Da molti mesi il cross Euro/Dollaro muove al di sotto di una trendline discendente ben definita che trova in quota 1,43 il punto di rottura, come ben evidenziato dal grafico di cui sopra.
Fino ad oggi, gli eccessi di debolezza della valuta americana sono rientrati anche in modo violento, ogni qualvolta ci si avvicinava a detta resistenza e il tutto coincideva con la nascita di tensioni sui Piigs che inevitabilmente si riflettevano sulla moneta unica.
Il cambiamento di politica monetaria della Bce delle ultime settimane ha avvicinato pericolosamente il biglietto verde ai livelli limite di debolezza, mentre parallelamente la Fed continua a far finta di niente, riguardo ai segnali inflattivi, mantenendo un atteggiamento ultra-espansivo.
Questo mix lascia molti dubbi riguardo alla futura tenuta del Dollaro.
Eppure di elementi a favore ve ne sarebbero, se consideriamo solo il fatto che gli Stati Uniti presentano un ritmo di crescita ben superiore alla nostra Ue, oltre ad avere un’omogeneità politica diversa.
Un Dollaro debole, inoltre, a causa di nuova carta stampata, si pone fortemente in contrasto con quelli che sono stati gli interventi della Boj, che in questi giorni si è dichiarata determinata a riportare il cross Dollaro/Yen almeno a quota 0,90.
Tornando ad esaminare il quadro tecnico dell’ Eurodollaro ad oggi assistiamo comunque ad elementi favorevoli alla rottura di 1,43.
Io credo che l’interesse delle autorità monetarie sia per il momento quello di mantenere un quadro valutario stabile, ragione per la quale difficilmente vedo il perdurare di un contrasto tra la politica Fed e quella Bce.
Il mercato invece sembra scommettere chiaramente in favore di un proseguimento della politica monetaria espansiva americana. La logica e il buon senso, che su questi mercati non sono di casa, mi dicono che presto ritorneremo a parlare di inflazione, di deficit e di lotta alla speculazione sulle materie prime, tutti elementi questi piuttosto ostili ad una politica espansiva.
Credo che mai come adesso sia necessario seguire le sorti del biglietto verde al fine di intuire le intenzioni della Fed a medio termine, visto che ci avviciniamo a giugno senza un programma ben preciso.
Fino ad oggi, gli eccessi di debolezza della valuta americana sono rientrati anche in modo violento, ogni qualvolta ci si avvicinava a detta resistenza e il tutto coincideva con la nascita di tensioni sui Piigs che inevitabilmente si riflettevano sulla moneta unica.
Il cambiamento di politica monetaria della Bce delle ultime settimane ha avvicinato pericolosamente il biglietto verde ai livelli limite di debolezza, mentre parallelamente la Fed continua a far finta di niente, riguardo ai segnali inflattivi, mantenendo un atteggiamento ultra-espansivo.
Questo mix lascia molti dubbi riguardo alla futura tenuta del Dollaro.
Eppure di elementi a favore ve ne sarebbero, se consideriamo solo il fatto che gli Stati Uniti presentano un ritmo di crescita ben superiore alla nostra Ue, oltre ad avere un’omogeneità politica diversa.
Un Dollaro debole, inoltre, a causa di nuova carta stampata, si pone fortemente in contrasto con quelli che sono stati gli interventi della Boj, che in questi giorni si è dichiarata determinata a riportare il cross Dollaro/Yen almeno a quota 0,90.
Tornando ad esaminare il quadro tecnico dell’ Eurodollaro ad oggi assistiamo comunque ad elementi favorevoli alla rottura di 1,43.
Io credo che l’interesse delle autorità monetarie sia per il momento quello di mantenere un quadro valutario stabile, ragione per la quale difficilmente vedo il perdurare di un contrasto tra la politica Fed e quella Bce.
Il mercato invece sembra scommettere chiaramente in favore di un proseguimento della politica monetaria espansiva americana. La logica e il buon senso, che su questi mercati non sono di casa, mi dicono che presto ritorneremo a parlare di inflazione, di deficit e di lotta alla speculazione sulle materie prime, tutti elementi questi piuttosto ostili ad una politica espansiva.
Credo che mai come adesso sia necessario seguire le sorti del biglietto verde al fine di intuire le intenzioni della Fed a medio termine, visto che ci avviciniamo a giugno senza un programma ben preciso.