Qualsiasi ricetta che leggiamo o sentiamo ha come denominatore comune la “competitività”.
Troppo spesso però, la maggior parte dei tecnocrati, ricercano la competitività attraverso un raffreddamento dei salari da una parte e un aumento della produzione dall’altra.
In sostanza, si cerca di prendere quasi ad esempio il modello cinese. Forse un bel giorno i nostri amati politici e banchieri riusciranno a coronare il loro sogno.
Parallelamente, quando si parla di patrimoniale, al fine di trovare le risorse per diminuire il cuneo fiscale, si grida quasi allo scandalo.
Purtroppo lo Stato italiano ha difeso il mercato immobiliare allo stesso modo di quanto fatto da Grecia e Spagna. I tre stati figurano infatti ai primi tre posti della classifica se consideriamo la percentuale delle famiglie proprietarie di case.
Non mi risulta però che gli stessi figurino ai piani alti della competitività e del tenore di vita.
Spesso, infatti, quando si parla di competitività non si affronta mai il problema degli affitti, che in molti casi rappresentano un costo sostanzioso nel bilancio di un piccolo e medio imprenditore, figura questa predominante nell’economia italiana. Non parliamo poi delle famiglie meno agiate che per comprarsi una casa devono spendere lo stipendio di una vita.
Una bella patrimoniale progressiva sugli immobili e chiaramente punitiva in caso di mancato affitto, al fine di non far gravare i costi sul locatario, paradossalmente rappresenterebbe un contributo notevole alla ripresa dell’economia.
Infatti, oltre che a reperire risorse essenziali da destinare allo sgravio del costo salariale e alla diminuzione del cuneo fiscale, il mercato immobiliare subirebbe un salutare ridimensionamento, tornando su livelli assai più congrui per la situazione economica del momento.
Se a questo aggiungessimo la necessità dello Stato di dover smobilizzare parte delle sue proprietà immobiliari ecco che il ridimensionamento potrebbe percorrere più velocemente la strada in favore della competitività.
Un ridimensionamento del mercato immobiliare, avrebbe effetti benefici sull’economia a dispetto di quanti sostengono il contrario.
Minor costi di locazione provocano inevitabilmente maggior marginalità per il piccolo e medio imprenditore. Pensiamo ad esempio ad un ristorante, costretto a destinare circa i due terzi degli utili, nell’affitto, sempre che riesca a farli. Un’incidenza decisamente minore, aprirebbe più possibilità di assunzione e nel peggiore dei casi più reddito.
Parallelamente si sbloccherebbe un mercato, quello immobiliare, per troppo tempo ingessato, che non fa circolare moneta.
Ovviamente da un eventuale patrimoniale esenterei tutti coloro che non possiedono oltre il milione di valore immobiliare catastale.
E’ chiaro che questa mia proposta/provocazione sarà per molti, in particolare banchieri e tecnocrati una bestemmia, ma non è così.
In Germania abbiamo affitti simili ai nostri, ma stipendi doppi, mentre il costo degli altri beni e servizi in molti casi è addirittura minore.
Tutto il resto son chiacchiere da bar.
PS: il governo Monti ha invece inseguito la competitività tassando i piccoli proprietari, con una progressione ridicola sugli immobili, per non parlare poi delle accise sulla benzina i cui effetti si estendono a macchia d’olio. Complimenti al nuovo che avanza.
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