Il valore si crea con lo studio con la fantasia e soprattutto con la libertà di pensiero, con il confronto di idee e con la discussione costruttiva.
In merito alla Cina, vi pregherei di leggere la ricerca fatta a suo tempo nel mio blog.
In questi giorni si sta consumando un grave problema……per i cinesi.
La ricostituzione delle scorte, avvenuta all’indomani del black-out del 2008 ha nascosto decisamente quali fossero i problemi strutturali di un paese caratterizzato soprattutto dalla privazione dei diritti umani.
Le multinazionali per ricreare un livello di scorte fisiologico, hanno sfruttato al massimo la speculazione salariale, attraverso la manodopera a basso costo. Questo ha drogato oltre misura il livello medio di ore lavorate, creando l’illusione della crescita infinita.
Da qualche mese il livello fisiologico delle scorte è stato raggiunto, i consumi occidentali rimangono su livelli bassi e la crescita infinita all’8-10% non può continuare se il fondo non è ben fortificato dalla sostanza. Sostanza che non vedo.
Immaginatevi adesso un operaio: la sua azienda da un giorno all’altro offre allo stesso di lavorare 12 ore anzichè 8. La sua busta paga a fine mese vedrà un aumento del 50%. L’operaio anzichè accantonare o investire il plus per salvaguardare e rafforzare il proprio tenore, decide di prendersi tutti quegli sfizi che non era riuscito ad avere negli anni passati, fumandosi in breve tempo il plus di guadagno.
Nel momento in cui l’azienda non avrà più bisogno delle ore extra di lavoro, l’operaio tornerà alla vecchia busta paga, ma il suo ritmo di consumo troverà difficoltà a diminuire, almeno nei primi mesi, per poi dover correre ai ripari, attraverso un periodo di austerità, onde evitare il proprio default.
Io credo che a Cina e qualche altro paese emergente che non siano quelli ricchi di risorse (Russia e Brasile) si prospetti un periodo piuttosto difficile, nel quale, se il buon Dio vuole, verranno al pettine i nodi del regime. Una mossa dovuta, che rappresenterà il contentino per l’Occidente e per il consumatore cinese di Bulgari, Ferrari, Audi e Rolex, sarà quella della rivalutazione, ma poco significherà per l’operaio che fino all’altro ieri chiedeva aumenti salariali e miglior rispetto dei diritti sul lavoro. Costui con molta probabilità sarà destinato a ritornare nelle campagne o ad organizzarsi contro i leader politici che non hanno saputo pianificare la propria economia.
In Occidente è vero, le cose non vanno affatto bene, ma nonostante un quadro negativo, caratterizzato da debiti statali alle stelle, da una restrizione creditizia inevitabile e da un livello occupazionale ai minimi storici, prevalgono gli ideali che hanno tratto dai problemi più seri, gli spunti necessari per la ricrescita.
Come ho descritto prima, il livello delle scorte desiderato è stato raggiunto. Il mercato azionario cinese non sta facendo altro che scontare questo, oltre al pericolo di una rivalutazione dello Yuan.
Minor consumi da parte della Cina (riguarderanno principalmente consumi di fascia bassa), compensati da un maggior potere di acquisto dello Yuan renderanno per un pò di tempo immuni le aziende occidentali esportatrici. Inoltre voglio sottolineare il fatto, che le aziende maggiormente evolute e meglio gestite hanno risolto da tempo il problema sia delle scorte che della produttività, seguendo in molti casi il metodo Toyota. Coloro che non conoscessero questo metodo sono pregati di effettuare una ricerca su Google. In parole povere tanto per riassumerlo brevemente, non è più la produzione al servizio dei consumi futuri, bensì il contrario, oltre ad una maggior partecipazione attiva della manodopera.
Purtroppo la Cina, ricchissima sotto il profilo delle risorse monetarie accumulate, è un paese le cui metodologie sono arretrate di 30-40 anni. Il basso costo della manodopera, dovuto principalmente allo sfruttamento umano, è stato l’elemento che maggiormente ha permesso di conquistare quote di mercato in modo indiscriminato.
A mio parere la concentrazione di ordinativi, dovuta alla ricostituzione delle scorte, ha creato una vera bolla su tutti gli asset più importanti, in particolar modo sul mercato azionario.
Chi non investiva in Cina o in un paese correlato ad essa era considerato un incapace. Adesso i deflussi di capitale stanno interessando particolarmente le aree là dove erano presenti accentramenti anomali. Non meravigliamoci pertanto se a breve la situazione potrebbe ultermente peggiorare in quelle aree.
Questi deflussi potrebbero essere il preludio per un nuovo equilibrio sotto il profilo degli investimenti.
La speculazione che ha giocato contro la disfatta dell’Euro sembra aver cannato di brutto. Essa ha sperato che il caso Grecia si allargasse a macchia d’olio in modo da poter avere gioco facile una volta che i problemi si fossero catapultati contro Spagna e in particolare l’Italia. Leggo invece che proprio Italia sta dminuendo il fabbisogno statale e che migliora sensibilmente il rapporto Defici/Pil rispetto all’anno scorso che era già buono rispetto alla media. Nonostante questo le prospettive di crescita di Confindustria (che avrebbe tutto l’interesse a calmierare le prospettive di crescita) vedono una ripresa superiore all’1%. Una cosa quindi va detta: non tutti i paesi Ue sono nella stessa condizione della Grecia. Questa benchè di piccole dimensioni, finanziariamente parlando, è servita a due cose importanti: la prima senza dubbio ad allarmare per tempo i paesi aventi più peso all’interno dell’Unione. La seconda a rendere altamente competitivo l’export europeo.
