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I mercati azionari europei nella settimana appena trascorsa hanno messo a segno performance medie comprese tra il 4 e il 5 percento. Anche l’Italia con un +5,10 ha vissuto la migliore settimana dall’inizio 2013. Il volano di questi rialzi, tuttavia, non può essere certo ricercato nel quadro economico internazionale, né tanto meno nella situazione politica italiana, anche se questa, dopo mille difficoltà e ben 60 giorni di poteri vacanti, ha partorito le tracce di un Governo di larga coalizione, tuttora in fase di formazione. Auguri.
Il tema principale sul quale sembra essersi sviluppato il trend di questa settimana, sembra avere un nome e cognome, tanto per cambiare: Mario Draghi. I mercati attendono da quest’ultimo una specie di miracolo, in grado di rianimare il credito in favore delle imprese. Come dicevo la volta scorsa, uno dei membri della Bce, aveva accennato ad un probabile intervento sul mercato delle corporate, al fine di rianimare il credito. Un ribasso dei tassi è più che scontato dal mercato e per certi aspetti sarebbe quasi considerato come un nulla di fatto, alla luce di quello che sta accadendo in Europa e nel resto del Mondo.
Desta preoccupazione l’atteggiamento della Bundesbank, che attraverso giornali di parte, fa trapelare il documento che ha sottoposto alla Corte Costituzionale per dimostrare l’illegittimità dell’operazione Omt della Bce e del fondo Esm. La stessa C.C. tedesca si pronuncerà intorno al 10 di giugno.
Trovo questo punto un problemino di non poco conto, considerato il fatto che la Bundesbank è un istituzione fortemente considerata dal popolo tedesco. “Non tutti i tedeschi credono a Dio, ma tutti i tedeschi credono alla Bundesbank”. Questo detto di Jacques Delors mi è rimasto sempre impresso.
Il tutto contornato da un clima elettorale sempre più vivo, nel quale il partito anti Euro, che attualmente vede consensi al 3%, potrebbe costituire con il passare delle settimane, un elemento di forte disturbo per una vittoria incontrastata della Merkel. Pare che il bacino di elettori anti Euro, sia tra il 20 e il 25 percento.
Proprio la Cancelliera tedesca, rappresenta l’elemento più ambiguo della Comunità Europea, prendendo da un lato le distanze dalla Bundesbank (non dimenticate mai che Weidmann è uno dei suoi principali consiglieri economici), mentre dall’altro sostiene che la Germania dovrebbe addirittura alzare i tassi, per poi sottolineare la dovuta indipendenza della Bce nelle proprie decisioni. Difficile stabilire se il tutto rappresenti un bluff, al fine di placare le preoccupazioni del popolo tedesco in previsione delle elezioni, oppure se si stia seminando il terreno per un’uscita della Germania dall’Eurozona, visto che ad oggi, insieme a qualche altro paese nordico, è l’unica a rifiutare le politiche quantitative attuate dalle principali banche centrali. Personalmente opto per la seconda ipotesi, considerato lo spirito calvinista dei tedeschi, ma soprattutto la paura che essi hanno delle politiche fortemente espansive, dopo le esperienze avute durante la Repubblica di Weimar.
Mi preoccupa anche questo tifare contro la crescita tedesca, da parte di noi periferici, pensando che uno scenario recessivo possa ammorbidire il loro atteggiamento nei nostri confronti.
La riunione della Bce, prevista per il 2 di maggio, pertanto, costituisce un’occasione per misurare ancora una volta, le forze che interagiscono all’interno della stessa. Il fatto che la Bundesbank abbia fatto solo adesso trapelare il suo documento, è il segnale che Mario Draghi sta pensando a qualcosa di veramente concreto. Almeno su questo sembrano basarsi le aspettative del mercato. Guai in caso di delusione ovviamente.
Il segnale che la Germania sia abbastanza isolata dall’Ue, è la concessione che quest’ultima, ha fatto alla Spagna, al fine di allungare i tempi di rientro sotto la soglia del 3% di deficit. Tuttavia, questo non significa che prima o poi la Merkel & Co. verranno dalla nostra parte. Entrare nella loro testa è difficile se ragioniamo da italiani e soprattutto da cattolici. Sono addirittura irritanti le risposte che arrivano da Berlino, non appena si parla di allentare l’Austerity.
