Draghi, insieme a molti esponenti di indiscussa levatura europea sostengono che l’emergenza finanziaria europea è finita.
Del resto come dargli torto, se guardiamo alla reazione dei mercati periferici di questi giorni?
Più che alle mosse di intervento della Bce, il merito di questa grande tregua dei mercati, va alla forte credibilità che Draghi ha sull’intero sistema.
All’atto pratico, la nostra Banca Centrale non è intervenuta di una virgola se non con le parole, non avendo essa stessa i mezzi della Fed o della Boj.
Ciò è bastato a redistribuire la liquidità tra un paese Ue e l’altro su livelli di normalità, con conseguente abbassamento dello spread, evitando così di arrivare al caso estremo, ossia alla richiesta di aiuto diretto alla Bce. In questo caso sarebbe stato interessante constatare la presa di posizione della Germania.
Tornati quindi ad una situazione di semi-normalità sarà necessario per il futuro assistere ad una ripresa dell’economia interna, altrimenti i nodi ritorneranno al pettine in modo ancora più insidioso.
Del resto lo schema Ponzi del debito pubblico, per stare in piedi, necessita (volere o volare ma è così) di un aumento della ricchezza nominale, specialmente se all’origine non vi è una Banca Centrale in grado di stampare moneta. In una situazione del genere ad esempio, il Giappone avrebbe alzato bandiera bianca già da anni.
Quando Berlusconi lancia lo slogan “o la Bce stampa o la Germania esca dall’Euro”, oltre a cavalcare un’opinione pubblica sempre più in crescendo, dice una verità assoluta. Del resto il cavaliere, vedendosi chiusa ogni speranza di poter governare, cerca di apparire quasi un innovatore, con lo stesso stile che nel ’94 illuse milioni di italiani.
A questo bivio estremo, purtroppo, non arriveremo mai, o almeno, non prima di esserci spogliati totalmente dei nostri averi, in stile San Francesco d’Assisi.
Continueremo ancora una volta ad essere minacciati da Mr Spread, qualunque sia il Governo, perseverando nel rigore, che inevitabilmente porterà ad un continuo ridimensionamento della nostra economia.
Mi fanno ridere, coloro che ancora si ostinano a trovare soluzioni contabili, al fine di rimettere sulla via virtuosa una situazione che ritengo insostenibile a lungo. I margini di manovra mi sembrano, infatti, molto scarsi, se consideriamo la pressione fiscale attuale. mentre la spesa pubblica viaggia sui parametri della media europea se non sotto, depurando la medesima dal costo del debito pubblico.
L’unica soluzione forte, che vedo, sarebbe quella di vendere una buona parte della ricchezza statale, ma in questo caso lascio a voi immaginare quali sarebbero le ripercussioni sugli attivi degli italiani.
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