Guardando alla voce Karakiri su Wikipedia, rabbrividisco, ma allo stesso tempo, posso farmene una ragione sul concetto di vita tra noi occidentali di scuola cristiana e coloro, che per un millennio hanno visto in tale rituale, un mezzo per purificare la propra anima e morire senza disonore.
I casi recenti di Karakiri più emblematici, si sono avuti dopo la sconfitta subìta dal Giappone nella seconda guerra mondiale, mentre l’ultimo (ufficiale) risale al 1970.
Se a questo aggiungo lo spirito nazionalista che ha sempre contraddistinto il Sol Levante il dado è tratto.
Il Mondo è bello proprio perchè è vario.
Solo fatta questa premessa, posso spiegarmi alcune cose.
L’unico precedente di un incidente nucleare paragonabile a quello di Fukushima è quello di Chernobyl, con la differenza abissale in termini di densità di popolazione, di area economica e di danni qualitativi ancora tutti da accertare.
Fosse successa una cosa simile da noi, sarebbe stata la fine, in quanto dare un senso all’immediato futuro sarebbe stato praticamente impossibile, mentre la logica ci avrebbe spinto a spostarci in paesi bel lontani e immuni dalle minacce radioattive.
Logica a mio avviso totalmente fondata, ma soprattutto utile a compiere un gesto di umiltà, nei confronti di Madre Natura.
E invece in Giappone si pensa alla ricostruzione, a riaprire stabilimenti che distano massimo 200 Km dall’epicentro radioattivo, in quanto l’interesse materiale e patriottico è indiscutibilmente al di sopra delle vite umane. L’uomo alla sfida del nucleare. Successivamente sarà compito dei media e della pubblicità convincere i consumatori a comprare materiale proveniente da quelle aree produttive, o almeno ci diranno che verranno rigorosamente controllate con aggravio dei costi impensabili: quindi al controllo di qualità seguirà quello di radioattvità.
Lo spirito giapponese quindi non è proiettato verso la scelta sensata, bensì in favore della logica nazionalista e materialista. Apparentemente questo induce ad ammirazione, ma un conto è il gesto nobile del momento, un altro invece è l’effetto concreto nel lungo termine.
Tradotto in sostanza: adesso ci si occuperà della ricostruzione e della ripresa delle attività. Fra qualche anno i nodi verranno al pettine: debito pubblico (passeremo al 300% di debito/Pil?), pensioni, disoccupazione, export, iperinflazione, ma soprattutto salute.
Ma questo è il Mondo che va.
Voglio ricordare che a tutti coloro che contribuiranno al blog invierò la strategia per i prossimi tre mesi. Grazie