MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Nella giornata di venerdì abbiamo visto un vero e proprio tonfo dell’oro, che ha perforato il supporto di 1540 e 1500. Proprio qualche giorno fa sembrava possibile una reazione, anche se dal punto di vista degli indicatori non vi era traccia.
Il grafico sopra descrive molto chiaramente l’andamento dell’oro (rosso) e quello dell’indice Sp500 (verde) dal 1975 in poi.
Diciamo che l’oro è un bene rifugio, ma che alla lunga l’indice azionario lo è di più, almeno stando ai dati che abbiamo a disposizione.

Tuttavia l’oro non può essere rapportato ad una borsa, bensì ad una moneta. Questo grafico ad esempio sarebbe l’andamento dell’indice Sp500 dal ’75 in termini di oro, anziché in dollari. Ben evidente la bolla del 2000, in cui avevamo gli indici sui livelli di oggi e l’oro che oscillava sotto i 300 dollari. E’ lecito quindi pensare che il rapporto non fosse corretto in quegli anni, piuttosto che adesso.


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L’oro non può altro che essere confrontato con la moneta a corso legale che lo esprime, ossia il Dollaro. Forse, in situazioni di normalità sarebbe stato lecito pensare ad una fase eccessiva, in quanto i prezzi non troverebbero giustificazione nel tasso di inflazione degli ultimi anni. 
Ad oggi l’oro, se partiamo dal 1975 avrebbe infatti, ripagato ben oltre il tasso di inflazione medio Usa del 3,2%. Se il metallo giallo dovesse rispettare solamente il tasso di inflazione medio degli ultimi 38 anni, il suo valore ammonterebbe a 630 dollari. 
Al contrario il rendimento medio è stato del 5,6%. 
Ciò è la dimostrazione che l’inflazione ufficiale non è proprio quella veritiera, ma soprattutto che i prezzi stanno scontando gli effetti che avremo fra qualche anno grazie alle politiche non convenzionali delle banche centrali. Forse un’inflazione galoppante e poco controllabile?

Come possiamo vedere in questo grafico, il calo violento di venerdì ha riportato le quotazioni dell’oro al 38% di correzione del rialzo iniziato nel 2009. Se 1470 non bastasse avremmo il livello di 1420 e 1330, come supporti importanti. Del resto è prematuro azzardare qualsiasi previsione al momento, in quanto ci troviamo in una fase ribassista violenta se guardiamo agli indicatori. 
A livello strategico di lungo periodo questa potrebbe essere l’occasione per entrare, nel caso nei prossimi anni si manifestasse quell’inflazione galoppante tanto temuta, ma allo stesso tempo voluta per svalutare i debiti pubblici. 
Al contrario dovremmo ritenere i prezzi attuali ancora appetibili per fare cassa, qualora subentrasse l’altrettanto temuta deflazione. 
Le ragioni tecniche del ribasso dell’oro, sono da ricercare nella volontà di Cipro di vendere parte delle proprie riserve. Questo ha svegliato gli operatori riguardo al pericolo che altri paesi in difficoltà possano replicare tale mossa. Inoltre da gennaio 2013 l’India, che è uno dei principali compratori, avrebbe aumentato le tasse sulle importazioni del metallo giallo dal 4 al 6 percento. 
Questi tuttavia sembrano problemi secondari, che dovrebbero incidere nel breve e non sul lungo. La tendenza sul lungo sembra favorevole all’oro se guardiamo a certi numeri. Le banche centrali sono i principali acquirenti, come possiamo vedere qua sotto.

In questa tabella possiamo vedere la percentuale di oro in base alle riserve totali delle banche centrali.  Interessante come la Cina abbia solo l’1,8% di oro in proporzione alle riserve. 

La percentuale di oro, rispetto alle riserve in valuta estera invece, sta costantemente salendo, se guardiamo la linea gialla. 

In questo grafico possiamo vedere quanto sul totale delle Asset Class siano aumentate le rispettive voci dal 1980 in poi. Questo vuole dimostrare che non ci troviamo in presenza di una bolla sull’oro. 
In ogni caso, grazie alle politiche scellerate delle banche centrali, ad oggi tutte le variabili sembrano dire tutto e il contrario di tutto:
1) I bond dicono che ci sarà deflazione, se guardiamo ai rendimenti. Nel caso di risveglio dell’inflazione infatti, sarebbero dolori. 
2) I mercati azionari escludono a priori la deflazione rimanendo sui massimi. Un ciclo deflattivo giustificherebbe al contrario un trend al ribasso degli indici. 
3) L’oro dà sintomi di ripensamento  senza escludere uno dei due scenari.
Insomma, con questo si può tranquillamente constatare come le banche centrali abbiano ad oggi snaturato oltremisura i criteri di valutazione. 
E mentre i dati macro sembrano volgere verso un rallentamento dell’economia ecco che gli indici azionari si apprestano a testare resistenze di lungo a dir poco vitali.
INDICE SP500

DAX

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2 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    Non sono un&#39;esperto,però trovo che l&#39;articolo rispecchia la confusione che ci pervade quando devo/dobbiamo decidere cosa fare dei nostri risparmi. Vista così sembra più onesta una puntata al casinò. Qui non si riesce più a capire chi trucca e quanto il gioco.<br />Lo dico con amarezza non con compiacimento.

    • Andrea Facchini ha detto:

      Sono perfettamente d&#39;accordo con Lei. Spero di non aver confuso io le idee con il mio post. Quello che cercavo di dire è che l&#39;oro rappresenta la moneta più affidabile nel lungo periodo.

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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