Questa volta parliamo di quei mercati ad alto potenziale di crescita, ossia gli emergenti.
Il 2011 è stato anche per loro un anno davvero difficile, caratterizzato soprattutto dal problema inflazione, che ha inevitabilmente costretto le rispettive banche centrali a mettere in pratica politiche restrittive, in molti casi anche pesanti, se guardiamo a Brasile, India e Russia.
Solo a partire dalla metà di agosto l’inflazione sembra aver allentato il morso, grazie ad un rallentamento della crescita, ma soprattutto al ridimensionamento di molte materie prime, che, finalmente, hanno accusato le misure attuate per scoraggiare la speculazione.
Su quest’ultimo punto all’inizio del 2011 dicevo:
“Materie prime: mi sembra che ci sia un attimino di speculazione su questo settore. Personalmente sono per scansarle. Un rialzo dell’inflazione oltre i termini indicati dalle banche centrali finirebbe per drenare la liquidità necessaria al proseguimento di un trend rialzista che sembra interminabile. Consumi in frenata, tassi di mercato in aumento potrebbero essere variabili molto pericolose per chi punta su questo settore. In ogni caso: ci vedo più rischi che opportunità”.
Un altro passaggio che vorrei farvi leggere delle previsioni sul 2011 che avevo pubblicato lo scorso anno era:
“A mio modesto parere fare delle previsioni per il 2011 è tanto difficile quanto inutile per la complessità in cui ci troviamo. Osservo uno spudorato ottimismo, ovunque si consulti qualsiasi giornale o sito internet specializzato. Non trovo quasi per niente previsioni negative e questo dovrebbe far riflettere sul rischio derivante dal fattore imprevedibilità”.
Nel fattore imprevedibilità avevo indicato tre voci:
- Inflazione
- Insolvenze
- Consumi
Direi che le prime due si sono manifestate in tutta la sua interezza, mentre sulla terza non possiamo certo dire che il 2011 sia stato l’anno del boom della domanda, in particolare se andiamo a guardare quella pubblica.
In particolare la prima voce (inflazione) è stata l’elemento che ha caratterizzato la crisi di crescita dei mercati emergenti, alla quale prima o poi dovevamo assistere.
Per avere una media del risultato effettivo dei mercati emergenti basta osservare l’etf IEEM, nel corso degli ultimi dodici mesi.
La perdita è stata di poco superiore al 20%, considerato anche l’effetto cambio, che nei confronti dell’Euro non ha sicuramente giocato contro. Tale performance migliora se consideriamo i dividendi incassati, ma rimaniamo sempre nell’ordine di un -17%.
Allo stato attuale, il cambio valutario di molti paesi emergenti risulta essere ancora estremamente sottovalutato, rispetto all’Euro e soprattutto al Dollaro.
Questo dovrebbe, pertanto, rappresentare un elemento ulteriore per considerare positivamente tali aree. In particolare la Cina presenta un cambio volutamente sottovalutato.
In ogni caso l’elemento più importante che si registra, almeno da qualche mese a questa parte, è il raffreddamento dell’inflazione, che accompagnato da una riduzione marginale della crescita sta nuovamente favorendo quelle politiche espansive delle quali avevo accennato nelle previsioni formulate a giugno e a settembre.
Tuttavia non posso affermare che l’area emergente nel 2012 sia immune da rischi. I principali potrebbero essere:
- Bassi consumi paesi avanzati.
- Forme di protezionismo atte a difendere la produzione interna dei paesi avanzati.