MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Nel grafico a fianco è riportata la composizione degli asset della Federal Reserve. Il totale ammonta a circa 2200 mld di dollari, contro i 900 del settembre 2008. Come possiamo vedere l’esposizione della Fed nei confronti del sistema finanziario è più che raddoppiata dall’ottobre del 2008, cioè dopo il fallimento Lehman, che provocò un blocco totale sul mercato interbancario. Così nel solo mese di ottobre la Fed divenne la principale controparte di finanziamento delle banche, come è ben evidenziato dall’area di colore blu. Con la decisione, presa successivamente, di riacquistare per un totale di circa 1200 mld, le famose obbligazioni rappresentative di mutui ipotecari (MBS) emessi e garantite da Fannie Mae e Freddie Mac, all’area blu (prestiti interbancari di breve termine) si sono sostituiti proprio gli MBS (area arancio) che le banche avevano in garanzia, ma il cui valore di mercato era precipitato. Pertanto, il livello di intervento della Fed nei confronti del mercato è rimasto quindi inalterato rispetto all’ottobre 2008, ma rivoluzionato totalmente da un punto di vista qualitativo. Le banche a sua volta, cedendo gli MBS in portafoglio hanno sostituito gli stessi con Titoli di Stato. Questi oltretutto come è ben evidente nell’area verde del grafico sono stati ben acquistati anche dalla Fed stessa, visto che Cina e soprattutto Giappone sembrano aver allentato la domanda di bond Usa se non addirittura preso la strada inversa. Fino a quando sarà sostenibile questa esposizione della Fed? Quanto sarà credibile la sua politica monetaria visto il conflitto di interessi? Due cose stanno a cuore alla Fed in questo momento: tassi bassi e ripresa del mercato immobiliare al fine di poter rimettere sul mercato gli MBS. Nonostante questi massicci interventi il sistema creditizio rimane a dir poco debole. Le famose obbligazioni rappresentative di mutui dovrebbero (parlo ovviamente al condizionale) ammontare a circa 5000 mld di dollari, mentre la Fed è intervenuta solo per un 30% scarso, il resto quindi circola liberamente nel sistema bancario, dimostrando il fatto che i problemi non sono affatto finiti e che anzi potrebbero riaffiorare, qualora il mercato immobiliare o la propensione al rischio diminuissero dai livelli attuali. Per il momento questa operazione della Fed ha permesso una diminuzione dei tassi sui mutui e quindi un primo passo in favore di una stabilizzazione del mercato immobiliare è stato fatto. Molte problematiche, riguardanti i famosi mutui ARMs che si faranno sentire dal prossimo anno, sembrano in qualche modo assorbiti dal bilancio Fed, la quale ha previsto un paio di anni di vacche magre. Quello che desta maggior preoccupazione a mio parere è invece il potenziale di intervento che la Fed avrà, qualora la crisi finanziaria faccia per un attimo “capolino”. Non potendo intervenire sulla vendita di titoli di stato o di MBS inevitabilmente sarebbe costretta ad ampliare la sua esposizione (già elevata) nei confronti del sistema finanziario, eppoi alla fine chi pagherebbe? Da qui nasce l’importanza nei prossimi mesi di dover assistere ad un miglioramento del mercato del lavoro. Su questo punto sono piuttosto ottimista sul breve, osservando la dinamica dei sussidi settimanali che giungono da due mesi a questa parte, ma non mi attendo certamente miracoli sia nel medio che nel lungo. Forse possiamo capire in ogni caso quanto stia a cuore al sistema finanziario infondere ottimismo e trascurare la dura realtà dei fatti. Questa ovviamente va ricercata nel potenziale della domanda interna. Siamo ormai entrati in un’era di bassi consumi a causa dell’elevato debito privato e adesso anche pubblico. I famosi MBS se ad oggi gli togliessimo dal grafico, potremmo affermare che l’equilibrio bancario è ritornato quello di una volta. Il fatto, è che purtroppo ci sono e in qualche modo andranno onorati. La Fed intanto ha preso tempo ed è già qualcosa, in attesa di qualche miracolo economico. Ritornando alla rappresentazione del grafico possiamo affermare che una curva tale è iperinflattiva e su questo non ci sono dubbi. L’immissione di nuova moneta tuttavia è stata destinata all’acquisto di obbligazioni MBS, mentre parallelamente le banche hanno impiegato il ricavato sul sistema finanziario, in particolare in titoli di stato. Una cosa certa è che l’area arancio del grafico sarà destinata a sparire col tempo man mano che i titoli si avvicineranno alla scadenza (rimborso totale o parziale). Ovviamente la Fed dovrà essere brava a distruggere tale liquidità, onde evitare che la stessa ritorni in circolazione. Come dicevo prima il sistema bancario al momento è fra i maggiori compratori di Titoli di Stato. Qualora il credito riprendesse, come tutte le figure autorevoli si auspicano, l’inflazione sarebbe assicurata, mentre i tassi ritornerebbero a salire con gravi conseguenze sul sistema. Che la restrizione del credito sia in buona parte pilotata e voluta, da chi ufficialmente si schiera a favore del popolo?
Categories: Scenari

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