MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Intanto una doverosa analisi sull’indice italiano

Qui a fianco è rappresentato il grafico dell’indice FTSEMIB. Cliccando sul grafico potete ingrandirlo e verificare la puntualità delle fasi cicliche da marzo 2009. A metà gennaio sembra iniziato un trend chiaramente ribassista che ancora deve trovare conferma con la rottura della media a 200 situata a 21500. Altro supporto di minore importanza è posto a 21200. Le linee di Gann, colorate in blu costituiscono supporti dinamici che considero attentamente. La prossima linea è situata poco sotto i 20.000 punti. Quest’oggi prendo in esame l’indice italiano perchè i rispettivi indicatori di direzionalità si stanno mettendo in posizione di allarme, mentre per il resto di quelli europei ci troviamo in una fase più arretrata. In termini di forza comparativa l’indice italiano risulta più debole rispetto allo Stoxx50, al Dax e al Cac. Solo l’indice Ibex spagnolo presenta una debolezza più evidenziata. Il quadro degli indicatori sta convergendo al ribasso se guardiamo Momentum, Macd e Rsi. Anche sul lungo direi che assistiamo ad una perdita di forza del trend in atto da marzo 2009. Pertanto direi che ci sono molti requisiti che fanno pensare ad una svolta in negativo, anche se ovviamente necessitano le dovute conferme, che arriverebbero sotto quota 21400. La resistenza dinamica è per adesso costituita dalla media a 21 giorni passante a 23400. Nei prossimi giorni mi attendo una pausa della fase ribassista, che non ritengo utile per valutare acquisti. Il probabile trend ribassista è in fase di definizione e il richiamo verso le aeree di resistenza è un opzione da non escludere. Del resto anche questa sera ti sbandierano al telegiornale, per l’ennesima volta, che il Fmi ha rivisto al rialzo la crescita del 2010 al solito 1%, mentre Fiat chiederà nuova cassa integrazione allo Stato per stoppare la produzione in alcuni stabilimenti italiani (ho detto italiani non polacchi!!!) per alcune settimane, visto che si attende (anch’io) un calo della domanda di nuove auto, dopo la sbornia degli incentivi del 2009. Quindi amici miei frughiamoci nel portafoglio e aiutiamo il nostro povero Marchionne che anche nel 2010 dovrà rinegoziare 5 mld di debito in scadenza, se ho ben capito. Dell’Italia abbiamo parlato abbastanza e quindi passiamo una volta ogni tanto all’osservazione dei dati americani. Magari se vi ascoltate Celine Dion è anche più commovente.