Scontato è sicuramente il fatto che paesi come Italia, Spagna e Francia non possono più far leva su un aumento della pressione fiscale. Le parole del ministro delle Finanze tedesco, secondo il quale ci sono ancora margini per alzare le tasse al fine di risanare i conti, suonano come una provocazione, alla luce anche dei risultati fin qui visti.
Ma il Mondo non è solo Europa. Negli ultimi giorni abbiamo visto un concretizzarsi del rallentamento economico, culminato con la crescita del Pil Usa nel primo trimestre, attestatosi al 2,5 contro attese comprese tra il 3 e il 3,3. Il dato è preoccupante in quanto non tiene conto degli effetti del “sequester”, mentre alla crescita ha contribuito per l’1% l’aumento delle scorte. Nei prossimi mesi, gli Stati Uniti, oltre allo stallo dell’economia europea, potrebbero soffrire della competitività giapponese e di qualche difficoltà presente sul mercato cinese.
Ma passiamo all’analisi di qualche indice, altrimenti vi abituate male, visto che in questo blog è tutto nelle vostre mani, piuttosto restie a schiacciare il tasto delle “Donazioni”.
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INDICE FTSEMIB
Il forte recupero dell’indice italiano sembra aver definito un canale rialzista di lungo periodo più blando il cui supporto è da identificare in quota 15300. Quota 15850 tuttavia rappresenterebbe un livello sotto il quale vi sarebbe un chiaro peggioramento della situazione tecnica. Quota 16800 al contrario rappresenta una resistenza da non sottovalutare. Il superamento di questo livello concretizzerebbe la strada in favore del target di 19250.
Fra le note positive si registra un risveglio positivo degli indicatori di breve e un calo della volatilità, scesa al di sotto della rispettiva media. Sembra di trovarci quindi in un contesto migliore rispetto alla settimana scorsa. Dobbiamo tuttavia considerare, che da tempo il mercato è entrato in un contesto di bassa direzionalità di lungo periodo, ragione per quale non è trascurabile la vulnerabilità del mercato a fronte di eventi ostili.
Il rialzo degli ultimi giorni è servito ad arrestare la caduta del Macd settimanale, il quale reagisce sopra la linea neutra. I prossimi giorni pertanto saranno essenziali al fine di trovare conferme positive. Già il superamento di 16800 sarebbe un fattore di aiuto.
BUND
Anche se ultimamente in misura minore, il Bund è un buon termometro per valutare il rischio di mercato. Tassi tedeschi in ulteriore compressione dovrebbero descrivere una situazione molto tesa e viceversa. Come possiamo vedere dal grafico, la rottura del doppio massimo non è rientrata affatto, anzi. Il quadro tecnico presenta una convergenza rialzista sia nel breve che nel lungo, tanto da mantenere elevate le possibilità di raggiungimento del traguardo posto a 148,50. Segnali di cedimento arriverebbero alla rottura di 145,60.
DAX
Il Dax ha reagito in modo netto a ridosso dei supporti indicati la settimana scorsa, fino a superare addirittura il livello di 7760. Questo movimento tuttavia potrebbe costituire anche un pull.back ribassista più definito, sul precedente canale rialzista perforato qualche settimana fa. Quota 7700 rappresenta il supporto di breve più importante. In questo caso la volatilità rimane ancora su livelli elevati. Le resistenza più importanti sono da indicare in quota 8000 e particolarmente in quota 8160.
SP500
Nuovo avvicinamento ai massimi di 1600, dopo una reazione impeccabile sulla parte bassa del canale rialzista di medio periodo. In questo caso viene confermata l’importanza del supporto dinamico di 1550. Il quadro degli indicatori si trova in una posizione ancora rialzista. Sotto quota 1550 si concretizzerebbe al contrario una pericolosa figura di doppio massimo. Interessante lo sviluppo dei volumi degli ultimi 30 giorni. Questo andrebbe a rafforzare la presenza di un importante top, qualora si concretizzasse la figura di doppio massimo. Pertanto darei molta importanza alla resistenza di 1600.
Con oggi ho concluso dandovi appuntamento alla prossima e non dimenticatevi di sostenere il blog. Grazie.
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