MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Sia ben chiaro che il mio lavoro è direttamente proporzionale al vostro interesse che potete esprimere solo in un modo. 


Qualora il downgrade di S&P dovesse avere un’influenza sui mercati sarà bene mettere sul campo un pò di punti fermi. L’indice Eurostoxx dai massimi del 2011 ha già lasciato il 24% del suo valore contro l’11% dell’indice Dow Jones e il 12 del Nasdaq. Questo ha dato modo alla borsa americana di guadagnare enormi posizioni in termini di forza comparativa come è descritto in questo grafico:

Dal grafico è ben visibile che cosa abbia significato il QE della Fed per il mercato americano, rispetto alle borse europee, alle prese con una macchina inceppata da tempo, incapace di prendere decisioni snelle e risolutive.E pensare che i problemi erano proprio partiti dagli Stati Uniti se guardiamo ai Subprime, a Lehman etc etc. Dal mese di giugno possiamo osservare come la forza del mercato americano si sia accentuata rispetto all’Europa. Questo conferma come gli investitori abbiano sottopesato il Vecchio Continente in favore degli Usa, per timore di quanto poi si è verificato o si sta verificando in questi giorni. Secondo alcune proiezioni derivanti dall’applicazione della teoria Elliott-Fibonacci, è lecito attendersi nei prossimi giorni un restringimento della forbice. Il mercato europeo, in particolare quello azionario, a questi prezzi, sembra aver scontato già eventi molto negativi a differenza di quello americano, con l’indice Dow Jones che ha per adesso reagito sul primo importante supporto di lungo di 11200. Il netto taglio della media mobile a 200 gg avvenuto a 12000 rappresenta un segnale negativo di lungo periodo che difficilmente potrà rientrare a breve. Per l’Italia, invece, il calo dai massimi del 2011 è stato pari al 33%. Questo per avere una misura di quanto i mercati domestici abbiano incorporato quotazioni che scontano ben più di una recessione o evento negativo che sia.
Qualche settimana fa, sottoposi alla vostra attenzione i segnali di forza dell’indice spagnolo rispetto a quello italiano. Ebbene tale progressione è continuata in modo inequivocabile. Per tale ragione sarà più interessante seguire da vicino i passi dell’Ibex al fine di intuire eventuali segnali di inversione.

Come possiamo osservare da questo grafico l’indice spagnolo sta dando segnali di miglioramento nei confronti dell’Eurostoxx, anche se gli stessi non sono sufficienti per decretare un’avvenuta inversione. Personalmente ritengo la Spagna come un modello da seguire, nonostante il livello di disoccupazione e l’esplosione della bolla immobiliare. Il paese iberico infatti presenta un rapporto debito/pil dell’80%,  mentre il Governo, oggi dimissionario, ha attuato in modo tempestivo un programma di risanamento oltre le richieste del mercato. Il fatto che la disoccupazione sia al 20% è dovuto principalmente alla macchina burocratica statale che è meno pesante di altri paesi come Italia, Grecia etc, mentre il mercato del lavoro ha una flessibilità ben al di sopra della media europea. Ciò rende la Spagna l’area più competitiva in termini di manodopera e non è poco. Personalmente ritengo che l’Italia debba seguire tale modello. L’unico problema della Spagna è da ricercare nelle casse di risparmio regionali, affossate dallo scoppio della bolla immobiliare, ma su questo credo che sia stata fatta chiarezza qualche settimana fa a livello Ue.
Nella settimana appena conclusa l’Italia ha lasciato un 13%, contro una perdita dell’Eurostoxx dell’11. Nonostante ciò non abbiamo registrato un record di variazione negativa settimanale. Il precedente più pesante è da ricercare nell’ottobre del 2008, dove gli indici superarono abbondantemente una perdita settimanale del 20%. In ogni caso dopo picchi settimanli superiori al 10% è succeduta un’ottava all’insegna del rimbalzo tecnico e francamente auguriamoci che non ci sia l’eccezione che conferma la regola.
Altra variabile da seguire senza il minimo dubbio è quella del Bund sul quale nella settimana precedente si è accentrata la liquidità riveniente dalle aree più rischiose. Solo nel venerdì pomeriggio, sulle notizie riguardanti interventi della Bce a favore di Italia e Spagna, la correzione è stata violenta, ma non da impedire una tenuta del livello dei 130 punti. I volumi hanno raggiunto livelli record per la fase stagionale di agosto, mentre osservando alcuni indicatori giornalieri è lecito pensare che in questi giorni sia stato segnato un top importante.Tale considerazione viene rafforzata dalla formazione di un hammer ribassista che verrebbe confermato sotto il livello di 129,90, mentre il suo annullamento si avrebbe alla rottura di 134.

