Quello che mi fa più tristezza è vedere un Paese che cade nell’illusione ogni qualvolta la propria borsa mette a segno una performance strabiliante del 3,5% dopo aver perso senza battere ciglio il 16% in nemmeno 15 giorni.
Quando siamo arrivati a questi livelli significa che non ci sono più certezze, ma solo speranze. Speranze in un miracolo dall’esterno, le cui possibilità di verificarsi sono pari a zero.
Altra cosa invece è sentire come ho fatto domenica scorsa, un intervento di Giulio Sapelli su LA 7, che in modo molto schietto descriveva la dura realtà in cui si trova mezza Europa, e quali invece, siano i passi futuri da affrontare. Passi che non possono essere cercati nell’ottusità del pareggio di bilancio, che in Italia sta diventando legge, grazie anche al voto del senatore a vita Mario Monti.
Perseguire questa meta, quando il resto del Mondo ci dà lezioni su come risolvere la crisi (vedi Usa) è quanto di peggio si possa scrivere sui libri di storia per i prossimi anni.
Qui invece ci troviamo nella fase in cui è necessario immettere liquidità reale sul sistema. Del resto sono le banche centrali le uniche in grado di poterlo fare, fatta eccezione per la Bce che per statuto è ingabbiata nella morsa della Germania che fin dal trattato di Maastricht ne ha chiesto un ruolo in stile Bundesbank.
Avrei voluto quindi vedere il nostro Presidente del Consiglio, più aggressivo nei confronti del panzer tedesco: Pareggio di bilancio? Col Kaiser.
Imitando quindi quello che sta facendo la Spagna e quello che sta predicando la Francia in campagna elettorale.
Invece il nostro Mario (tolgo appositamente il Super) continua ad aumentare i compiti a casa per entrare nelle simpatie della Merkel, fregandosene altamente del fatto che il FMI ci ha avvertito che sarà inutile sperare nel pareggio prima del 2017. E vi assicuro che cinque anni sono un’eternità in termini di mercato e di economia.
Provate agli Stati Uniti a chiedergli il pareggio di bilancio entro il 2013? Obama vi rinchiuderebbe in manicomio nel giro di un nanosecondo.
Un programma di austerità, alla luce del quadro economico-finanziario degli ultimi cinque anni significherebbe una contrazione matematica del Pil del 2% per i prossimi tre quattro anni, nella migliore delle ipotesi.
Detto questo, è doveroso quindi sottolineare, che nonostante i compiti fatti a casa dallo scorso novembre, nessuno in Italia ha le palle per rappresentarci nel Mondo come si deve. Sembra piuttosto, come sottolineato ieri, di ricalcare le orme della scuola greca, solo per il gusto di non far troppo incazzare i tedeschi.
Quindi da vero italiano, mi auguro che dalle elezioni francesi, esca una forza in grado di difendere quei paesi che per troppo tempo hanno dovuto subire un modello economico incompatibile con la loro natura.
Ma parliamo un pò di borsa che forse mi riesce meno peggio
Qui abbiamo il grafico aggiornatissimo della borsa spagnola la quale ha toccato un nuovo minimo rispetto a quello registrato lunedì.