MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

In questo post, scritto da Veronica, che ringrazio ancora per il precedente della scorsa settimana sulla Cina, parleremo di arte, una materia che ha molti punti in comune, con le regole da seguire negli investimenti finanziari e che rappresenta per molti versi lo specchio passato, presente e futuro della nostra società. Personalmente ho riflettuto sul cammino storico dell’arte, descritto in questo articolo: le fasi buie, nelle quali le libertà di espressione artistica venivano soppresse dalle regole, accondiscendendo esclusivamente alle richieste del committente, nobiltà e clero per lo più; quelle luminose che hanno dato vita al rinascimento dell’arte. Nel contesto di oggi, dove la globalizzazione fa da padrona, le grandi multinazionali, che muovono le pedine a loro piacimento, spazzando via senza mezzi termini le piccole e medie imprese, per non parlare dell’artiginato, sarebbe troppo facile definire la nostra società buia. In ogni angolo della terra esiste ed esisterà sempre un lumicino pronto ad abbagliare il Mondo. Molti si domandano perchè Internet abbia preso così campo? Perchè la gente si rifugi volentieri nel mondo virtuale? Beh…lascio a voi la risposta.

Il desiderio del bello, il potere seduttivo dell’arte, sono gli elementi scatenanti che spingono i collezionisti, anche i più reticenti, ad avvicinarsi ed acquistare opere. In un’epoca di massima incertezza, dove nessuna forma di investimento è in grado non tanto di accrescere il capitale ma almeno di conservarlo, l’acquisto di un’opera d’arte, può essere uno strumento per salvaguardare il proprio capitale. L’arte è quindi un bene rifugio. Ma come fare a capire se un artista acquisterà valore nel tempo? Se il dipinto che ho intenzione di acquistare sarà un buon investimento?
Facciamo un passo indietro, fino ad arrivare in epoca medievale, quando la figura dell’artista era considerata al pari di quella dei semplici artigiani, comuni lavoratori manuali che riuscivano a realizzare opere di buona qualità della fattura e per la preziosità dei materiali usati. Anche le loro botteghe non si differenziavano da quelle degli artigiani; collocate al livello della strada, ed organizzate nel lavoro secondo una netta suddivisione dei compiti tra il maestro, gli assistenti e gli apprendisti. Ogni bottega aveva una propria specializzazione, tipo quella dei Della Robbia a Firenze, che realizzava esclusivamente terrecotte invetriate policrome. Anche gli artisti, come gli artigiani, per poter esercitare la loro professione dovevano essere iscritti alle diverse gilde, le quali costituivano una garanzia per gli acquirenti, certi di ricevere un’opera realizzata secondo le migliori tecniche artigianali. Così i pittori della Firenze rinascimentale erano iscritti all’Arte dei Medici e degli Speziali, gli scultori appartenevano all’Arte dei maestri di Pietra e Legname , la stessa alla quale vi erano iscritti anche gli architetti, considerati all’epoca al pari di un capocantiere. Essendo sottoposti all’osservanza delle regole imposte dalle gilde, è ovvio che all’artista era negata l’affermazione della propria individualità e veder riconosciuta la libera espressione della creatività.

Fu proprio nell’epoca rinascimentale che iniziarono alcune azioni rivoluzionarie di alcuni maestri , come ad esempio l’architetto Filippo Brunelleschi, atte a dare un riconoscimento anche all’intellettualità, chiedendo che le loro opere fossero valutate in base a criteri diversi da quelli adottati per dei semplici manufatti artigianali. Rivendicare il carattere intellettuale della creazione artistica nel raggiungimento della qualità e nella bellezza.
L’artista è qualcosa di più di un semplice artigiano, è un intellettuale la cui professione si trova allo stesso rango della poesia e delle scienze teoretiche. Ci fu anche un capovolgimento totale dei rapporti tra l’artista e il committente. Tutte le trattative avvenivano tramite la figura del mercante d’arte. Il prezzo delle opere lievitò notevolmente e di conseguenza molti artisti raggiunsero una indiscussa fama ed alcuni una discreta condizione economica, nonché si arrivò al completo affrancamento dalle pratiche artigianali di bottega. Ma sapere se un’opera sarà un buon investimento non è mai facile, nonostante le rassicurazioni ricevute da gallerie d’arte oppure da direttori di musei. Pensiamo un attimo ad un noto artista Van Gogh. Vissuto dal 1853 suicidatosi nel 1890 a soli 37 anni. Una vita breve, fatta di un’adolescenza inquieta, relazioni scandalose, la follia, ricoveri in ospedali, e miseria.

