In questi giorni mi sono concentrato sulle view indicate dalle principali società di gestione a livello mondiale, relative al secondo trimestre.
Il problema comune, scansato dalle medesime è l’Europa e soprattutto il settore bancario, legato troppo al debito dei Piigs. Si dà per scontata la ristrutturazione del debito greco a partire dai prossimi 6 mesi, mentre le autorità monetarie continuano a mostrare una certa resistenza.
Altro problema comune erano i bond a lunga, in quanto l’inflazione sta diventando ormai una variabile accertata. Francamente, trovo addirittura stupido, stare qui a parlare ancora di deflazione. Mi sembra un pò la storiellina della fine del Mondo e niente più. Il problema caso mai sarà accertare o ipotizzare fino a che punto l’inflazione preoccuperà noi comuni mortali, ma soprattutto quei paesi che hanno dovuto attuare politiche chiaramente restrittive, come India, Brasile e Cina. I rialzi del Bund e dei Tbond degl ultimi giorni sono da legare esclusivamente ai deflussi provenienti dalle aree periferiche maggiormente a rischio e non a prospettive deflattive.
Sempre dalle strategie delle principali case di gestione ho notato un netto contrasto fra di esse in tutte le altre aree geografiche:
Chi vede i mercati emergenti ritornare a guidare i Mondo e chi invece, ancora storge il naso, a causa dell’inflazione stessa. Chi vede gli Stati Uniti crescere a ritmo sostenuto e chi preferisce stare chiaramente sottopesato nelle aree avanzate.
Per come sono andate le borse nei primi cinque mesi non ci vuole poi molto a capire che il grosso degli investitori abbia optato in favore dei mercati avanzati e non emergenti, sui quali sono avvenuti realizzi fisiologici, accelerati dai tassi elevati imposti dalle banche centrali, allo scopo di combattere l’inflazione. Salvo areee di investimento come la Germania e paesi nordici, le premesse iniziali sembrano andar deluse, se guardiamo soprattutto alla crescita Usa. I dati dell’ultimo mese segnalano infatti un rallentamento oltre le previsioni, se togliamo quello relativo ai nuovi occupati del mese di Aprile. Questo scenario non sembra infatti sposarsi con quelle che erano le attese ottimistiche di una delle più grandi società di gestione. Credo sia logico a questo punto, che un eventuale ridimensionamento del mercato del lavoro sia uno stimolo per molti investitori a ridimensionare tale area in favore di altre.
Dalle view sempre lette, posso capire quanto stia a cuore la stabilità del Medioriente e del Nordafrica, in quanto ad essa è legato principalmente il prezzo del petrolio, che qualora fosse balzato oltre i 150 dollari avrebbe destabilizzato l’intero sistema, ma soprattutto le aree più dipendenti da esso.
Altro fatto di non minore preoccupazione è la consistenza futura del rallentamento cinese. Una crescita sotto il 6% rappresenterebbe un elemento recessivo per le economie avanzate. In ogni caso questo scenario darebbe effetti negativi minori rispetto al primo.
Gli effetti su un eventuale default della Grecia rientrano invece nello scenario più normale, ossia quello nel quale vi è un chiaro sottopeso del sistema bancario e degli indici, maggiormente rappresentati da esso.
Lagardere ha lasciato intendere che le banche greche sono invitate ad una ristrutturazione volontaria dei loro crediti nei confronti dello stato greco. Si andrà molto probabilmente verso tale soluzione. Soluzione questa giusta ed esemplare.
Giusta, perchè i debiti statali degli ultimi due anni sono imputabili alle banche, che oltretutto hanno potuto beneficiare di prestiti a tasso zero della Bce per investire in titoli di stato al 3-4-5% ed oltre.
Esemplare, perchè darebbe maggiore credibilità alle istituzioni e ai programmi di altri paesi. E’ chiaro che tutto ciò provocherebbe un ulteriore rialzo dei tassi nelle aeree periferiche: Italia compresa, in quanto le banche si terrebbero alla larga dal comprare titoli domestici.
Personalmente nazionalizzerei il tutto e non se ne parlerebbe più. Le banche di credito dovrebbero essere istituzioni pubbliche a dispetto di quelle di investimento. BUNTO E BASTA!!!
Quanto stiamo vedendo in Spagna inoltre è il segno che la corda del rigore si sta per spezzare, mentre il quasi declassamente di S&P sulla nostra amata Italia è un mettere le mani avanti su un problema che per troppo tempo è stato messo sotto il tappeto nella speranza che Grecia & Co risolvessero i propri problemi.
Voglio ribadire il concetto di quali possono essere le aree caratterizzate da minor rischio: sicuramente non lo sono quelle che esprimeno un bene di debito, mentre cosa ben diversa è partecipare alla vita economica di un azienda sana…….Fino a quando il Mondo vivrà, avremo necessità di cibo, continueremo a camminare con le scarpe ai piedi, a muoversi con mezzi pubblici o privati, per non parlare degli internet-dipendenti che con potrebbero mai fare a meno di un computer o di uno smatphone.
Al momento l’Eurostoxx presenta un allarme 3, che è più un 4 che un 2. La rottura della media a 200 avvenuta in modo impercettibile, per la seconda volta, non è un segnale di rafforzamento. Credo tuttavia che ci sia una bella differenza, tra un Ibex, la cui inversiona sembra già conclamata e il Dax che presenta realtà mondiali di tutto rispetto.
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