L’articolo di Walter Riolfi sul Sole 24 ore di questa mattina riassume completamente la situazione attuale, che ieri in modo chiaro avevo descritto
nel mio post. Scusatemi ma non è colpa mia se viaggio con un giorno di anticipo.
“È un dialogo tra sordi quello che si consuma tra i politici europei. Con Francia, Italia e Spagna che invocano l’unione bancaria, la condivisione del debito, ossia gli eurobond. E con la Germania di Angela Merkel che ripete da mesi gli stessi no e che invece preme per un’unione fiscale che, se va bene, impiegherebbe 5 anni per vedere la luce. Il tutto mentre il costo del debito spagnolo ha superato il livello del 7% che, secondo il Fondo monetario, rappresenterebbe la soglia del non ritorno. Più che un dialogo è una ottusa prova di forza: con la Francia di Francois Hollande decisa a pretendere la creazione dell’European Redemtion Fund (un fondo di salvezza in cui far fluire le eccedenze di debito sopra il 60% del Pil) e l’accesso diretto dell’Esm ai fondi della Bce. Proposte ragionevoli e che forse non troverebbero il no pieno della Germania, se il leader francese non stesse facendo una campagna contro il governo tedesco, cercando un obliquo sostegno dalla Spd. E mentre Berlino invoca rigore e un impegno verso l’unione fiscale, Parigi sembra voler allentare le regole di bilancio e assieme ai Paesi periferici innervosisce l’intera Germania pretendendo la condivisione del debito”.
Un passo molto chiaro sempre sul Sole 24 Ore di Romano Beda è il seguente:
La nascita di una unione bancaria ha anche una valenza di politica economica, e quindi incrocia il problema dell’unione di bilancio. Offrire una garanzia in solido dei depositi bancari è ritenuto da alcuni Paesi rischioso senza un ulteriore controllo dal centro delle politiche economiche nazionali. In questo senso, i tedeschi sono pronti a un rafforzamento del ruolo della Commissione. Non è chiaro quanto lo siano i francesi, sempre gelosi della loro sovranità nazionale.
Sulla strada di una unione di bilancio, attraverso gli eurobond o un fondo di riscatto dei debiti pubblici, gli ostacoli non mancano. Per parte francese il nodo è la cessione di sovranità nazionale, richiesta come condizione dalla Germania. Per parte tedesca, la prima ipotesi imporrebbe un cambiamento della Costituzione, e quindi un referendum. In sostanza, per essere accettabili dall’establishment tedesco, gli eurobond richiederebbero anche un bilancio unico, gestito dal centro.
Come possiamo vedere quindi, le colpe non sono tutte dei tedeschi, anzi.
Ieri leggendo la lettera di Carmignac del mese di Giugno, si risaltava ancor più questo tiro alla fune all’interno dell’Unione, in quanto ciascuno cerca di ottenere le condizioni più rassicuranti per se stesso fino al punto che arriveremo alla soluzione del 28 di giugno per accontentare un pò tutti. Il prezzo da pagare in caso di esito negativo sarebbe troppo caro.
Sapere adesso quale sarà la soluzione è cosa alquanto difficile. Possiamo andare tuttavia per intuizione.
Partendo dal presupposto che ognuno faccia qualche passo indietro, per farne in un futuro più o meno lungo molti in avanti verso l’Unione Politica e Fiscale, ritengo che sia doveroso escludere nel brevissimo l’emissione di Eurobond e un’Unione Bancaria in grado di accollarsi l’intero rischio sistemico dell’area Euro.
Pertanto le decisioni per il 28 di giugno potrebbero riguardare i seguenti temi:
- European Redemtion Fund
- Potenziamento del ruolo Bce
- Impegno a perseguire Unione Fiscale e Politica.
Non so se tutto questo basterà ai mercati, forse sì o forse no. Personalmente ritengo che sarebbe un successo, in quanto metterebbe chiarezza sulla volontà di proseguire nell’avventura della Moneta Unica, ma soprattutto rafforzerebbe la strada che porterebbe a quella convergenza inseguita e mai raggiunta nel corso degli anni precedenti.
Sul primo punto non mi aspetto soluzioni immediate, ma un processo a tappe che vada in parallelo con il terzo punto.
Il potenziamento del ruolo della Bce è quello che trova maggiore convergenza fra i paesi dell’Unione, mentre il Governatore potrebbe dar vita ad una nuova operazione quantitativa, sotto forma di prestiti alle banche, una volta che fosse raggiunto un accordo al punto 1 e soprattutto al punto 3.
Detto questo e a parte l’esito elettorale greco, le cui sorprese potrebbero non mancare, il nostro compito non sarà altro che quello di monitorare giorno per giorno l’evoluzione della discussione in corso fra i paesi dell’Unione al fine di percepirne i passi significativi.
Alla Merkel non possiamo altro che suggerirgli la massima disponibilità di noi europei nel cogliere con entusiasmo qualsiasi passo che favorisca la pace, la stabilità e la crescita.
A Hollande invece suggerirei di guardare un pò più all’Europa e meno alla politica interna ammonendolo sul fatto che l’Euro non è solo opportunismo a spese del prossimo, ma è condivisione, mirata al rafforzamento di un sistema che ci vede sempre più indifesi verso la competitività esterna.