Con qualche baffetto in più mi farebbe ritornare alla mente qualcosa.
Jens Weidmann è il Governatore della Bundesbank, ossia colui che in questi giorni sta cercando di screditare il ruolo di Mario Draghi.
Tutti i santi giorni che il Dio lo mette in Terra, non perde occasione per mettere le mani avanti su ciò che la Bce potrebbe fare, ribadendo la sua contrarietà a qualsiasi forma di Quantitative Easing (da lui chiamata droga senza mezzi termini) che possa riportare un clima di serenità sui mercati. Del resto, la mancanza di serenità ha portato ad oggi la Germania a finanziarsi senza sborsare una virgola di interessi ai creditori. Quale situazione migliore per i conti tedeschi?
Come potete vedere, la Merkel, che ormai per me è un libro aperto, da una posizione totalmente solidale con Mario Draghi, piano piano si sta avvicinando alla Bundesbank, come era giusto che fosse, dato che il personaggio nella foto è uno dei consiglieri più ascoltati dalla cancelliera tedesca.
Ribadisco inoltre che la Banca Centrale è una delle istituzioni più ascoltate dal popolo tedesco, pertanto una posizione contraria alla sua linea potrebbe davvero portare a conseguenze decisamente negative alle prossime elezioni, indipendentemente dalla credibilità del momento.
Detto questo, se andiamo a guardare lo scenario attuale, la posizione della Germania sembra essere sempre più isolata.
Alla richiesta della Merkel di fissare un nuovo vertice per rafforzare l’Unione, attraverso un nuovo trattato, molti paesi avrebbero risposto con poco entusiasmo, mostrando più attenzione alla necessità di accelerare gli interventi da tempo approvati, ma ancora non messi in pratica.
E’ evidente che il fine della Merkel è quello di allungare i tempi per arrivare alle prossime elezioni senza aver stravolto il quadro attuale. Se la cancelliera potesse bloccare il tutto per i prossimi dodici mesi non esiterebbe un secondo.
Ribadisco ancora una volta, come la strategia della Bce, sia stata appoggiata da 16 membri del Consiglio Direttivo su 17 votanti.
Sorprende inoltre, ma non più di tanto, la posizione presa dall’Austria nei confronti della Grecia, dichiarandosi disposta a dare più tempo a Samaras per raggiungere un deficit inferiore al 3%. In qualche modo il governo di Vienna ha contrariato la Merkel, anche se non va dimenticato che un ulteriore deterioramento della Grecia finirebbe per coinvolgere i paesi balcanici con i quali l’economia austriaca è molto esposta.
Non è una novità, invece, il ruolo di Hollande all’interno dell’Unione. La Francia sta spingendo il piede sull’acceleratore dell’interventismo monetario.
Noi tutti sappiamo che questo non è la soluzione di tutti i mali, ma il “non fare”, come vorrebbe la Bundesbank/Germania, sarebbe ancora peggio.
Meglio avere una pensione svalutata nel tempo, piuttosto che non averla per niente. Non credete?
Mai come questa volta la Bce, che in passato ha mostrato soggezione nei confronti della Bundesbank, deciderà per l’interesse di tutti e non solo per quello della Germania.
Draghi andrà avanti, fino al punto da ridare al mercato quella certezza sull’irreversibilità dell’Euro, necessaria per il suo corretto funzionamento.
E la Buba?
Avrà solo abbaiato, al fine di allontanare sempre più gli incubi del monetarismo moderno, ma non credo che arriverà a mordere, chiedendo magari la necessità di uscire dalla zona Euro. In questo caso l’autodistruzione sarebbe scontata, mentre la sconfitta della Merkel alle prossime elezioni solo una prassi sbrigativa.