Stanco di parlare dei soliti problemi legati al mondo della fantafinanza affronterò saltuariamente la materia finanziaria guardando alle basi sane che hanno portato il capitalismo a prevalere, ieri, oggi e domani, su tutti quei modelli fondati sul controllo o negazione della libertà umana. Personalmente sono un liberista per natura, quando per liberismo intendo poche regole (etiche e sociali) ma rispettate da tutti (Cina e banche comprese) e fatte rispettare.
Definizione del risparmio: è la quota del reddito di un individuo, impresa o istituzione che non viene spesa nel periodo in cui il reddito è percepito, ma è accantonata per essere spesa in un momento futuro in bisogni imprevisti o beni durevoli di vario tipo come macchinari, immobili etc.
Nel settore agricolo il risparmio è quella parte di raccolto che viene accantonata, dopo un’accurata selezione, da destinare alla semina. Immaginiamoci pertanto se il raccolto fosse consumato interamente cosa avremmo l’anno successivo.
Secondo il modello classico, il risparmio riguarderebbe soprattutto la classe più abbiente che destina una buona parte del proprio reddito in beni durevoli (sotto forma di finanziamenti alle imprese) volti a soddisfare la produttività, mentre la restante impiegherebbe l’intero reddito per soddisfare bisogni primari e non. Nel caso che il risparmio venisse speso interamente insieme ai redditi vi sarebbe un aumento di domanda con conseguente azzeramento della produttività futura data l’assenza di investimenti, al contrario se la quota di reddito fosse interamente accantonata avremmo un surplus produttivo in assenza di consumi. E’ quindi attraverso la politica monetaria che si dovrebbe raggiungere il giusto equilibrio tra risparmio e spesa. Si noti come in presenza di tassi zero, il tasso di risparmio sia salito al 4%, segno che i motivi sono da ricercare nella necessità di ripagare i debiti accumulati in passato. Immaginarsi quale sarebbe il tasso di risparmio in presenza di tassi elevati.
Ai giorni nostri la definizione di risparmio sembra non essere del tutto adiacente ai comportamenti della società e al sistema economico che ci circonda. Piuttosto l’economia degli ultimi dieci anni (la cosiddetta finanza creativa) si è basata sulla definizione opposta e cioè sulla spesa di una quota di reddito ancora non percepito al fine di soddisfare in molti casi anche bisogni futili, oltre che a beni durevoli riguardanti in particolare il settore immobiliare. In questo caso più che di beni durevoli parlerei di veicolo sul quale sono affluiti risparmi passati e futuri. I costanti disinvestimenti sul settore immobiliare dovrebbero in qualche modo accelerare il processo di rientro dai debiti.
In genere a risparmiare sono le famiglie, mentre le imprese e le istituzioni presentano quasi sempre un saldo di risparmio negativo in quanto contraggono debiti con i privati attraverso obbligazioni, azioni o aperture di credito con le banche che a sua volta possono impiegare i depositi accantonati nel tempo dai singoli individui. Detto questo è facile pensare che in un futuro più o meno lontano siano proprio le imprese a richiamare una buona parte di risparmio, mentre le istituzioni in particolar modo quelle pubbliche lo stanno facendo già, essendo intervenute nei problemi legati al settore bancario. In un’economia ben equilibrata il tasso di risparmio dovrebbe avere sempre un valore positivo. Negli Stati Uniti, considerato il modello economico sul quale si sono ispirati i maggiori paesi industrializzati, il tasso di risparmio è stato superiore al 5% fino agli inizi degli anni ’90 per poi scendere costantemente e raggiungere un valore negativo tra il 2005 e il 2006. Solo negli ultimi due anni il tasso di risparmio è tornato a risalire per superare nel 2009 la soglia del 4%. Secondo le proiezioni di alcuni esperti il tasso di risparmio dovrebbe salire fino alla soglia dell’8% entro quest’anno, il che significa minori consumi immediati, ma situazione migliore per il futuro. Il fatto è che contestualmente la ricchezza degli americani è scesa sia in termini nominali che di potere di acquisto. Un tasso di risparmio vicino all’8% dovrebbe comunque accelerare, quella riduzione di indebitamento intrapresa ormai da oltre 15 mesi. Non è un caso quindi che l’azzeramento del risparmio delle famiglie americane abbia portato inevitabilmente ad una crisi del sistema finanziario e produttivo.
