MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

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Volevo parlare del quadro valutario, ma la sensazione mi ha spinto ad affrontare un altro tema, legato alle aspettative di mercato. 
Ovviamente non tralascerò, come potete vedere le analisi sul cross Euro/Dollaro, ma non potevo rimanere indifferente difronte alle aspettative perverse che ad oggi caratterizzano i mercati. 
Alcuni grandi investitori come ad esempio Bill Gross di Pimco, chiedono a gran voce un QE3 della Fed, anche se lo stesso potrebbe non essere necessario nel breve. Ciò è segno che i fattori che stanno giustificando tassi così bassi sui Bond, stanno venendo meno. Altri invece, snobbano con estrema semplicità, le pressioni che sono presenti da tempo da parte dei falchi all’interno della Fed, per non parlare della Bundesbank che in questa settimana ha alzato la voce nei confronti della Bce, sulla necessità di preparare una politica di exit-strategy. Anche nei media più accreditati come il Wsj si paventano nuove misure quantitative, atte a stabilizzare il mercato dei mutui. 
A mio parere ci troviamo nella classica fase di “follia da avidità” con la quale i mercati chiedono la Luna al fine di giustificare ulteriori tensioni verso l’alto. 
Tanto per avere un pò di numeri vorrei ricordare che alcuni indici come il Nasdaq 100 e il Dax da metà dicembre hanno intrapreso un movimento al rialzo, quasi avvenuto in apnea, le cui performance sono comprese tra il 24 e il 27%. 
Nasdaq 100
Il Nasdaq 100 dal 19 dicembre ha messo a segno un +23%. Superata la resistenza dei 2400 punti si è innescato un movimento ulteriore senza respiro, che è andato oltre il livello di 2580, che poteva rappresentare un target/resistenza importante. Qualche giorno di esitazione e via col vento, verso il traguardo dei 2750. Venerdì l’indice ha segnato un massimo di 2719. Forse una correzione sarà il caso di farla?
Dax
E ancora il Dax. Quei triangoli non sono altro che espressione della fantasia del sottoscritto. Eppure perforata l’area di 5900 le quotazioni si sono arrampicate fino alla rottura dei successivi triangoli di estensione. Qualche esitazione in area 6830, resistenza a suo tempo individuata e via col vento verso il traguardo dei 7150/7200. E adesso che è stato raggiunto, il mercato chiede la Luna. Forse prevedere un consolidamento è una pretesa ai confini della follia?

 Ma vediamo intanto l’Euro/Dollaro.

Da inizio anno l’Euro, nei confronti del Dollaro si è apprezzato dell’1,74%, nonostante le view negative viste da molti mesi a questa parte.
Anche i gestori più accreditati del momento risaltano il fatto che la valuta europea nei confronti del Dollaro sia sopravvalutata tra il 10 e il 15 percento. Eppure i segnali non sono proprio del tutto  sfavorevoli all’Euro. Nel grafico sopra possiamo osservare come il supporto dinamico, situato a 1,26 abbia respinto per il momento i tentativi ribassisti più importanti. Il Macd settimanale ha rallentato decisamente la sua discesa, mentre il quadro delle medie di lungo rimane sempre negativo costituendo in area 1,38/1,37 la resistenza più importante. Il tutto in presenza di un quadro direzionale in costante diminuzione, che lascia intravedere il perdurare della congestione tra 1,35 e 1,30.
Attualmente le quotazione si stanno muovendo a cavallo di un’importante area/obiettivo Fibonacci situata a 1,3130.
Nel breve, invece, gli indicatori contrastano con la fase di respiro vista sul lungo. Anche se la direzionalità si conferma bassa, il Macd rimane sempre in posizione negativa, ma non necessariamente pesante.

Qui sotto possiamo osservare il trend di medio breve che sta caratterizzando il cross Euro/Dollaro.
Come possiamo vedere il trend si sta sviluppando al ribasso, all’interno di un canale la cui resistenza è posta a 1,35. Quota 1,30 sembra costituire il supporto più importante sotto il quale potremmo assistere ad accelerazioni. 

I dati economici al momento stanno vedendo un clima piuttosto positivo in Usa, mentre l’Europa sembra aver riportato nella scorsa settimana un quadro stabile tendente al miglioramento se guardiamo all’indice Zew tedesco. Ovviamente la crescita riguarda la sola Germania, mentre il contesto produttivo globale europeo presenta ancora anemie preoccupanti. 
La forza dell’Euro può essere ricercata solamente nel surplus commerciale nei confronti degli Usa, mentre giocano a sfavore elementi, quali, la crescita, la fiducia e soprattutto la forte immissione di liquidità attuata dalla Bce negli ultimi mesi. 

