Finalmente l’Estate torrida è finita, lasciando il posto alla tanto attesa pioggia, utile a rinvigorire le viti e gli ulivi, che a causa della siccità rischiavano di non darci i sospirati frutti del duro lavoro.
Un’Estate passata all’insegna del moderato ottimismo sui mercati, supportato da una parte, dalle promesse delle banche centrali e ostacolato da una crescita troppo anemica dall’altra.
E così i mercati si preparano ad affrontare un Settembre pieno di appuntamenti:
Dal discorso che terrà Bernanke questa sera a Jackson Hole, alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca, attesa per il 12 di settembre.
Ma anche i mesi successivi non saranno da meno, se guardiamo al Congresso del Partito Comunista cinese nel mese di ottobre e alle elezioni Usa, il cui esito appare quantomai incerto.
Nel mezzo assisteremo inoltre, all’uscita delle trimestrali societarie, che in qualche modo potrebbero accusare il colpo, derivante dal rallentamento della crescita asiatica.
Ovviamente la riunione della Bce del 6 di settembre merita un discorso a parte. Essa metterà a nudo i duellanti. Da una parte Draghi, dall’altra la Bundesbank, sempre ostile a qualsiasi forma quantitativa in grado di far respirare i paesi ormai da tempo in agonia.
Questa mattina tuttavia, i dati usciti in Europa, dimostrano che la crisi sta agguantando a piccoli passi anche la perfetta Germania. Le vendite al dettaglio, infatti registrano un calo dell’1% contro attese di +0,2.
Il dato a mio parere è preoccupante, in quanto la Germania avrebbe dovuto trainare con sè quella parte di Europa malata, attraverso un aumento dei consumi interni, ma così non è. Anzi, a dire il vero, il rallentamento della Cina, potrebbe aumentare decisamente le preoccupazioni dei crucchi, in quanto, molte multinazionali sono fortemente esposte in quell’area.
Anche le dichiarazioni rilasciate dalla Bce in tema di inflazione, confermate oltretutto dai dati ufficiali sembrano rendere sempre più isolata la Bundesbank.
La Merkel, pertanto, rischia di trovarsi all’appuntamento elettorale del prossimo anno, con un’economia in recessione. Ecco che da qui si giustifica il lento ma costante avvicinamento alla posizione di Super Mario Draghi, l’unico sul quale ho posto da tempo la mia attenzione.
I mercati, in particolare quelli più sacrificati in passato, sembrano vivere questa attesa in modo costruttivo, senza però togliere quei dubbi legittimati da un quadro economico precario, un futuro politico incerto, ma soprattutto un clima sociale tutto da esplorare, visto che non ci sono elementi per cui la gente, dopo le “felici” vacanze, possa scendere in piazza per festeggiare.
Osservando l’indice italiano è ben presente come il quadro tecnico sia in fase di stallo, a ridosso di importanti resistenze, dopo un rally estivo, che ha permesso di superare marginalmente la media a 200 gg.
Da un punto di vista pratico, la congestione sta avvenendo tra 15350 e 14750. L’uscita da questo range determinerebbe uno scenario più chiaro, alla luce ovviamente dei fatti che avverranno.
In questo grafico ho evidenziato l’andamento della borsa americana, tanto per avere dei punti essenziali sui quali discutere.
Se da un lato l’Europa vive giorni di attesa per le decisioni di settembre, gli Stati Uniti non sono da meno:
Sono questi gli argomenti principali sui quali la borsa americana farà le sue scommesse.
A breve il merato si attende una nuova mossa della Fed in materia di QE, in quanto l’economia viaggia su ritmi ritenuti insufficienti per rinvigorire il mercato del lavoro.
Tuttavia il debito pubblico americano, che nel suo complesso si attesta al 104% del Pil, rischia di far scattare a breve degli automatismi fiscali (aumento tasse e tagli alla spesa lineari) in grado di far perdere oltre un punto percentuale alla crescita nei primi 6 mesi del 2013.
Il tutto, a differenza dello scorso anno, sta avvenendo in piena campagnia elettorale.
Da una parte i democratici, che vorrebbero alzare le tasse per i più ricchi, ridistribuendo la spesa pubblica e rianimando quella classe media, da tempo vittima della globalizzazione selvaggia.
Dall’altra i repubblicani, che vedono le proposte democratiche come un tabù, dichiarandosi fermamente convinti della necessità di un taglio della spesa pubblica.
Al momento è difficile stabilire per chi faccia il tifo la borsa americana.
Personalmente credo che la strategia di Obama sia quella più obiettiva e credibile, alla luce della situazione fiscale presente negli Stati Uniti.
Nel grafico dell’indice SP500 ho disegnato un perfetto, quantomai, importante triangolo di lungo periodo, al di fuori del quale vi sarebbe o un proseguimento della tendenza in atto oppure un’inversione di trend da proiettare nel lungo periodo.
I livelli sono ben indicati a quota 1450 e 1340.
Il quadro delle medie come possiamo constatare conferma la presenza di una tendenza rialzista ancora ben solida, ma sottolinea la necessità di non trascurare eventuali segnali contrari.
Detto ciò, quindi, non rimane altro che attendere gli eventi, sperando che a questi non se aggiungano altri, ben più preoccupanti.