Esiste poi un altro tipo di risparmio, quello cosiddetto forzoso imposto cioè dalle autorità governative, al fine di soddisfare bisogni futuri certi per la collettività. Pensiamo pertanto alle pensioni di vecchiaia o di invalidità e all’assistenza sanitaria. Su quest’ultimo punto credo che la riforma sanitaria affrontata da Obama sia un elemento stabilizzante in un lontano futuro per gli Stati Uniti. Al fine di prevenire questi bisogni, sono stati introdotti i fondi pensioni, le assicurazioni sugli infortuni e i contributi previdenziali. Su questo tipo di risparmio tuttavia le scelte sul come investire il capitale sono demandate a terzi ad esclusione dei fondi pensioni dei quali possiamo indicare il profilo di rischio, ma questo sarà un altro capitolo.
Secondo il modello classico, il risparmio riguarderebbe soprattutto la classe più abbiente che destina una buona parte del proprio reddito in beni durevoli (sotto forma di finanziamenti alle imprese) volti a soddisfare la produttività, mentre la restante impiegherebbe l’intero reddito per soddisfare bisogni primari e non. Nel caso che il risparmio venisse speso interamente insieme ai redditi vi sarebbe un aumento di domanda con conseguente azzeramento della produttività futura data l’assenza di investimenti, al contrario se la quota di reddito fosse interamente accantonata avremmo un surplus produttivo in assenza di consumi. E’ quindi attraverso la politica monetaria che si dovrebbe raggiungere il giusto equilibrio tra risparmio e spesa. Si noti come in presenza di tassi zero, il tasso di risparmio sia salito al 4%, segno che i motivi sono da ricercare nella necessità di ripagare i debiti accumulati in passato. Immaginarsi quale sarebbe il tasso di risparmio in presenza di tassi elevati.
Ai giorni nostri la definizione di risparmio sembra non essere del tutto adiacente ai comportamenti della società e al sistema economico che ci circonda. Piuttosto l’economia degli ultimi dieci anni (la cosiddetta finanza creativa) si è basata sulla definizione opposta e cioè sulla spesa di una quota di reddito ancora non percepito al fine di soddisfare in molti casi anche bisogni futili, oltre che a beni durevoli riguardanti in particolare il settore immobiliare. In questo caso più che di beni durevoli parlerei di veicolo sul quale sono affluiti risparmi passati e futuri. I costanti disinvestimenti sul settore immobiliare dovrebbero in qualche modo accelerare il processo di rientro dai debiti.
In genere a risparmiare sono le famiglie, mentre le imprese e le istituzioni presentano quasi sempre un saldo di risparmio negativo in quanto contraggono debiti con i privati attraverso obbligazioni, azioni o aperture di credito con le banche che a sua volta possono impiegare i depositi accantonati nel tempo dai singoli individui. Detto questo è facile pensare che in un futuro più o meno lontano siano proprio le imprese a richiamare una buona parte di risparmio, mentre le istituzioni in particolar modo quelle pubbliche lo stanno facendo già, essendo intervenute nei problemi legati al settore bancario. In un’economia ben equilibrata il tasso di risparmio dovrebbe avere sempre un valore positivo. Negli Stati Uniti, considerato il modello economico sul quale si sono ispirati i maggiori paesi industrializzati, il tasso di risparmio è stato superiore al 5% fino agli inizi degli anni ’90 per poi scendere costantemente e raggiungere un valore negativo tra il 2005 e il 2006. Solo negli ultimi due anni il tasso di risparmio è tornato a risalire per superare nel 2009 la soglia del 4%. Secondo le proiezioni di alcuni esperti il tasso di risparmio dovrebbe salire fino alla soglia dell’8% entro quest’anno, il che significa minori consumi immediati, ma situazione migliore per il futuro. Il fatto è che contestualmente la ricchezza degli americani è scesa sia in termini nominali che di potere di acquisto. Un tasso di risparmio vicino all’8% dovrebbe comunque accelerare, quella riduzione di indebitamento intrapresa ormai da oltre 15 mesi. Non è un caso quindi che l’azzeramento del risparmio delle famiglie americane abbia portato inevitabilmente ad una crisi del sistema finanziario e produttivo.
Esiste poi un altro tipo di risparmio, quello cosiddetto forzoso imposto cioè dalle autorità governative, al fine di soddisfare bisogni futuri certi per la collettività. Pensiamo pertanto alle pensioni di vecchiaia o di invalidità e all’assistenza sanitaria. Su quest’ultimo punto credo che la riforma sanitaria affrontata da Obama sia un elemento stabilizzante in un lontano futuro per gli Stati Uniti. Al fine di prevenire questi bisogni, sono stati introdotti i fondi pensioni, le assicurazioni sugli infortuni e i contributi previdenziali. Su questo tipo di risparmio tuttavia le scelte sul come investire il capitale sono demandate a terzi ad esclusione dei fondi pensioni dei quali possiamo indicare il profilo di rischio, ma questo sarà un altro capitolo.