MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!




L’economia non viaggia a pieni giri, in particolar modo in Europa, mentre gli Stati Uniti come abbiamo visto qualche settimana fa, nel mio post, sono ritornati alla normalità, ma certo non possono costituire ad oggi, una locomotiva in grado di trainare la crescita nel vecchio continente. 


I mercati emergenti ovviamente, sono quelli che possiedono i numeri più in regola, se guardiamo alla domanda interna, ai debiti pubblici e soprattutto alla competitività.


Insomma il quadro economico internazionale, non sembra negativo, ma nemmeno è in grado di giustificare un clima di euforia in quanto le prospettive rimangono tutt’altro che certe.


L’Europa, sta uscendo chiaramente sconfitta, per il modo con cui è stata gestita la vicenda greca, ma soprattutto per come la sua struttura stia evidenziando il fallimento di un disegno iniziato ormai da oltre 20 anni. 


Il tutto parte dalla riunificazione tedesca, che l’Europa vide come una minaccia economica, perseguendo così il disegno dell’Unione Monetaria. Un’Unione fondata sulla moneta, tralasciando così i problemi che ne sarebbero derivati dalle divergenze politico-sociali ed economiche. 


L’Italia, che per la Germania rappresentava un partner commerciale di primaria importanza, esportando prodotti manifatturieri proprio in quell’area, presto si dovette misurare con la concorrenza dell’Europa dell’Est (dove molte aziende tedesche spostarono la produzione di bassa qualità), e successivamente dell’Asia, senza poter attingere alla svalutazione competitiva, che negli anni passati aveva permesso di difendere le proprie quote di mercato. 


Ma questa è una delle tante storie noiose delle quali spesso ci ricordiamo e che inevitabilmente ci fanno maledire quel giorno in cui ci siamo genuflessi difronte al progetto monetario europeo, senza la cui adesione avremo vissuto una specie di “The Day After”, a detta dei capi politici di quel tempo.


Il fallimento dell’Euro è sotto gli occhi di tutti:

  1. Gli equilibri o meglio gli squilibri commerciali fra i paesi dell’unione, a vantaggio della Germania.
  2. L’assenza di politiche atte a livellare i divari economici. Suggerisco di leggere questo articolo per vedere in che direzione stia andando la Germania: Il miracolo……
  3. La determinazione nel pensare che solo raggiungendo un numero X in bilancio, a prescindere dal mezzo,  si possa garantire il successo dell’Unione.


Segnali ancora più evidenti del fallimento dell’Euro sono:


  1. L’incapacità a gestire un default di un paese che rappresenta il 3% scarso del Pil di tutta l’area, a costo di cambiare in corsa le regole del mercato. Una ristrutturazione, forzosa, dal nome “volontaria” non si era mai sentita nella storia ultra millenaria della moneta. Per garantirne il successo addirittura si è pensato bene di fare una legge (CACs) retroattiva che impedisca l’impugnazione dei creditori che non volessero aderire alla ristrutturazione, decretando quindi uno stato di default che farebbe scattare automatismi di sicurezza per i possessori di titoli greci, che si fossero coperti dal rischio. Invece nel caso europeo si premia coloro che hanno venduto rischio senza nemmeno avere le necessarie coperture. Ovviamente se a farlo fossero state le banche italiane, le cose sarebbero andate in altro modo. Invece pare che la mole dei Cds venduti siano di origine tedesca. 
  2. Un secondo esempio di fallimento? LTRO. Esso non è altro che l’impersonificazione di come il sistema bancario/monetario europeo sia al di sopra degli interessi dell’intera collettività. La Fed ad esempio ha acquistato debito pubblico direttamente, tenendo bassi i tassi. In Europa si sta perseguendo questo obiettivo con un beneficiario intermedio che sono appunto le banche, le quali quando si tratta di prestare i soldi ai privati non esitano a sparare il 10/11% di tassi. Con questo non sto criticando l’operazione della Bce, che meglio non poteva fare, visti i cavilli presenti nel trattato, ma solo evidenziando l’ipocrisia della politica tedesca, che da una parte condanna gli aiuti a uno stato, mentre dall’altra rimane muta di fronte ad un’operazione che non rappresenta altro che una vera e propria monetizzazione del debito indiretta. Ricordo perfettamente le incazzature della Bundesbank nell’autunno, del 2011, nei confronti della Bce tutte le volte che questa riusciva in qualche modo a rasserenare il mercato comprando direttamente titoli di Spagna e Italia. Questa volta la Bundesbank tace, forse perchè la Bce con l’operazione LTRO sta soccorrendo in qualche modo anche il sistema bancario tedesco. 
  3. Il fatto che a distanza di dieci anni dall’introduzione della moneta unica, non senta ancora parlare di unione fiscale, è un chiaro segnale di fallimento. Ancora oggi ci si sta nascondendo sui numeri da raggiungere con il rigore, mentre nessuno parla chiaro su quelle che sono le lacune principali del sistema. Un sistema che non riesce a livellarsi, nonostante le differenze salariali. La Germania fin dagli anni settanta, oltre ad essere ricca di materie prime, aveva un know-now tecnologico avanzato, rispetto agli altri paesi. Non è che questo è apparso dopo l’unione. Un buon economista fin dal trattato di Maastricht sapeva come sarebbero andate le cose. Sapeva oltretutto quali paesi avrebbero dovuto aderire e quali invece rimanere ai margini. L’Euro è stato come un cibo prelibato per la Germania servito in un piatto d’argento. 

Il sistema pertanto a mio parere è fallito e sarà solo questione di tempo. La Germania sa benissimo che saranno proprio quei paesi che si trovano nell’impossibilità di raggiungere l’equilibrio, a chiedere la fine dell’Euro…..a meno che gli sforzi non siano accentrati proprio su quell’unione fiscale, che per adesso fa morir dal ridere i tedeschi solo a pronunciarne il nome……UNIONE FISCALE ahahahahahahha!!!!!
Ma in questi giorni la finanza è attenta al secondo LTRO in programma il 29 febbraio, all’esito del G20, con il quale l’Europa ha ottenuto il certificato di accattonaggio per ottenere dai paesi emergenti un potenziamento del FMI e del Firewall. Sono davvero curioso di sapere quali saranno i titoli dati in garanzia alla Bce per ottenere nuovi finanziamenti all’1%. Forse alcuni titoli di stato comprati con i soldi ottenuti a dicembre? Oppure titoli spazzatura? Non so. L’unica cosa che posso sapere è che le previsioni parlano di un prestito compreso tra 500 mld e 1 trilione di euro. Insomma, se questo non è un certificato di default del sistema cos’altro ancora dobbiamo vedere?


Detto questo pertanto trovo assolutamente insensato e inutile fare valutazioni di mercato.


Posso tuttavia domandarmi dove saranno i tassi di mercato, fra qualche anno, alla luce del post ristrutturazione del debito greco? O meglio alla luce della legge CACs?


L’unica cosa che posso accertare in questo momento è che il sistema finanziario è oggetto di un cambiamento delle regole, che alla lunga potrebbe rivelarsi un boomerang dagli effetti poco gradevoli. 


Per questo continuerò a trascurare tutto ciò che è modificabile e manipolabile, ossia l’economia di carta, mentre ben diverso sarà per l’economia sostanziale, vista la sconfitta del sistema monetario.



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