Chi invece, come accennato nei precedenti post, non sta vivendo un clima di allarme sono gli Stati Uniti, la cui politica keynesiana all’infinito sembra l’unica strada “perc-orribile”.
Credo quindi che nei prossimi mesi, anche gli Stati Uniti passeranno da un risveglio della speculazione, in assenza di interventi, la quale premierà senza dubbio i paesi più virtuosi, tralasciando invece, quelli che non daranno segnali di rientro. Il mio buon senso mi dice, che anche il presidente Obama molto a breve si concentrerà sul problema deficit quasi in stile Merk.
Leggendo un pò in qua e un pò in là ho scoperto che alcuni giornalisti autorevoli sostengono, che nel caso di un rallentamento economico, i p/e delle borse europee e di quella americana debbano abbassarsi di un paio di punti rispetto alla media storica. Non posso fare a meno di sottolineare il fatto che una variabile essenziale per affermare se i p/e siano sopra o sottovalutati è quella dei tassi d’interesse. Livelli di tassi alti giustificano p/e più bassi e viceversa. Ad oggi i mercati finanziari stanno vivendo nel contesto più basso dei tassi di interesse della storia. Per tale ragione uno scenario del genere dovrebbe tendenzialmente alzare la media storica dei p/e e non abbassarla. Dobbiamo considerare inoltre che alcune multinazionali rappresentano dei veri e propri rifugi per i risparmi, ben più di alcuni stati che ad oggi stanno vedendosi abbassare i giudizi di merito.
Detto questo mi sento in dovere di affermare che non darei niente per scontato. E’ vero, in questo momento non ci troviamo assolutamente in una fase amichevole, tra risparmiatori e mercato azionari.
Le variabili che più incidono in questi giorni, sono infatti, quelle della paura e soprattutto della volontà di approfittare di un forte ribasso per fare soldi a palate con etf short. La comprimibilità dei mercati non la conosciamo per il momento, ma il solito buon senso mi dice che esistono alcune opportunità ben più interessanti che di semplici titoli di stato decennali al 3% lordo scarso.
Alcune aziende che ho analizzato, di cui non faccio i nomi, ma che potete spulciare sul mio blog, hanno dimostrato di aver smaltito un buon livello di scorte, di essersi allineate con la forza lavoro e soprattutto di rappresentare soggetti indispensabili per la soddisfazione dei bisogni della collettività. Questo lo sò non serve dirlo, specialmente in momenti in cui i mercati guardano al bicchiere mezzo vuoto, ma ripeto: non esistono molte opportunità di investimento e i risparmi lo sappiamo, da qualche parte devono trovare rifugio. Qualcuno mi chiederà dell’oro? In merito a questo ho già parlato e i fatti non sembrano tanto contrariare quello che andavo dicendo. Più sensato al momento, per gli amanti delle commodities, cercare fra gli alimentari, dove in quel caso sembra essersi annidata una bella speculazione ribassista. Chi avesse osservato l’effetto delle ricoperture che hanno interessato il caffè, saprà cosa voglio dire.
Vi prego di intervenire in molti nella sezione commenti, a presto.
Beh, sino a questo momento parrebbe proprio che la speculazione anti € abbia fallito. Bisogna vedere se si tratta di una ritirata momentanea o di una vera e propria resa.<br />Sul fronte investimenti credo ancora sia meglio attendere. Non ho le idee chiare su alcun che, mi pare una situazione molto confusa.
Ancora con questa storia della speculazione al ribasso.<br />La speculazione è stata fatta al rialzo. Dal 2001 al 2007 e dal marzo 2009 a larzo 2010, si è avuto una speculzione basata sulla moneta stampata dalla federal e banca europea. Dal 2001 a al 2007 la bolla si è riempita orientando il denaro stampato nell'immobiliare.<br />Ora ci hanno riprovato e hanno onondato i mercati finanziari.
Nel mio piccolo su questi ribassi continuo ad accumulare , come hai detto tu ci sono azioni che rendono percentualmente un bel soldino , ci sono dei timidi segnali di ripresa e con questa caduta dell'euro credo che ci troveremo delle sorprese positive nella presentazione dei conti semestrali
Resta solo da definire quante posizioni al ribasso e quante al rialzo, così si può interpretare al meglio le ottime considerazioni Andrea. Grazie.<br />Luciano
Ciao Andrea. Stando al post precedente sul completamento ribassista, si può dire che il merrcato usa subirà qualche correzione degna di nota; questo andrà ad influire negativamente anche le ns. borse, per cui troveremo più avanti migliori occasioni sui titoli che hai semx segnalato? Nel frattempo essere più negativi che positivi….(?!?)Buone vacanze. Fausto
La situazione tecnica non è delle migliori. Quella fondamentale non è entusiasmante, ma nemmeno deprimente, nel senso che abbiamo avuto momenti anche ben peggiori. Pensiamo per un attimo al plus di scorte che in passato avevano le società che tutte le volte c'era una recessione si trovavano impreparate. In questo momento il mercato sembra più vedere il bicchiere mezzo vuoto. Personalmente non
Personalmente voglio asprimere i miei complimenti per le sue analisi,io sono un piccolo risparmiatore e debbo dire che il problema di quelli come me, è che, e di questo sono certo, non si riesce mai a beccare il momento giusto per entrare o uscire.<br />Le indicazioni ci vengono fornite sia chiaro non da lei ma dalle nostre banche sempre in ritardo. Ora mi chiedo lo fanno per paura o per farci