Venerdì mattina ho esordito così: buongiorno di cuore a tutti e grazie per seguire il mio blog. Di cosa vogliamo parlare oggi? Dell’ISM service sceso a 48,70 contro 51,5 atteso e che rappresenta il 90% delle attività Usa? Delle vendite al dettaglio del black friday scese del 25% rispetto al già penoso 2008? Oppure dell’attacco a Bernanke al Congresso? Ci sarebbe anche da considerare la notizia positiva di BofA che restituisce i 45 mld prestati grazie al piano di salvataggio. In questo caso però dovrei dilungarmi troppo sugli aspetti collaterali, in particolare sul fatto che Citicorp è a questo punto la pecora nera, in quanto risulta l’unica a non aver restituito quanto ottenuto in prestito dal Governo (correggetemi se sbaglio). Direi comunque che i fari per oggi sono tutti puntati sul dato occupazionale americano. I dati sulla disoccupazione così sembrano aver sorpreso la maggioranza degli analisti. Il tasso sulla disoccupazione è infatti sceso dal 10,20 al 10 (le attese erano anche al 10,30), mentre la perdita dei posti di lavoro è stata di soli 11.000 unità contro 125.000 attesi. Inoltre il dato del mese precedente è stato rivisto positivamente. Finiti quindi tutti i problemi economici del mondo? L’altro giorno ho sottoposto il grafico dei sussidi settimanali, che già da un paio di mesi era sceso dal picco massimo di 650 mila unità per attestarsi tra 430 e 450 mila unità. Nel grafico invece che vi sottopongo oggi, potrete vedere indicato con la linea blu (meglio cliccando), come questo ribasso del tasso di disoccupazione sia il primo da quando la recessione è iniziata. Questa impennata durata ben 23 mesi è il frutto di una perdita di 7,20 milioni di posti di lavoro di cui 4,8 solo nel corrente anno. In considerazione della dinamica dei sussidi settimanali degli ultimi due mesi era in qualche modo prevedibile che il tasso di disoccupazione (da non confondere con la perdita dei posti di lavoro) accusasse delle battute d’arresto. Difficile invece dimostrare che questo segnale sia il primo di una lunga serie. I sussidi settimanali si trovano ancora sopra il livello delle 400 mila unità e una situazione tale non è destinata a creare nuovi posti di lavoro. Pertanto nei prossimi mesi, causa un ciclo economico di bassi consumi e investimenti, accompagnati da una spesa pubblica in diminuzione, causa un deficit sempre più elevato, mi attendo una ripresa del tasso di disoccupazione che andrà a raggiungere o quanto meno sfiorare (per non dire superarlo) il massimo toccato tra 10,50 e 10,70 degli anni ’80. La rilevazione dei dati sulla disoccupazione è soggetta a revisione futura in quanto è fatta su un campione piuttosto ristretto che ovviamente non rispetta alla perfezione la situazione del momento. Non dobbiamo inoltre trascurare la provenienza delle assunzioni del mese di Novembre. Queste, oltre a comprendere i lavoratori a tempo determinato in occasione del periodo natalizio, hanno riguardato il settore governativo e in particolare della sanità, che sono poco legati con una crescita economica naturale. Infatti, se andiamo a vedere, alcuni dati importanti usciti in settimana, come l’Ism service, sceso sotto il livello di 50 e le vendite del black friday risultate inferiori del 25% rispetto al 2008, ci possiamo rendere conto di quanto grave sia ancora il potenziale dei consumatori americani, penalizzati da un livello di indebitamento privato che non può essere cancellato in pochi mesi. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che l’aumento del deficit statale non potrà salire all’infinito. La predisposizione dei mercati tuttavia, continua a vedere più il bicchiere mezzo pieno, piuttosto che curarsi di una realtà non proprio così fluida. Anche in questo fine settimana il numero delle banche fallite (ben sei, fra cui una grossotta) è salito a 130, tanto per parlare di altri problemi che vagheggiano nel mondo dell’alta finanza, mentre BofA resistuisce 45 mld al governo chiedendone subito 20 al mercato e magari gli altri 25 se li finanzia sull’interbancario grazie alla maggior patrimonializzazione. Pensavo francamente che quei 45 mld fossero interamente il frutto di una maggiore liquidabilità degli asset in portafoglio. Invece qui si completa il disegno di Bernanke e C. ossia, far salire i mercati o sostenerli, in presenza di rendimenti da miseria, al fine di invogliare le masse a sottoscrivere capitale di rischio. Guardando ai rendimenti delle corporate, ad esempio, ho visto che siamo arrivati alla follia della predisposizione al rischio. In molti casi su titoli a 7 o 10 troviamo delle differenze infinitesimali tra Bund e titoli ad A-. Tutto questo viene amplificato all’enesima potenza dalle operazioni di carry trade sul Dollaro. Nella giornata di venerdì si spiega così il rientro del Dow Jones dai livelli massimi nonostante i dati sulla disoccupazione. I segnali di acquisto sul Dollaro hanno innescato la chiusura di alcune posizioni in carry trade penalizzando equity e in particolare materie prime. Troppo presto per vedere dove continuerà a soffiare il vento. Se da un lato i mercati azionari sembrano predisposti per un nuovo attacco sulle resistenza di breve, dall’altro ci sono sintomi di miglioramento Dollaro, che si confermerebbero sotto 1,48.
Operativamente, dunque, al superamento di 2930 di stoxx meglio chiudere,precauzionalmente, o ridurre le posizioni al ribasso? Chiaro, sempre per quel che si può "pronosticare"… Grazie. Francesco
La rottura confermata di quel livello rappresenterebbe un primo segnale di uscita dal diamante disegnato in un mio post che darebbe un obiettivo di 3180 massimo. Vedremo domani il comportamento dei mercati. Venerdì c'è stato un primo segnale di chiusura delle posizioni di carry trade che ha penalizzato gli asset, in particolare l'oro e materie prime. Leggo in queste ore una situazione