Tra venerdì e sabato l’attenzione si è concentrata sul problema derivati, cosicchè ho preferito approfondire gli articoli che molto dettagliatamente ha pubblicato il Sole 24 Ore.
La mole dei derivati è sicuramente aumentata rispetto a qualche anno fa, ma alla fine dei conti guardando al succo finale il sottostante è sempre quello, una volta compensato il tutto. L’indagine Ue sulle banche americane, in tema di derivati, sembra essere più dettata dall’esigenza di scongiurare un oligopolio di mercato, piuttosto che ridurre i rischi presenti da detti prodotti.
I rischi più alti nella storia si sono già visti ed hanno un nome ben preciso: Lehman e Aig. Aig aveva venduto CDS a go go su Lehman, partendo dal presupposto del Too big to fall. Il fallimento della terza banca d’affari americana, provocò quindi effetti devastanti per un’errata ripartizione del rischio, più che per la sua dimensione.
Io credo che ad oggi questo problema sia un tantino cambiato, e cioè che i rischi sistemici, qualora si verificassero, abbiano una ripartizione diversa dal 2008. Almeno in questo credo, e mi auguro, che gli stress test americani, e non, abbiano avuto un senso.
Inoltre guardando al tema etf, costruiti attraverso prodotti sintetici, mi è balzato agli occhi come al top dei più scambiati vi siano quelli short a doppia leva. Dal famoso Xbrmib al doppio short sul Crude Oil: che dire? Tutti sottostanti che sono scesi a bocca di barile oppure il contrario?
Forse dovremmo preoccuparci quando al top delle classifiche ci saranno i long a doppia leva sugli indici azionari? Forse sarà proprio quello il momento in cui vi sarà un eccesso di titoli in mano alla maggioranza degli investitori.