Potrei fare mille esempi del tipo: comprereste a distanza di 24 anni dall’accaduto, una mozzarella prodotta a Chernobyl o zone limitrofe (raggio di 300 Km)?
Non occorrono tante spiegazioni per comprendere che quanto accaduto nei giorni scorsi segnerà la storia in negativo del Giappone per almeno i prossimi dieci anni.
Crollo dell’export e del Pil, fallimenti di società che non avranno il necessario per reggere l’urto finanziario ed economico. Basti pensare alla Tepco, la proprietaria della centrale di Fukushima, che già prima della vicenda era fra i gruppi maggiormente indebitati. Pensiamo all’esposizione delle banche su tutto il comparto produttivo, per non parlare delle assicurazioni e soprattutto dello Stato (già fortemente indebitato), che vedrà crollare il proprio gettito.
Sinceramente spero con tutto il cuore che queste mie considerazioni possano essere smentite alla velocità della luce, ma ad oggi, non so quale miracolo lo possa fare, visto che le cose non sembrano migliorare: anzi il tasso di radioattività sale.
Ci troviamo quindi difronte ad un cambiamento shock di tutto il pianeta, dove gli equilibri che fino ad una settimana fa condizionavano la nostra normalità sono letteralmente saltati, dove il certo è diventato incerto e dove l’imprevedibilità (ricordate il Cigno Nero?) ci presenta il conto sempre più frequentemente.
Pensare adesso di intraprendere la strada giusta per rimanere immuni da questi cambiamenti non è assolutamente una cosa semplice.
In questi giorni l’emotività, la natura psicologica umana e soprattutto lo tsunami della liquidità in giro per il Mondo la fanno da padrona. Si cerca velocemente di risistemare i propri risparmi, si fanno previsioni su quali saranno i settori più immuni, o quali i paesi più con le carte in regola.
L’unica certezza che vedo è che il sistema finanziario ed economico sta vivendo troppi cambiamenti nello stesso momento, che vanno dal terremoto del Giappone alla crisi dei paesi arabi, fino ad arrivare a problemi più superficiali come quello dei debiti pubblici.
Forse non era preparato a tutto ciò.
Per logica mi viene da pensare che il settore sanitario e farmaceutico sia quello a minor rischio, mentre quello energetico sta attraversando troppe ondate speculative che rischiano di mandarci nella direzione sbagliata.
Alla luce del ripensamento sul nucleare mi viene da pensare ad una rivalutazione delle fonti energetiche più tradizionali, come quella del gas naturale, forse snobbato oltre il dovuto.
Affrontando più da vicino la situazione dei mercati azionari, credo sia essenziale guardare un semplice diagramma come quello riportato all’inizio del post, in quanto riassume tutti gli elementi di natura psicologica, monetaria e fondamentale.
Dal grafico possiamo chiaramente constatare come a fronte della situazione drammatica di questi giorni, l’indice Dax (come molti altri) abbia trovato comunque una forte schiera di compratori proprio su supporti primari, costituiti dalla trendline del canale rialzista di lungo periodo e dalla media a 200 gg. Apparentemente questi livelli sembrano arginare la caduta, proprio per il fatto, che stanno uscendo molti compratori (posizioni short, investitori sottopesati etc) di natura tecnica. Basti pensare solo al fatto che questa è la settimana delle tre streghe dove vengono regolate option e future trimestrali.
La logica ci direbbe che la situazione è tale per cui una tenuta a lungo di questi supporti sembra piuttosto improbabile, ma credo che ciò debba trovare delle conferme tecniche.
Guardando al Bund, invece, qualche segnale anticipatore lo possiamo trovare, in quanto il decennale sta uscendo al rialzo dalla resistenza di 123,20, ma è ancora poca cosa.
Riassumendo il tutto direi quindi, che i prezzi delle borse sono APPARENTEMENTE appetibili, se guardiamo ai livelli di qualche settimana fa, ma potrebbero ingannare e non poco.
L’unica cosa che mi sento in dovere di fare è di abbassare il più possibile il grado di rischio, ma su questo credo di aver detto già troppo.