Osservando lo scenario tecnico del momento, i mercati azionari stanno attraversando una fase di correzione tecnica piuttosto delicata. Basta prendere un semplice Macd settimanale per frenare qualsiasi iniziativa di acquisto in ottica di breve termine. Segnali poco favorevoli li troviamo anche se leggiamo l’andamento dell’indice SP500 tradotto in oro. In questo caso non possiamo certo trascurare un probabile deterioramento della situazione macroeconomica.
Tuttavia l’epicentro di tutti i problemi lo troviamo nel mercato del debito pubblico, che di riflesso penalizza il settore bancario, o viceversa, come sarebbe più correttamente affermare.
Stare lontani dall’epicentro credo sia già un buon presupposto per attenuare probabili scosse, e allo stesso tempo cogliere eventuali sviluppi positivi dello scenario microeconomico.
Che ci sia stato un chiaro ritorno agli anni ’70 questo è evidente, grazie al collasso finanziario e alla politica ultra-inflattiva delle banche centrali che poco hanno inciso su un’accelerazione della crescita se non su quella dei prezzi alimentari, materie prime e metalli preziosi.
Nello scenario attuale quindi abbiamo scarse opportunità di investimento:
Il mercato dei bond non è proprio l’ideale, se consideriamo le insidie nascoste dietro le problematiche dei Piigs e soprattutto dell’inflazione.
Il mercato immobiliare non possiede al momento grandi opportunità, se non quella di rappresentare qualcosa più di concreto rispetto ad un titolo di stato (almeno in questo caso la ristrutturazione riguarda migliorie e non perdita di valore reale), oltre ad offrire una rendita almeno indicizzata al costo della vita. Ovviamente la situazione del credito non dà spazio a speculazioni di breve periodo.
Il mercato delle materie prime e dei metalli preziosi non so se sia in bolla, vista la perdita di valore reale della moneta, stampata in quantità illimitate. Per sua natura questo mercato è subordinato molto alla crescita economica, oltre che all’incertezza sul sistema finanziario.
Il mercato dell’equity, prima di tutto deve essere diviso in due serie: quello di serie A e quello di serie B.
Nel primo segmento troviamo sicuramente tutto quello che per noi comuni mortali rappresenta beni e servizi di prima e seconda necessità che noi possiamo testare con mano. Nella serie B invece troviamo tutto quello che riguarda il mondo della carta senza il quale potremmo tranquillamente continuare a vivere e a goderci le belle giornate soleggiate.
Per fare un semplice esempio: c’è differenza tra una bella auto (seconda solo ad una bella donna) e un mutuo indicizzato a vent’anni con 2 punti di spread.
Oppure: c’è una bella differenza tra l’investire in una centrale elettrica ultra moderna e impiegare soldi per tappare un buco nero bancario in stile banche irlandesi.
Ovviamente anche il mercato dell’equity, come il resto di tutte le altre variabili, è legato nel breve e medio periodo agli sviluppi che avrà la futura politica monetaria della Fed.
In un precedente post vi avevo accennato al fatto che Bernanke non avrebbe proseguito in favore di un nuovo QE, soprattutto nello stile del precedente.
Società come Pimco o Goldman Sachs, hanno già dato indicazioni in merito. La prima ha deciso di vendere tutti i bond americani con scadenza lunga, mentre l’altra, consigliando di vendere materie prime ha già fatto vedere che cosa dobbiamo attenderci dopo la fine del QE2 prevista per giugno. Di solito Goldman ha dato prova di essere informata per prima……e se questa volta…..?
Personalmente non scommetterei su un QE3, visto che mancano non pochi presupposti.
La situazione politica americana del momento non rimane molto favorevole ad una scelta espansiva della Fed, mentre l’inflazione, benchè ci si ostini a guardare quella core, è ormai un problema troppo sentito in America, con la benzina che da tempo ha superato i 4 dollari al gallone.
Il QE più probabile sarà quello di rieinvestire i titoli in scadenza oltre che le cedole incassate, che su una cifra di ben 2000 mld vi assicuro non è poca cosa. Di non rinnovare le scadenze, il che equivarrebbe a drenare liquidità, credo sia improponibile, in quanto tale scelta non sarebbe supportata, nè da un cambiamento della politica dei tassi, nè tanto meno da un rientro del deficit federale.
I mercati nel suo insieme, pertanto, si trovano oggi a dover scontare numerose incognite, che spero verranno assorbite entro i prossimi due tre mesi, anche se alla lunga (a parte la fine del Mondo del 2012) vi sono alcune certezze.
Fra queste troviamo:
- L’inflazione, nella quale l’equity protegge più di ogni altra variabile. Scenario questo non ostile al mercato immobiliare.
- La crescita dei consumi nei paesi emergenti. Le società che avranno saputo cogliere al meglio questo scenario dovrebbero ripagare ampiamente.
- Sviluppo energetico.
Per il momento, come ho detto all’inizio ci troviamo in una situazione utile a qualche pausa di riflessione, visto lo scenario tecnico rallentato e poco incoraggiante sul breve.
Mentre la Fed ha ufficializzato che non rinnoverà il QE a fine giugno, S&P ha portato a negativo l’outlook degli Stati Uniti. Non posso non pensare al grafico tradotto in oro dell’indice americano.