MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Trovo il discorso fatto ieri da Monti sul ruolo svolto in passato in Italia dalle parti sociali di una saggezza unica.
Il dover accontentare tutti, ha portato l’Italia a raggiungere fino ad oggi gli obiettivi di bilancio, mediante un continuo aumento della pressione fiscale, mentre quando si doveva affrontare un taglio delle spese venivano innalzati muri invalicabili da parte delle categorie e delle corporazioni.

Prima di continuare, voglio fare un appello al Governo: Mettiamo un tetto massimo alle pensioni. Credo che con 5000 euro al mese non si muoia di fame. Non so quanto si risparmierà, molto, poco, niente, non lo so, ma almeno aumentiamo il grado di equità, potendo sbloccare qualche risorsa in più, al fine di valorizzare le persone capaci di far crescere questo “vecchio” Paese.

In queste ore abbiamo potuto conoscere quali siano stati i provvedimenti presi dal Premier spagnolo Rajoy (per chi non lo sapesse è nato a Santiago di Compostela, speriamo sia di buon auspicio) al fine di rientrare al di sotto di quella maledetta soglia su deficit del 3%. Molti provvedimenti fra i quali l’aumento dell’Iva dal 18 al 21 percento, non fanno altro che avvicinare il sistema fiscale al nostro, ma quando osserviamo quelli presi in tema di tagli alla spesa ci viene la pelle d’oca.

Immaginatevi cosa succederebbe se in Italia d’improvviso sparissero le tredicesime sugli statali. Con molta probabilità vedremmo la Camusso in piazza vestita da Rambo con gli altri al seguito.
Eppure la Spagna avrebbe potuto far leva su un aumento della pressione fiscale, visto che la stessa rimane decisamente al di sotto dei livelli italiani.

Quella di far leva sulla spesa pubblica è tipico della Spagna, al fine di mantenere una pressione fiscale il più bassa possibile. Spesso questa è la ricetta per la crescita, ma può capitare certe volte di favorire una “bolla” come abbiamo assistito negli ultimi anni, le cui conseguenze sono la causa dell’austerity di oggi.

Secondo i dati Eurostat l’Italia nel 2010 spendeva il 50,30 del Pil contro il 46,60 della Germania e il 45 della Spagna. Va da sé quindi che per rientrare in detti parametri il nostro Paese dovrebbe tagliare almeno tra i 70 e gli 80 mld di euro. E’ chiaro inoltre, che in caso di diminuzione del Pil tale incidenza non si fermerebbe al 50,50, ma salirebbe decisamente.
Osservando la composizione della spesa, in Italia non troviamo anomalie rispetto agli altri paesi se ci riferiamo a quella sociale, sanitaria e dell’istruzione, mentre il divario è facilmente individuabile nelle spese del pubblico impiego e quanto ad esso correlato.

Il Governo Monti si sta apprestando a raggiungere molto velocemente questi parametri. Per questo le “parti” sociali non dovrebbero svolgere il solito ruolo, ma cercare in qualche modo di collaborare costruttivamente, al fine di minimizzare gli effetti negativi sulla classe interessata.

Rientrati in certi parametri, basta osservare la tabella di cui sopra per capire come l’Italia non si trovi sul pianeta Marte, in termini di distribuzione della spesa. E’ chiaro invece che la stessa non sia produttiva come in altri paesi.
Credo che il ruolo della Spending Review sia proprio quello.

Buon lavoro Super Mario

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