A qualcuno sarà sfuggito il dato di venerdì sull’inflazione attesa americana, balzata al 4% contro il 3,3% precedente. Ebbene il dato è il più alto registrato da un anno a questa parte. 

Adesso guardiamo insieme l’andamento dei T-Bond americani:
Mentre ancora si continua a parlare di un terzo quantitative easing dopo il QE2 e mezzo o operazione “twist”, il T-Bond Usa decennale ha lasciato sul terreno da febbraio, circa il 3,5%. 
Secondo molti l’inflazione attesa è ben più importante di quella effettiva, in quanto determina le aspettative di mercato, che tradotto significa, ricerca di un nuovo livello congruo dei tassi d’interesse a lungo. Inoltre, sempre l’inflazione attesa è la più ostile da combattere, in quanto è difficile calmierare l’opinione pubblica in tempi ragionevolmente brevi, necessari a riportare i tassi d’interesse sui livelli desiderati. 
Se poi dovesse nascere la consapevolezza che i mercati azionari, fossero più proliferi rispetto ai bond, ecco che la frittata sarebbe prontamente servita e in quel caso il QE della Fed o di chi che sia dovrebbe avere dimensioni preoccupanti con effetti devastanti sui prezzi al consumo. 

Al momento i mercati sembrano scommettere in nuove forme quantitative, che non trovano giustificazione se guardiamo all’andamento dei dati economici e soprattutto dei mercati azionari, che mostrano più fiducia rispetto ai mesi scorsi. Il Dollaro in questi giorni sembra aver perso mordente proprio in funzione di queste aspettative a mio parere distorte. I mercati potrebbero quindi rimanere delusi.

Ancora più preoccupante il grafico qui sotto, che si riferisce ai Bond a 2 anni
In questo caso le quotazioni hanno letteralmente perforato la media a 200 giorni, attestandosi sui livelli dell’ottobre scorso.

Pertanto a mio parere, più che un’attesa di QE3, dovremmo parlare di una richiesta, degli investitori, che vista la situazione non si devono sentire poi tanto tranquilli ad investire in titoli che esprimono rendimenti reali negativi. In assenza di un acquirente come la Fed, infatti, il mercato sembra intenzionato ad esprimere tassi più alti, accelerando in qualche modo la necessità di riduzione del deficit Usa, che ancora oggi non dà segnali di arresto. 


Alcuni teorici sostengono che un deflusso dai Titoli di Stato significherebbe nuovo ossigeno per i mercati azionari. 
Personalmente, all’aumento dei tassi, preferirei l’aumento dei salari, che almeno contribuirebbero a sostenere la domanda interna.
Un aumento dei tassi, il sistema in cui ci troviamo, non se lo può permettere in quanto ci troviamo in presenza di debiti statali già al limite della sostenibilità. Pensiamo agli effetti devastanti che un maggior costo di finanziamento del debito pubblico avrebbe sulla domanda interna? Questo scenario non farebbe altro che accelerare la necessita di politiche austere, in assenza di ulteriori politiche quantitative delle banche centrali, le quali dovrebbero oltretutto misurarsi con tensioni inflative. 


Pertanto mai come in questo momento ritengo essenziale osservare con estrema attenzione l’andamento dei Bond. 

Correlazione T-Bond/SP500



Guardando l’andamento tra i due non possiamo certo affermare che da inizio 2009 vi sia stata proprio una correlazione inversa. Da dicembre il divario si è ampliato, ma i T-Bond hanno iniziato a scendere solo da qualche settimana. 
Perchè così tanta correlazione quando in passato non era stato così? Perchè questa volta le politiche quantitative sull’andamento degli asset hanno avuto un peso determinante.
Osservando l’andamento dei Bond, possiamo intravedere una diminuzione della pressione delle politiche quantitative. Il tutto credo a ragion veduta. Guai se non fosse così. 
Il perdurare di una politica quantitativa quali ripercussioni avrebbe sul potere di acquisto dei salari? 


Personalmente credo che la Fed abbia le carte necessarie per prendersi tutto il tempo che desidera, al fine di comprendere se l’economia abbia o meno ancora necessità di nuovi QE, oppure se invece, possa fare a meno di una stampella per iniziare a camminare anche con le proprie forze. 
Purtroppo i mercati pretendono addirittura la terza stampella e questo, tradotto in rischi, significa aspettative pericolose, almeno nel breve.


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