I livelli del Bund attuali trovano giustificzione solo in caso di un’uscita della Germania dall’Euro, cosa che ritengo assai controproducente per un paese che negli ultimi due anni ha basato la sua crescita sulle esportazioni. Ritornare al Marco per la Germania significherebbe strozzare la propria economia, dimezzando le proprie esportazioni. Ritengo che i battibecchi che avremo in futuro su aiuti sì aiuti no etc etc, siano solo slogan politici e niente più. Immaginatevi che cosa ne sarebbe del sistema bancario tedesco una volta usciti dall’Euro. Non oso pensare.
Il vero problema ad oggi è la liquidità. Non ci sono altre giustificazioni. L’unico strumento per crearla è la “tipografia” delle banche centrali che da quando esiste il sistema monetaristico, volere o volare, hanno aumentato la massa di liquidità in circolazione, con effetti inflattivi evidenti. Questo “buco nero” che drena liquidità, rappresenta tuttavia un salvagente per le banche centrali nel tenere l’inflazione sottocontrollo, almeno fino ad oggi.
Son convinto che a ottobre rivedremo la Fed con il QE2 e mezzo, mentre la Bce e le autorità politiche europee stanno lavorando al potenziamento dell’EFSF e all’emissione degli Eurobond. L’oro su questo ha anticipato nei giorni scorsi quello che sarà fatto fra settimane se non tra qualche ora. Per coloro che diffidano di questa strategia consiglierei di osservare la massa monetaria in circolazione 30 anni fa e confrontarla con quella attuale. Chi ha creato moneta? E per quale ragione? Chi ci ha protetto dalla svalutazione? La liquidità sul conto corrente oppure le azioni….quelle reali si intende.
La creazione di moneta inevitabilmente avviene dall’acquisto da parte delle banche centrali di obbligazioni. Son convinto che Obama & co. contestando i 2000 mld non conteggiati da S&P si riferivano proprio allo stock di debito in mano alla Fed, la quale non si pone nemmeno il problema se rinnovarli a scadenza. Piuttosto sarà orientata ad aumentarlo, nei prossimi mesi. Provate a confrontare gli asset della Fed del 1930 con quelli di oggi. Quanto è aumentato esponenzialmente il valore degli assets rispetto a 80 anni fa? La politica monetarista è questa, l’aternativa è il baratto, con tutto quello che ne consegue in termini di benessere, rispetto sociale etc etc.In questo caso estremo preferirei possedere una quota di una società che offre beni e servizi di prima e seconda necessità piuttosto che avere in portafoglio pezzi di carta che non valgono niente.
Più che guardo la situazione attuale e più che la somiglianza con gli anni ’70 si concretizza.  In quel post, che spesso rileggo, mi colpisce la nessità di una riforma fiscale, che veda una diminuzione delle tasse e una ristrutturazione della spesa. Questo potrebbe essere un obiettivo da inseguire, magari con l’aiuto delle banche centrali e forse con una migliore ditribuzione della ricchezza. Il prezzo da pagare sarebbe la crescita dell’inflazione negli anni a venire, ma se guardo a come sono uscite le rispettive economie da quel periodo, il prezzo da pagare sarebbe tollerabile. Sul tema affrontato ieri della sovranità fiscale oggi c’è un bellissimo editoriale di Mario Monti sul Corriere della Sera: Il podestà forestiero.
Vi chiedo cortesemente (se apprezzate il mio lavoro) di cliccare sulle pubblicità, anche se i contributi diretti sono certamente di maggiore aiuto. Il mio lavoro è direttamente proporzionale al vostro interesse.
Ultimissime ore 21,20: le notizie che provengono dalla conference call dei G7 sembrano essere piuttosto rassicuranti in quanto Francia e Germania si sono dichiarate favorevoli al piano del Governo italiano. Inoltre sia la Merkel che Sarkosy hanno confermato la volontà di aumentare l’Efsf. 
Altre notizie che non guarderei negativamente sono:
L’analisi di Standard & Poor (S&P) sul debito Usa è «fatta male e frettolosa». È il commento di un alto funzionario del Tesoro cinese che ha voluto mantenere l’anonimato, aggiungendo che «muovendo così in fretta, hanno preso la decisione sbagliata, senza le giuste informazioni». Le agenzie di rating dovrebbero prestare maggiore attenzione agli sforzi di riduzione del debito di Washington, che nei prossimi dieci anni ridurrà il debito pubblico di circa un milione di miliardi di dollari. Inoltre una commissione bipartisan del Congresso sarà istituita per individuare ulteriori risparmi per un importo di circa 1,5 milioni di miliardi di dollari, ha aggiunto il funzionario. Il funzionario del Tesoro cinese , infine, sostiene che i titoli del Tesoro degli Stati Uniti sono ancora un rifugio sicuro per gli investitori globali, perchè la nazione ha una capacità enorme di pagare.
Francia stabile. Mentre gli Usa vengono deeclassati, la stessa agenzia conferma come stabile il rating tripla AAA per la Francia. Il rating tripla “A” della Francia è «stabile» – ha detto alla radio francese Inter – il capo economista europeo di S&P, Jean-Michel Six, spiegando che la leadership politica ed una buona governance sono un fattore importante nelle valutazioni delle agenzie di rating.
L’Italia «è un partner indispensabile. Se l’Italia salta, salta la Germania, l’Europa e alla fine il mondo. Quindi l’Italia non salterà». Lo dichiara l’economista francese Alain Minc, uno dei consiglieri più vicini al presidente transalpino Nicolas Sarkozy.
In sostanza la Cina non venderà i Bond americani, mentre qualcuno che ha  comprato cds contro Francia per Germania potrebbe scottarsi. 
In fondo le parole dell’economista francese, riguardo al problema Italia non fanno altro che sottolineare quanto sostenuto in questo post. 
Auguri perchè domani ci aspetterà una giornata di fuoco.  

Categories: Anali Tecnica, bund, Crisi Euro, QE

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