Il grafico che vedete sopra rappresenta la storia del nostro indice FTSEMIB dal 2009 in poi. Una bella differenza se guardiamo altri indici come il Dax o il Nasdaq.
Da molti mesi l’andamento è compreso all’interno di un ampio contesto laterale (un triennio perduto), che vede in area 13400/13200 un livello di supporto estremamente importante.
Evidente dal grafico, il fallimento di rottura della trendline ribassista di lungo che ad oggi passa per quota 17000. Tale fallimento è confermato dal ritorno al di sotto della media a 21 settimane, perforata lo scorso mese in modo netto.
Qui a fianco possiamo risaltare il comportamento del Macd settimanale, con il quale si nota il brusco ripiegamento avvenuto in prossimità della linea neutra.
Osservando tale indicatore non ci sono le condizioni per iniziative in favore di un risveglio improvviso del mercato, bensì abbiamo più di una ragione per temere un deterioramento delle quotazioni, che fino ad oggi hanno trovato supporto proprio nella fascia indicata in quota 13200/13400.
La media a 21 settimane, che ad oggi rappresenta un primo e importante spartiacque la troviamo a quota 15800. Solo il ritorno sopra detto livello imprimerebbe un cambiamento significativo del quadro tecnico.
Un’altro indicatore che sta dando segnali piuttosto chiari è quello della direzionalità.
Nelle ultime settimane l’indicatore di trend negativo si è portato su valori ben definiti che alzano il livello di rischio. Per trovare una dinamica simile dovrei risalire al giugno 2007 e questo francamente non mi entusiasma.
Che la fase attuale non sia fra le più forti viene confermato anche dalla Rsi settimanale che muove su valori poco sotto i 40, un livello ritenuto minimo per considerare fuori pericolo il mercato.
A questo devo aggiungere il fatto che sui mercati ritenuti più solidi troviamo segnali di indebolimento.Il Dax per esempio, per la seconda settimana consecutiva rimane al di sotto della media wk a 21 passante per quota 6630, mentre il rispettivo Macd sta ripiegando da una situazione di eccesso.
Situazione simile anche per gli indici americani, anche se per il momento il quadro delle medie di lungo sembra aver tenuto meglio.
Riassumendo quindi, sembra che la situazione attuale non sia proprio ideale per avventurarsi in iniziative imprudenti. Piuttosto condivido il fatto di analizzare in piena serenità gli eventi che stanno caratterizzando l’evoluzione dell’Eurozona.
Il mercato italiano, nonostante la buona volontà, non può certo essere considerato immune dal rischio Grecia. Qualora quest’ultima optasse per l’uscita dalla moneta unica, rappresenterebbe un precedente pericolosissimo al quale tutti guarderebbero con estrema curiosità nell’immediato futuro.
Ovviamente non sto a soffermarmi più di tanto sul concetto di trasparenza del mercato italiano, alla luce degli eventi che vanno dal caso Finmeccanica o Fondiaria per arrivare a quelli più attuali come Mps.
Forse il modo di fare impresa in altri paesi è un tantino diverso non credete?