L’avarizia per definizione (Treccani) è:
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Chi, per un eccessivo attaccamento al denaro o un esagerato senso del risparmio, è estremamente restio a spendere, non solo per altri ma anche per sé (contrapp. a prodigo, liberale): padre a., negoziante a.; è così a. che non mangerebbe per non spendere; chi è a. del suo, è per lo più prodigo dell’altrui; non sperare nulla da quell’a.; è un sordido a.; l’a. ha venale fin l’anima (Tommaseo). Per estens., di ciò che è fatto con avarizia: un dono a.; vitto a.; ha dovuto consumare tutti i suoi a. risparmi.
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Curioso è come Dante nell’inferno dia la stessa punizione ai prodighi e agli avari, sentimenti per l’appunto contrapposti (i primi esagerano, i secondi difettano). Dante gli fa spostare pietre all’infinito, senza scopo, a dimostrazione che il loro essere eccessivi o difettosi (nel senso si mancare di) nella vita era inutile.
In realtà in finanza, almeno per la mia esperienza, l’avarizia è l’incapacità di fermare un gain e quindi mettere tecnicamente parlando uno stop profit.
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1. pura avarizia (voglio guadagnare di più) sulla singola operazione
2. paura del mancato guadagno (esco ma se ad esempio l’azione sale ancora perdo del guadagno)
3. voglia di guadagnare sempre di più, in accezione diversa dal punto 1. Ovvero aumento a dismisura il rischio per non perdere i fatidici “ultimi treni” o per eccesso di sicurezza.
Probabilmente il modus operandi sensato in questi casi per prendere una decisione razionale è:
1. se la strategia era uscire quando il valore X è stato raggiunto, allora bisogna uscire. Azzerare un gain (sei fortunato se sei in gain con i mercati degli ultimi anni) è molto peggio e probabilmente genera più sofferenza emotiva che un mancato gain.
2. il mancato guadagno non esiste fino a che non si verifica. Il gain che hai oggi è reale. Meglio stare nella realtà che sperare di “indovinare” il mercato.
Fatemi sapere cosa ne pensate della prima emozione tipica degli investori: l’avarizia.
La prossima emozione sarà la paura!