Intanto volevo ricordare che la Fed ha quasi completato l’acquisto dei titoli Mbs, arrivando al 92% del potenziale totale. Questo la dice lunga sul nervosismo che stanno attraversando al momento le banche, penalizzate oltretutto dalla dichiarazione di guerra di Obama, che domani (e qui mi dico bravo da solo per quanto detto tempestivamente nell’articolo di domenica) dovrebbe presentare un piano in favore della “middle class” e dei lavoratori. I dati che sono usciti in questi giorni sul fronte immobiliare confermano una situazione stagnante, anche se il peggio sembra essere alle spalle. Con questo giudizio non voglio assolutamente dire che è arrivato il momento di lasciare ogni prudenza, ma solo ribadire che non vi sarà una ripresa del mercato in misura tale da rivitalizzare tutto quello che è correlato al mercato delle case. Il dato sulle vendite di case esistenti (grafico a fianco) di ieri, nonostante che gli incentivi siano rimasti in essere, conferma come gli stessi stiano ultimando i loro effetti. Pertanto i valori sono ritornati su livelli poco superiori al picco della crisi. Oggi abbiamo visto come i prezzi delle case in novembre siano scesi del 5,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo significa pertanto che le pressioni di vendita rimangono, anche se in misura decisamente minore, ma che ancora siamo lontani dal prevedere a breve una dinamica positiva dei prezzi. Sul grafico a fianco possiamo vedere come il rallentamento di tale dinamica negativa non sia altro che un semplice allontanamento da una crisi poco sostenibile nel tempo a quei ritmi. Per intenderci, se i prezzi scendesso ad un ritmo costante tra il 15/20% dopo quello che è successo dal 2007 ad oggi, dovremmo addirittura cambiare pianeta. Il fatto che il ritmo di discesa a/a dei prezzi abbia rallentato dopo una massiccia vendita di case esistenti nei mesi precedenti è la conferma che il grosso da smobilizzare da parte delle banche (per rientrare delle loro esposizioni) è stato fatto. Questo non significa che a breve sarà riattivato il rubinetto del credito. Pensate ad esempio al nervosismo di cui vi ho accennato prima. Come abbiamo detto, in questi mesi ci sono stati incentivi fiscali per l’acquisto di case, che hanno spinto molti investitori a rischiare, visto anche i rendimenti dei Titoli di Stato e i prezzi gonfi del mercato azionario. Ebbene se guardiamo l’andamento dei prezzi mensili ci accorgiamo che tali incentivi sono stati utili ad arrestare questa caduta dei prezzi. Pertanto credo che per dare giudizi sul mercato immobiliare occorra attendere almeno i prossimi sei mesi per valutare se ci sarà un’effettiva quanto a mio avviso improbabile risalita costante. Nel terzo grafico a fianco potete vedere la dinamica mensile dei prezzi delle case nelle 10/20 maggiori città. Per chi ama leggere i grafici potrà rendersi conto di quale “bolla” si sia formata tra il 2000 e il 2007. Generalmente quando scoppiano difficilmente riescono a rientrare a brevissimo e per il mercato immobiliare due anni sono l’equivalente di due mesi del mercato azionario. Credo che dopo il consolidamento non ci sia da aspettarci una ripresa. In Giappone, dove addirittura esiste effettivamente un problema di densità di popolazione rilevante, in cui mai si sarebbe pensato ad una crisi immobiliare, la stessa è durata oltre 20 anni. In America abbiamo una densità di popolazione estremamente bassa 31 abitanti per Km2, contro il Giappone che ne ha 330. L’Italia ha 199 abitanti per KM2. Per quest’ultimi esiste un problema edilizio che in qualche modo dovrebbe sostenere i prezzi, ma nonostante ciò si è speculato anche in tal caso. Per gli Stati Uniti dobbiamo invece parlare proprio di bolla scoppiata. Si salvi chi può!!!
NB: le energie spese sono tante se non troppe, visto che per scrivere anche un semplice articolo non bastano due-tre ore. Mi aspettavo una sequenza di commenti su un argomento come quello su Obama, pubblicato domenica, da far salire almeno il tono della discussione e invece il silenzio totale. Ebbene ho deciso di scrivere il prossimo articolo solo dopo aver ricevuto almeno una (dico una) donazione, che tarda ad arrivare . D’altronde ci sono molti blog che Vi si presentano alla velocità della luce e che allo stesso tempo si oscurano per le troppe c…scritte. Contribuire ad un blog significa difenderne la qualità e apprezzarne l’utilità. Se mi accorgessi che quella di borsadocchiaperti fosse scarsa grazie all’indifferenza del lettore allora che ragione ci sarebbe per continuare? Grazie a tutti in particolar modo a chi ha finora contribuito, ai quali dico che non verranno delusi.

3 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    Una domanda forse inutile: perchè i prezzi delle case in Italia, mediamente, non diminuiscono molto, visto l&#39;invenduto e gli sfitti? <br />Luciano

  2. the hawk ha detto:

    A differenza deli Stati Uniti l&#39;Italia è stata in passato un paese dove il risparmio è stato decisamente più alto. Il concetto dell&#39;abitazione è inoltre ben diverso. Questi sono già due elementi che la differenziano. Inoltre i sub-prime nel nostro paese non hanno preso campo come negli Stati Uniti, altro punto quindi. Vi è una maggiore regolamentazione delle aree edificabili, mentre in

  3. the hawk ha detto:

    Volevo dire a coloro che utilizzano Pay Pal di indicare la propria mail altrimenti non possono ricevere aggiornamenti<br />Grazie

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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