MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Prima Duisenberg, poi Trichet. Pensiamo a cosa possa aver rappresentato la Bce nei primi tredici anni di vita.
Una vera filiale della Bundesbank, in grado di portare avanti una politica monetaria fatta ad uso e consumo della Germania.

Cosa ne sarebbe stato dell’economia Usa, nel caso la Fed avesse applicato la stessa linea della Bce?

Sicuramente, le aree più deboli si sarebbero trovate nell’impossibilità di emergere o di stare al passo con i primi della classe, mentre all’appello mancherebbero società che negli anni si sono conquistate quote di mercato mondiali importanti. I fallimenti quindi sarebbero stati nettamente superiori con conseguenze devastanti sull’occupazione. Insomma, la situazione non sarebbe stata poi tanto diversa da quella che vediamo oggi nell’Europa, presa complessivamente.

Tredici anni di cambio “forte”, che per paesi tipo la Spagna e l’Italia ha accelerato il processo di impoverimento derivante dalla globalizzazione selvaggia.
Tredici anni nei quali la Germania ha messo sul piatto una competitività aggressiva proprio nei confronti dei paesi Ue più vulnerabili.

Alla faccia delle politiche comunitarie.

L’Europa così come l’abbiamo vista fino a qualche mese fa ha fallito la sua missione, in quanto chi avrebbe dovuto funzionare da guida ha finito per comportarsi da acerrimo concorrente al suo interno.

Negli ultimi tre giorni, addirittura, si è consumato uno dei più irritanti teatrini della vecchia storia europea:

Il settimanale tedesco Der Spiegel, il cui amore per l’Italia e gli italiani non ha confini, pubblica delle indiscrezioni secondo le quali la Bce metterebbe un tetto sullo spread. Badate bene, ho detto Der Spiegel e non Le Figaro o Il Corriere della Sera.

A questa pubblicazione arrivano in sequenza i commenti scettici di Schaeuble e il “niet” di Weidmann.

Insomma, un vero e proprio dibattito costruito in casa germanica, in un momento in cui, un utile silenzio amico, in grado di rafforzare la credibilità di Draghi, stava dominando le scene della politica europea e dei mercati.

Un teatrino con lo scopo di sottolineare il predominio della Bundesbank sulla Bce, tanto che questa, sbagliando, ha dovuto smentire le illazioni avanzate dal settimanale tedesco.

La Bce, non commentando il teatrino tedesco, avrebbe dato prova di forza. Così non è stato e ciò mi preoccupa.

Il dover rassicurare le preoccupazioni di facciata della Bundesbank, che da settimane ha un atteggiamento provocatorio, non è certo un passo volto a rispettare una maggioranza schiacciante che si è manifestata all’interno dell’Istituto Centrale europeo. Voglio ricordare che su 17 rappresentanti ben 16 avevano approvato un intervento diretto della Bce sui Titoli di Stato al fine di ridare ossigeno al mercato.

Io credo che Mario Draghi, una volta che le commissioni di studio avranno elaborato un piano concreto e credibile, non avrà la minima esitazione a mettere in minoranza la Bundesbank, troppo assetata di potere piuttosto che di ricercare soluzioni comuni.

Arriveremo allo scontro finale e a quel punto la Germania tirerà giù il velo.

Dio volesse che si riprendessero il loro Marco, insieme ai Finlandesi, da sempre disconosciuti anche dai propri cugini scandinavi.

Focalizzate bene quanto ho scritto a novembre nell’articolo “basta cazzate“.

Qui un passaggio importante da focalizzare e da non dimenticare mai, che ho riportato a Novembre e riferito ovviamente ai tedeschi:


They have already ordered the new currency and asked that the printers hurry up.”
“Hanno già ordinato la nuova moneta e chiesto in fretta le stampanti”
(Fonte Wikileaks data 7 novembre) 

Purtroppo, ancora così non sarà, almeno nel breve. Piuttosto vedremo crescere sempre più il dibattito all’interno della Germania tra euroscettici e “finti europeisti”, in vista ovviamente delle elezioni che si terranno nel secondo semestre del 2013.  Insomma il teatrino infinito.

L’unica cosa certa che possiedo al momento è la nausea.

Per questo ho da tempo spento radio Berlino, mentre mi sono sintonizzato su radio Parigi, che ad oggi ritengo determinante al fine di percepire le possibilità di sopravvivenza della zona Euro.

La Germania non rappresenta più la mia Europa, in quanto sta decidendo di suicidarsi con le proprie mani………….CHIUSO.

Attendo la prova di forza della Bce. Del resto è giunta l’ora di testare la corda.

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