MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!






Le elezioni greche confermano che l’Europa c’è. Il resto è area fritta.


A questo punto la palla passa in mano al Pasok, che dopo la batosta elettorale, causata principalmente dai programmi di austerità,
chiede a gran voce che anche la sinistra radicale, partecipi al nuovo governo. La paura ovviamente è quella di sparire alle prossime elezioni, qualora si continuasse a prendere decisioni impopolari, a vantaggio ovviamente di Syriza. 
Arrivati a questo punto, non credo che il Pasok perderà l’occasione di dar vita ad un governo, indipendentemente se vi sarà o meno una maggioranza allargata. 


Sta quindi all’Europa nel suo insieme stabilire se perdere o vincere la partita. 


I primi segnali si possono vedere da un ammorbidimento della posizione tedesca, disposta a dare più tempo al paese ellenico per attuare le riforme necessarie. 


Tuttavia, prima di dire che in Grecia ha trionfato la responsabilità, sottolineerei il netto scontro generazionale e come la nazione si sia divisa in due.


Da una parte i giovani che prevalentemente hanno votato Syrisa, dall’altra gli ultra cinquantenni, ben radicati nell’apparato statale che hanno contribuito nettamente alla vittoria dei conservatori di Nuova Democrazia. La paura di trovarsi uno stipendio o una pensione in Dracme ha prevalso su tutto il resto.


Quindi se da un lato sembrano esserci posizioni più morbide dell’Europa, dall’altro manca ancora un programma vero che stimoli la crescita greca, attraverso investimenti esterni, che vadano a premiare quella classe più giovane che oggi vede una disoccupazione al 50%. Nella stessa situazione troviamo la Spagna, mentre l’Italia non può fare certo salti di gioia. 


E qui entra in gioco la Bce


Un programma per la crescita nel vecchio continente non può essere sostenibile, se alla base non ci sarà una banca centrale in grado di rassicurare gli investitori, provocando di conseguenza una diminuzione del costo del debito. 


A questo come ormai sappiamo l’Europa sta lavorando per arrivare al 29 di giugno con un progetto credibile agli occhi di tutti. 


In questi giorni abbiamo visto una posizione sempre più tesa fra la Francia e la Germania e ciò non mi stupisce.


Voglio augurarmi, infatti, che il tiro alla fune in corso sia una partita utile a trovare un punto di equilibrio che sia in grado di accontentare sia Francia che Germania. 


Hollande credo sia consapevole che la speculazione ha nel piatto per la prossima estate un attacco al debito francese. E’ chiaro che sarebbe stupido al momento assecondare tutte le richieste della Merkel…non credete? 


Non oso nemmeno pensare a quali sarebbero le conseguenze di un perdurare di questa noiosa telenovella. 


Pertanto per il 29 di giugno confido in una Bce più forte e in segnali davvero importanti verso un’Unione Politica e Fiscale europea, ben accompagnata da una condivisione dei debiti eccedenti il 60%.


Qui riporto i punti elencati l’altro giorno:

  1. European Redemtion Fund
  2. Potenziamento del ruolo Bce
  3. Impegno a perseguire Unione Fiscale e Politica.
Sul primo punto non mi aspetto soluzioni immediate, ma un processo a tappe che vada in parallelo con il terzo punto.
Il potenziamento del ruolo della Bce è quello che trova maggiore convergenza fra i paesi dell’Unione, mentre il Governatore potrebbe dar vita ad una nuova operazione quantitativa, sotto forma di prestiti alle banche, una volta che fosse raggiunto un accordo al punto 1 e soprattutto al punto 3. 


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