Durante la vita la sua arte fu conosciuta e apprezzata da pochi, non dette origine a scuole, e non ebbe allievi. In vita riuscì a vendere un solo quadro ,mentre il suo clamoroso successo postumo ha fatto raggiungere ai suoi dipinti quotazioni vertiginose. Van Gogh stesso, in una lettera al fratello scrive “ La prassi del commercio dell’arte , che fa salire i prezzi quando l’autore è morto, si è conservata tuttora. I prezzi più alti di cui si sente parlare, che sono stati pagati per lavori di pittori che sono morti, e che in vita non sarebbero stati pagati così tanto, questa è una specie di commercio dei tulipani , nel quale il pittore che vive ha più svantaggi che vantaggi”. Il fratello invece lo sosteneva, ritenendo che gli sforzi di Vincent non sarebbero stati vani, lo riconosceva come pittore d’avanguardia , ed aveva piena fiducia che in futuro sarebbe stato compreso dalla gente. Il difficile era stabilire quando. Pensiamo solo un momento se ci fosse stato all’epoca qualcuno così perspicace e coraggioso da investire in uno dei suoi quadri. Sarebbe stato molto più di ciò che ai giorni nostri si possa definire investimento sicuro (cioè una rendita almeno del 10/15% annuo).
Ci sono comunque delle valutazioni da considerare al momento di fare un investimento d’arte, non attenendosi solamente ai gusti ed alle tendenze del mercato. Basarsi su ciò che può essere considerata una concretezza e una svolta , ovvero la nascita di una corrente artistica, e quindi valutarne il rinnovamento e la rivoluzione non solo dell’autore o del quadro ma di tutta la sua corrente di appartenenza. Diciamo che la corrente artistica porta fama all’artista e di conseguenza le opere da lui realizzate avranno un riscontro economico maggiore. L’arte contemporanea è un settore dove più difficili sono le valutazioni oggettive, in quanto non ha né la stessa valenza, né la stessa potenzialità d’investimento. Ci sono le opere di quegli artisti che iniziano a costare più del loro valore. Sia per un fattore di moda, vuoi per alcune propagande di galleristi che gonfiano il valore di un artista. In genere questa bolla, tende a sgonfiarsi e quindi si perde valore. Se invece ci dirigiamo all’acquisto di un’opera di un artista ormai consolidato, le cui opere hanno già raggiunto il loro massimo valore, non potremo considerarlo un investimento per accrescere il capitale, ma bensì il lasciapassare per entrare a far parte di una certa élite .

Il vero investimento, dovrebbe essere concentrato su opere di artisti giovani, le cui quotazioni riescono ad essere un 20% in più nel breve termine, anche in un anno. Certamente l’investimento su un artista troppo giovane, è rischioso, perché magari, decide di fermarsi, di smettere di fare l’artista e quindi è d’obbligo documentarsi bene, prima di procedere all’acquisto di un’ opera che poi non si rivaluterà. In ogni caso c’è da sottolineare che non si acquista mai ed esclusivamente un’opera d’arte, solo per investimento, o assecondando i dettami del mercato, bensì secondo il gusto personale, creato dopo studi, secondo la propria sensibilità. Il piacere di possedere qualcosa che è bello, che provoca piacere nel guardarlo, sensazioni ed emozioni sempre nuove e diverse, questo è ciò che va oltre all’investimento.
Categories: arte

3 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    ciao Veronica,ho letto il tuo articolo sinceramente molto interessante.condivido la tua opinione riguardo all'arte contemporanea troppo rischiosa riguardo eventuali investimenti.ti devo dire che non l'apprezzo molto nonostante i miei sforzi.penso che nell'opera d'arte il progetto sia la parte fondamentale,non basta solo un concetto e poche linee ,ci vuole l'anima e il

  2. Anonymous ha detto:

    Gentile Veronica,sono d'accordo con te, sono reduce da una visita odierna ad una mostra a villa Manin vicino a Udine "da Courot a Manet" con vari grandi artisti. Capisco che l'artista cerchi sempre strade nuove, ma la maggior parte dell'arte contemporanera ( e ne ho vista parecchia)è spesso incomprensibile e campata in aria, priva di un idea di spessore, solo voglia di

  3. zio tom ha detto:

    tutta l'arte e' bella , non e' il prezzo che fa' l'opera ma l'anima dell'artista che ci viene trasmessa e ci attrae, a me piace tutto devo darmi una calmata la mia dimora sta' diventanto un museo ,basta negozi e mercatini per tre mesi.Ci riusciro? Grazie Veronica,post che soddisfa ci vuole un po' di cultura.

  • Nassim Taleb

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