Il nervosismo sui mercati provocato soprattutto dalla catena di appuntamenti che riguardano i vertici europei,
che quasi sempre partoriscono un topolino sempre più innocuo, non ci aiuta certo ad avere una veduta chiara sulla realtà dei fatti.
Nasce da qui pertanto l’esigenza di vedere in che stato si trovano alcune variabili nell’ottica di lungo periodo, al fine di non perdere il sentiero principale che stiamo percorrendo. Perdersi, significherebbe soprattutto, porre le basi per una sconfitta i cui danni sarebbero irreparabili per i mesi avvenire.
Nel grafico iniziale possiamo osservare l’andamento del cross Euro/Dollaro fin dai tempi della sua nascita.
La situazione che sta attraversando la “nostra” moneta in questi giorni, non è delle più felici. Dopo un vistoso consolidamento avvenuto tra 1,33 e 1,30 l’Euro sembra aver intrapreso la strada della discesa, perforando addirittura il livello di 1,2620 fino a intaccare la trendline di lungo periodo.
Guardando gli indicatori di lungo ci accorgiamo dell’inizio di una convergenza ribassista che potrebbe riportare il cross almeno sui livelli di 1,20/1,19, rottura di 1,25 permettendo. Tali obiettivi non sono altro che i minimi visti nel maggio-giugno 2010, quando cioè la situazione europea sembrava ben più solida, rispetto ai giorni nostri.
Rispetto a quel periodo la situazione appare ben più complicata.
Pertanto la forza dell’Euro, che per certi aspetti sorprendeva fino a qualche settimana fa, era imputabile soprattutto alla volontà della Germania di non svalutare oltremisura il cambio, al fine di non aumentare i pericoli inflativi.
A cosa sono dovuti quindi i cedimenti visti in questi giorni? A una maggiore leggerezza della Germania, oppure all’avvicinarsi di eventi non proprio favorevoli per l’Euro?
Difficile e pericoloso avere un’opinione precisa in merito. L’unica cosa che posso fare è formulare delle ipotesi.
1) Quella che trovo più spontanea e ragionevole riguarda la fuoriuscita della Germania dall’area Euro con l’introduzione di una moneta forte alla quale aderirebbero i paesi nordici. In questo caso l’Euro sarebbe destinato a subire una perdita contro Dollaro tra il 20 e il 30 percento, ridando ai paesi rimasti nell’area la necessaria competitività per riequilibrare i conti attraverso una crescita più sostenuta.
2) Altra ipotesi potrebbe essere quella di una Germania che tiene in vita i paesi dell’area Euro meno virtuosi, attraverso la macchina artificiale, dosando senza eccessi, una svalutazione competitiva e un’assistenza indiretta attraverso operazioni di prestito della Bce. Questo scenario vedrebbe una serie di concessioni, sempre con il contagocce, fino ad arrivare all’emissione di Eurobond e all’unità fiscale.
Quest’ultimo punto tuttavia, a mio parere, non è un argomento che può essere affrontato in assenza di un voto elettorale tedesco, che arriverà solo nel 2013. Questo infatti, potrebbe essere il cavallo di battaglia della prossima campagna elettorale della Merkel, la quale avrebbe oltretutto, i numeri necessari (vedi aumenti salariali concessi) per avvalorare le sue teorie rigoriste, contrapponendosi alla Spd, leggermente più dolce nei confronti delle problematiche europee.
Personalmente non riesco a fare altre ipotesi.
La prima è senza dubbio la più coraggiosa e la più realistica, mentre alla lunga avrebbe il pregio di valorizzare ogni singolo paese per le sue caratteristiche.
La seconda al contrario non sarebbe altro che il seguito del film visto da due anni a questa parte, i cui effetti non sembrano essere stati molto producenti, ma addirittura penalizzanti proprio per quei paesi alle prese con problemi di crescita. In sostanza il rischio sarebbe quello di trovarci qui fra un anno in una situazione ancora più grave, con una recessione che morderebbe anche le aree più immuni dalla crisi.
Quindi io sono per la prima soluzione. Il problema Grecia è secondario, non è il pernio della crisi europea ma solo l’effetto più visivo.
Vi lascio qui a riflettere senza inoltrarmi ulteriormente, in quanto rischierei di confondervi le idee.
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