questo fenomeno sia incredibilmente potente e importante.

In questa crescita però, non tutte le aree contribuiscono equamente: ci sono nazioni dove il tasso di replacement (è il tasso di “rimpiazzamento” degli esseri umani calcolato per donna: sotto il 2, la popolazione si riduce, a 2 resta immobile, sopra il 2 la popolazione aumenta) è anche 3 e oltre, altre in cui il tasso è meno di 2. Per cui la popolazione di alcune nazioni è cresciuta a un ritmo vertiginoso, in altri è rimasta pressochè uguale e se non fosse stato per l’immigrazione probabilmente sarebbe addirittura calata.

Nell’immagine, le aree azzurre sono quelle sotto il replacement rate.

Inoltre vanno considerati altri meccanismi.

L’aspettativa di vita sta aumentando progressivamente in tutti gli stati del mondo, in alcuni dove è già alta meno, in altri dove è bassa di più. Le stime delle Nazioni Unite parlano di un’aspettativa di vita di 100 anni in Europa entro il 2050-2100 e di un’aspettativa di vita tra il 2080 e il 2150 di almeno 80 anni di vita anche in stati africani dove ora la mortalità infantile è molto alta, grazie al progresso medico ed economico.

Si ridurrà la mortalità infantile, grazie alle migliori condizioni di vita e alla diffusione delle cure e della cultura che permetteranno di rendere sostenibile la procreazione in stati dove ora è un mero atto animale.

La media quindi dell’età della popolazione mondiale è prevista in aumento dai 26-30 anni attuali a 40-45 nel 2050-2100. Questo vuol dire molti adulti e molti anziani.

Ritornando all’impatto degli emergenti, si pensi che tutti questi meccanismi erano già in atto nei paesi Europei negli anni 1950-2000 mentre nei paesi emergenti stanno esplodendo in questi anni.

Va considerato ad esempio che mentre Cina e India nel 1950 contavano 900 milioni di abitanti complessivamente e l’Italia era tra tra i 10 paesi più popolosi del mondo, nel 2000 Cina e India contavano 2,2 miliardi di abitanti e l’Italia non era nemmeno nei primi 20 paesi più popolosi. Questo fa capire come gli emergenti siano tali perchè  stanno letteralmente esplodendo demograficamente.

Per chiudere il discorso demografico, sebbene ci potrebbe essere ancora moltissimo da dire, le previsioni danno una crescita ancora in corso degli emergenti, che però non sarà più così esplosiva ma raggiungerà un picco nei prossimi 50 anni per poi probabilmente rallentare. I paesi Europei invece sono visti in calo di popolazione (Italia inclusa) mentre gli usa continueranno a crescere sebbene lentamente grazie soprattutto all’immigrazione.

Come influisca la demografia sui processi economici è piuttosto intuitivo:
1. più richieste di materie prime agricole
2. più richieste di materie prime industriali
3. più menti che possono “inventare” nuove cose (immaginate quanti ingegneri può “sfornare” l’India con 1 miliardi di abitanti rispetto all’Italia con 60 milioni)
4. d’altro canto, più manodopera a basso costo
e altri aspetti ancora.

Tutto ciò porta i paesi in crescita demografica ad aumentare il loro pil.



 


La convergenza

Non è solo il pil che cresce, ma è il pil pro capite che cresce grazie alla convergenza. La convergenza è quel fenomeno che ha interessato diversi paesi europei dopo la seconda guerra mondiale. Gli USA erano la nazione più avanzata e i paesi Europei hanno iniziato un percorso di “inseguimento” che li ha portati a convergere verso il pil pro capite deli USA e a migliorare il loro Pil (tramite il processo di massiccia industrializzazione e di creazione di un settore terziario forte). Negli anni ’80 poi è toccato ad altri paesi  asiatici tra cui la Corea del Sud. E ora tocca a Cina ed India, tra gli altri.

La differenza sostanziale è che mentre i paesi europei avevano complessivamente una popolazione come quella USA e la Corea molto meno, Cina e India sono molto più grandi e il loro peso si sente maggiormente nel panorama mondiale. Nel grafico sottostante vediamo una mappa di cosa sta accadendo nel mondo.

Gli affluent (blu scuro) sono i paesi che hanno già avuto convergenza. I converging (verde scuro) sono i paesi che stanno convergendo, i delayed (verde chiaro) sono paesi che per vari motivi si sono fermati nel percorso di convergenza e gli struggling (azzurrino) sono quelli che non stanno convergendo, perlomeno non ancora (e come si vede sono principalmente africani.

Quindi convergenza e demografia ci portano a dire che alcuni paesi emergenti stanno aumentando a dismisura la loro popolazione e che questa sta aumentando il pil pro capite diventando più ricca. In aggiunta al fatto che la popolazione invecchia e che invecchiare porta teoricamente a risparmiare (le coppie giovani difficilmente hanno soldi da parte, visto che devono comprare casa e avere figli) ci permette di capire come stia per arrivare uno tsunami di persone che faranno parte della middle classe del futuro probabilmente cinesi e indiane.

Il grafico mostra come era la spesa delle middle class nel 2010 e come sarà nel 2030. Si noti come la middle class Asia-Pacific che contava solo per 4.8 trilioni di $ nel 2010, diventerà preponderante con 32.6 trilioni nel 2030.

Il grafico rafforza la visione del grafico precedente, mostrando come l’Europa che nel 2000 constituiva il 35% del consumo della middle class, nel 2050 sarà solamente il 10%.


Quindi concludendo, le previsioni dicono che arriveranno un ondata di borghesi asiatici pronti a consumare, spendere e darsi da fare. E questi non si fermeranno in India o Cina, ma si diffonderanno in tutto il mondo. Ingegneri, medici, imprenditori andranno in ogni paese dove la fortuna e le possibilità li porteranno.

Ma forse usare il verbo al futuro, ovvero “arriveranno”, è sbagliato.
Il processo è già in corso. Quindi, attenzione, la global middle class 
asiatica ed emergente è dietro l’angolo.

PS
Per chi si interessa anche di ecologia, una considerazione viene spontanea: al tasso di crescita attuale, siamo praticamente delle locuste. Speriamo la Terra regga fino a che non ci sia la stabilizzazione della crescita della popolazione prevista attorno al 2100, dovuta a alfabetizzazione, riduzione della fertilità, raggiungimento dei limiti biologici e riduzione del tasso di replacemente.

Inserite i vostri commenti! Ci fa piacere sentire anche le vostre esperienze e posizioni in merito. Ogni spunto può essere utile per dare un’informazione migliore e più completa!

Aforisma della settimana
“Quando si fa questo mestiere non ci si puó permettere il lusso di avere opinioni rigide. Occorre avere una mente aperta e tanta flessibilità.” Jesse Livermore

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2 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    Bella analisi e ricostruzione del processo di sviluppo industriale e sociale. Ma da almeno 20 anni mi domando ( x deformazione professionale a forza di girare numeri e analisi economiche, variazioni, budget,forecast e …..)dove andremo a parare (leggi sbattere). Io la rivoluzione industriale l'ho sempre vista come una iattura, non parliamo poi di quella tecnologica, perchè comporta

  2. Andrea T. ha detto:

    Grazie per il commento. Penso che quell'essere intelligente sia ancora sulla Terra, ma abbia perso il senso delle cose e della realtà. Dovrebbe concentrarsi, probabilmente, più sulla preservazione ed evoluzione della specie piuttosto che sul fare soldi con artifizi matematico/finanziari … altrimenti un giorno avrà tanti artifizi matematici ma nessuna Terra da popolare.

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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