Questa volta parliamo dello scenario dei tassi d’interesse che si presenta per il 2012.
Proprio oggi 21 dicembre 2011 la Bce ha effettuato la più grande operazione di finanziamento della sua storia al sistema bancario.
Un maxi pronti termine a 3 anni ad un tasso dell’1%. L’importo del prestito è ammontato a 489 mld.
La parte erogata alle banche italiane ammonterebbe a circa 116 miliardi.
Un’operazione del genere ai tempi di Trichet la Bce se la sarebbe sognata, non tanto per il suo governatore, quanto per la forte influenza della Bundesbank, che con le dimissioni di Stark è uscita chiaramente allo scoperto. Lo scorso agosto infatti la Bce decretò un cambiamento della sua linea, che si poneva chiaramente in contrasto con la politica della banca centrale tedesca.
Dell’operazione odierna, tuttavia, la cosa che più mi diverte è la faziosità con la quale viene letta dagli analisti:
– Un successo o quasi, a detta degli analisti europei.
– Un mezzo fallimento, se guardiamo ai commenti della City e dintorni.
Ebbene sì, ci troviamo proprio nel bel mezzo di una guerra valutaria.
Questa volta gli analisti delle banche americane e della City, dovranno trovare un altro tema per sparare letame sulla moneta unica, al fine di tenere ben salde le proprie valute.
L’operazione di Draghi, infatti, è a tutti gli effetti una misura quantitativa atta ad aumentare la massa monetaria sul sistema, con conseguente reimpiego da parte degli istituti di credito. Questi infatti, potranno utilizzare il credito concesso dalla Bce per alcune delle seguenti operazioni:
- Alleggerire l’importo delle emissioni bancarie rivolte al pubblico i cui tassi superavano il 5%, visto che per il 2012 si parlava di titoli in scadenza per ben 700 mld. Quindi, abbassamento dei costi per la provvista.
- Acquistare debito sovrano a tassi ben più elevati di quelli pagati alla Bce. In questo caso le banche potranno auto ricapitalizzarsi lucrando sul differenziale tassi, mentre gli spread sarebbero destinati a scendere visibilmente.
- Ripresa del credito a privati o ad aziende, che nelle settimane scorse aveva visto un vero e proprio congelamento.
Sulla natura quantitativa dell’operazione BCE non ci sono pertanto dubbi. Il resto sono solo banalità al fine di screditare un’operazione che meglio non si poteva, vista la complessità dell’UE mostrata fino ad oggi.
Da sottolineare inoltre che quella avvenuta oggi, non rappresenta un’eccezione. Il prossimo 28 febbraio, infatti, la nostra Banca Centrale effettuerà una seconda asta della stessa natura.
Personalmente a questa operazione avevo dato un’importanza vitale già dal 9 dicembre, quando l’attenzione dei media era tutta spostata su Merkosy. Leggere l’articolo: Nuova Europa tra vincitori e vinti.
Adesso non ci sono scuse. Possiamo pertanto guardare al mercato dei bond con maggiore chiarezza e soprattutto serenità.
Vorrei solo ricordare, che fino a qualche settimana fa, su alcuni paesi dell’Unione, come l’Italia avevamo raggiunto una curva invertita dei tassi, che sta a sintetizzare forte rischio di default.
La credibilità delle manovre attuate da Spagna e Italia, avevano riportato la curva su livelli meno allarmanti, ma l’operazione erogata oggi dalla Bce, pone serie possibilità che tale miglioramento assuma sempre più consistenza, fino ad arrivare ad un forte ridimensionamento degli spread in essere.
SCENARIO GENERALE TASSI
Ma in quale contesto di tassi ci muoveremo nei prossimi dodici mesi?
Lo scorso anno in materia di tassi dicevo:
il 2010 ha visto sicuramente un deterioramento della credibilità di alcuni paesi a maggior debito, incapaci oltretutto di crescere a ritmi accettabili. Già da oggi Grecia e Irlanda pagano spread sui tassi vergognosamente insostenibili a medio termine. Un’aumento dell’inflazione oltre misura finirebbe per accendere dei campanelli di allarme troppo pericolosi, anche per Portogallo, Spagna e soprattutto Italia. Proprio questi paesi negli ultimi mesi, sono stati i più colpiti, da un cambiamento della curva dei tassi, che ha visto salire i rendimenti delle scadenze superiori ai 5-7 anni. I mercati infatti, da un lato sembrano subire un’avversione al rischio paese sempre maggiore, ma questa volta l’occhio sembra cadere anche verso il rischio tassi. Nella media i titoli di stato superiori ai 5 anni, negli ultimi due-tre mesi hanno vanificato i rialzi del 2010, chiudendo addirittura in negativo anche se comprendiamo le cedole incassate. Questo potrebbe essere un primo avvertimento. In ogni caso, credo che il 2011 presenti maggiore avversità rispetto al 2010, sotto l’aspetto del rischio paese, proprio in funzione di tassi più alti.
Sembra fatta ieri questa previsione e invece risale a dodici mesi fa.
A beneficiare di tassi di mercato bassi è stata la Germania, per quanto riguarda l’Ue, a causa della concentrazione dei capitali in fuga dalle aree periferiche, mentre Usa, Gb e Giappone hanno continuato a mantenere rendimenti reali negativi grazie alle loro politiche quantitative.
Come abbiamo potuto constatare nel 2011, la miccia a far esplodere la credibilità dei debiti Piigs, fu proprio il rialzo dei tassi attuato da Trichet. A distanza di 7 mesi i tassi sono ritornati al livello precedente, grazie alle decisioni di Draghi, mentre solo adesso l’Europa sembra possedere gli stessi mezzi degli altri.
Ciò mi induce a pensare che i tassi europei siano destinati a portarsi verso rendimenti negativi, anche se non dovremo trascurare il fatto che tale scenario potrebbe avvenire anche grazie all’aumento dei prezzi al consumo, che allo stato attuale sembra improbabile, visto il livello dei consumi e delle materie prime, sicuramente raffreddatisi rispetto a 12 mesi fa.
I prezzi dell’oro ancora oggi scontano uno scenario inflativo. A meno che il metallo giallo non prenda la strada della discesa marcata, esistono molte variabili che potrebbero incidere sull’aumento dei prezzi al consumo. Fra questi troviamo sicuramente:
- Rialzo prezzi energetici
- Tensione salariale, visto il basso valore degli stipendi reali.
- Pressione fiscale in aumento.
Queste variabili pertanto potrebbero incidere più di quanto possano fare i semplici rialzi delle materie prime generiche.
In questo contesto credo che per quest’anno sia doveroso abbassare la durata degli investimenti a tasso fisso, almeno sui bond a tripla A, mentre potrebbero rivelarsi alquanto utili i bond legati all’inflazione.
Ovviamente, in considerazione di un’attesa riduzione degli spread (salvo Super Marco made in Merkel) anche le aree periferiche caratterizzate da rating medio-alto (per intenderci da A- in su) potrebbero rientrare in misura maggiore rispetto al passato nei portafogli a medio-basso rischio.
Con questo mi riserverò una quarta puntata di Annus Horribilis, sempre che mostriate interesse all’argomento, magari guardandovi un pò di pubblicità.
Coloro che invece sono interessati ecco il portafoglio 2012.
Ottimo,che dire….detto tutto te,un'altro mattoncino messo per una piccola ripresina dei mercati,seconde te il bund non dovrebbe incominciare a scendere?<br />Ringrazio Andrea
quanto avremmo risparmiato se Bce comprava direttamente Btp a 1%?<br />Sistema devastante, da riformare ad ogni costo<br />Vincenzosava