MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Ormai è evidente come i mercati finanziari non si accontentino più delle solite toppe europee in soccorso dell’Euro. Tutte le misure prese da due anni  a questa parte si sono rivelate fallimentari e addirittura in molti casi, dei veri e propri boomerang, in grado di ampliare ulteriormente il
divario fra i paesi del Nord Europa e quelli periferici, se pensiamo ad esempio a come sono andate le cose sul fronte della circolazione dei capitali.

Più che leggo sui giornali le proposte utili alla risoluzione dei problemi, più mi rendo conto quanto fallimentare sia stata la Moneta Unica, ma questo è solo il mio punto di vista.

Sono alquanto sorpreso ad esempio da come il trattato di Maastricht avesse disegnato il ruolo della Bce, non tanto per i limiti imposti alle decisioni in tema di politica monetaria, quanto alla funzione di controllo sul sistema bancario dei singoli paesi. Ad esempio, la Bce non poteva metter bocca sulla politica bancaria interna tedesca, dovendosi interfacciare con la Bundesbank, prendendo per buono tutto ciò che le veniva riferito. Immaginiamoci adesso quale possa essere stato il percorso del sistema bancario negli ultimi dieci anni in Spagna, Grecia, Irlanda etc etc.

Adesso ci svegliamo e supplichiamo con le lacrime agli occhi un’Unione Bancaria? Chiudiamo pure la stalla quando i buoi sono scappati e tanta buona fortuna.

Sempre secondo quanto riporta la stampa, uno dei più convinti sostenitori dell’Unione Bancaria è guarda caso il presidente francese Hollande. Sì avete capito bene, proprio lui, quello delle cose facili.

Ed è proprio la Francia a preoccuparmi di più in questa storia.

Mentre il nostro Governo Monti asseconda il più possibile la Germania, dimostrando buona volontà di convergere verso un sistema più trasparente e snello, i nostri cugini d’Oltralpe in questi ultimi dieci anni hanno raggiunto quello che tutti vorrebbero ma che non possono:

  1. Otto settimane lavorative in meno all’anno rispetto alla Germania. Il problema attuale invece è come far salire la produttività.
  2. Età pensionabile fra le più basse in Europa con l’obiettivo di scendere fino a 60 anni, quando in Italia ormai miriamo ai 67 anni. 
  3. Assunzioni nella Pubblica Amministrazione inarrestabili. In questo caso ricordo che la Germania negli ultimi anni è andata nella direzione opposta. 

Una vera e propria pacchia non credete? Ma a spese di chi?

Facile quindi intuire come la Francia non affronti il tema della sovranità politica europea, ma spinga l’acceleratore sull’Unione Bancaria, sorvolando quindi sui propri problemi strutturali, che oltre a quanto descritto sopra, vedono una delle perdite di competitività più importanti all’interno dell’Eurozona.

Questi contrasti evidenti rischiano di far partorire il 28 giugno ulteriori ed inutili tamponi i cui effetti andranno spegnendosi con il corso dell’estate. 

All’Europa non deve più interessare quello che vogliono i mercati in un arco temporale di due o tre mesi.

Il 28 di giugno l’Europa dovrà delineare una linea comune in favore di un’Unione Politica e Fiscale, nonostante l’imbarazzante posizione di Hollande, che ai suoi elettori ha promesso tutt’altra cosa. 

Questo disegno non può essere completato in un giorno o con la bacchetta magica.

In queste ore si ipotizza anche la comunione di una parte dei debiti: IRREALIZZABILE.

La Merkel infatti, non ha la volontà, ma soprattutto la forza politica per farlo. 

Abbiamo visto che per far passare certe misure in Germania, sia necessario il consenso di 2/3 del Parlamento. La legge sul Fiscal Compact ad esempio è oggetto di ricatti da parte dei Verdi e della Spd e il suo iter sembra non finire mai.

Un disegno chiaro e preciso invece, passerebbe da un Referendum popolare che metterebbe fine all’altalena degli interventi tampone tanto deleteri alla sostenibilità del sistema Euro.

I mercati non attenderanno? Pazienza. All’uovo preferisco la Gallina. 

Vorrei precisare comunque che tale disegno porterebbe inevitabilmente ad una Bce in grado di applicare le stesse misure adottate dal Giappone e dagli Stai Uniti, i cui debiti complessivi sono superiori all’Eurozona.

Inutile “ronzare” intorno ad altre forme di consolidamento del debito, come ad esempio, l’ERP (European Redemption Pact). L’esplosione dei debiti pubblici in questi anni ha provocato uno sbilancio tra domanda e offerta di Bond insostenibile, che oggi sta penalizzando le aree periferiche. Domani, quindi, il problema potrebbe spostarsi altrove.

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